La malattia mitocondriale si trasmette attraverso l’ovocita della madre; l’idea degli scienziati è quindi quella di inserire il Dna della madre all’interno dell’ovocita di una donatrice con mitocondrio sano, aggiungendo poi ad esso anche il Dna del padre. Oppure potrebbero creare un embrione con il Dna di entrambi i genitori e poi togliere da esso il nucleo e inserirlo nell’embrione della donatrice sana. Il bambino sarebbe quasi del tutto il risultato dei due genitori perché la maggior parte del Dna proviene da loro. Avrà soltanto lo 0,1% del Dna della donatrice di mitocondrio. Le caratteristiche dell’individuo derivanti dai geni dei due genitori non verranno compromesse perché si tratta di Dna mitocondriale e non nucleare.
La legge è stata già approvata con una larga maggioranza dalla Camera dei Comuni. Ora bisognerà però attendere che passi anche alla Camera dei Lords per poter diventare un’applicazione pratica.
La questione ha però sollevato numerose critiche e polemiche etiche perché c’è chi teme che in questo modo si possa incominciare a “disegnare i bambini”, utilizzando un domani la stessa tecnica anche per modificare l’aspetto fisico o l’intelligenza del nascituro. La Chiesa cattolica e anglicana inglese considera la pratica poco sicura e poco etica perché verranno distrutti degli embrioni. Per la tecnica bisognerebbe infatti distruggere almeno due embrioni per crearne un terzo sano. La conservatrice Fiona Bruce chiede se “sia giusto sacrificare due vite umane per averne una terza”.
E qui si riapre anche il controverso e costante dibattito sul riconoscimento dell’embrione quale essere umano, presenza di vita, o mero insieme di cellule. Quando deve considerarsi l’inizio della vita? L’embrione è già vita?
E’indubbio che tutto ciò possa spaventare e far sorgere leciti dubbi. Certo non per tutte quelle famiglie che invece vedono nella tecnica una speranza, un incredibile opportunità di poter mettere al mondo un bambino sano. In fondo, la scienza, la medicina, la ricerca servono a questo.