Incassata dal Tribunale di Milano la dichiarazione di insolvenza e l’attestazione che il gruppo è gravato da debiti per 3 miliardi di euro, l’amministrazione straordinaria dell’Ilva si prepara a ricevere dalla Cassa depositi e prestiti un prestito da 200 milioni garantito dallo Stato. L’indiscrezione, secondo l’agenzia Ansa, è uscita dal vertice di oggi a Palazzo Chigi, a cui hanno partecipato il premier Matteo Renzi, il suo consigliere Andrea Guerra, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, i commissari straordinari del siderurgico e i vertici di Cdp Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini. Quanto alle possibili obiezioni che Bruxelles potrebbe sollevare nei confronti dell’operazione, che si configura come un aiuto di Stato, il governo secondo quanto riferisce la fonte conta di superare l’esame sostenendo che il finanziamento verrà utilizzato “per investimenti caratterizzati da forte innovazione“.

In sostanza, in attesa del via libera delle commissioni Industria e Ambiente del Senato al decreto ad hoc varato il 24 dicembre e della costituzione, probabilmente con Cdp e la sua holding Fondo strategico italiano, della “Società di servizio per la patrimonializzazione e la ristrutturazione delle imprese italiane” prevista dal decreto Investment compact, l’esecutivo interverrà con un nuovo prestito ponte dopo quello accordato a Ilva dalle banche lo scorso autunno. Una boccata di ossigeno indispensabile per un gruppo che ha ormai le casse vuote e non paga indotto e trasportatori, che per questo motivo stanno mettendo in atto continue proteste e anche oggi hanno bloccato con un corteo di tir la statale Taranto-Bari. In contemporanea anche dalle banche arriva la disponibilità di ulteriori linee di credito: Intesa Sanpaolo ha deciso di riaprire i fidi per un ammontare di 200 milioni di euro. Così il siderurgico dovrebbe essere in grado di pagare gli stipendi e i fornitori, che attendono però un emendamento ad hoc del governo al decreto – calendarizzato per l’aula della Camera a partire da lunedì 16 febbraio – in cui si specifichi che nonostante lo stato di insolvenza i loro crediti saranno salvaguardati.

“Se l’indiscrezione sul prestito di Cdp sarà confermata, l’Ilva avrà ossigeno per sopravvivere, ma manca ancora una prospettiva chiara a medio termine che può venire solo dalla definizione del soggetto che avrà responsabilità della gestione industriale e commerciale”, ha commentato il presidente della commissione industria del senato Massimo Mucchetti, soddisfatto anche per la decisione di Intesa di “ridare fiducia” al siderurgico. “L’importante”, ha aggiunto, “è indicare a lavoratori, fornitori e banche un cronoprogramma che possa tranquillizzare tutti”.

Ma è evidente che il problema delle risorse non può essere risolto con soluzioni ponte. Ed è proprio questo, come emerso a più riprese dalla discussione in Commissione, il punto debole dei provvedimenti messi in campo finora dal governo: i soldi che dovrebbero essere utilizzati per bonifiche, risanamento e rilancio sono “virtuali”. Lo sa bene lo stesso Mucchetti, che non per niente la scorsa settimana ha depositato un emendamento in base al quale l’amministrazione straordinaria sarebbe autorizzata a emettere obbligazioni a garanzia dei fondi sequestrati alla famiglia Riva consentendone così il trasferimento da parte di Ubs, presso cui il denaro è custodito, nelle casse del gruppo. Un espediente che dovrebbe aggirare le perplessità dei giudici di Zurigo, orientati a non consentire l’operazione prima che il processo ai Riva sia arrivato a sentenza definitiva.

 

 

 

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