“Siamo mortificati”. Ha detto così, e giustamente, un ragazzo di 32 anni che l’altra sera affollava la piazza di Agrigento in rivolta contro l’ultimo e più raccapricciante dettaglio di cosa sia la malapolitica.

Per merito di Ballarò, il programma di Rai3, abbiamo saputo che nella città consegnata oramai all’indifferenza, sepolta sotto una coltre di debiti e di vergogne, i consiglieri comunali avevano fatto come quei ladruncoli che scippano la borsetta alle vecchiette e poi scuotono il povero portafogli per arraffare fino all’ultimo centesimo di euro.

Questi ambasciatori del bene comune hanno intascato circa 300mila euro in un solo anno raccogliendo gettoni di presenza a titolo di indennità di mandato. Come? Allestendo commissioni e riunioni, che saranno state sedute spiritiche, per 1.133 volte. L’esecuzione apparente (i magistrati stanno indagando) di una truffa collettiva, aggravata dal fatto che Agrigento è una città morta, svuotata da ogni idea di bene comune. Un esempio tangibile, perfetto nella sua dimensione, di come le parole di Matteo Renzi di “cambiare verso” possano suonare bugiardissime.
Il reuccio della città, da mesi commissariata, si chiama Marco Zambuto ed è divenuto un fervente renziano dopo aver assaggiato ogni pietanza politica. Quel che conta adesso è che Agrigento si sia rivoltata e finalmente abbia reagito. Ma soprattutto conta quella parola, “mortificazione”, comparsa di bocca all’ultimo degli intervistati da Ballarò.

Un ragazzo di 32 anni che lotta e vive per la sua città, il proprio futuro, la propria vita. Non ha impugnato forconi, come non lo hanno fatto i tanti che sono scesi in strada, anzi ha chiesto scusa per dover testimoniare la cattiva coscienza dei suoi concittadini che hanno agevolato il furto, tributando per anni una messe di voti a chi fa della politica un affare. Il sindaco Zambuto, testimone del trasformismo e della cattiva amministrazione, non è giunto in municipio con un golpe ma grazie a 65mila voti. Un tributo consapevole e popolare al familismo e alle clientele. La novità clamorosa e bellissima, una novità assoluta per il Sud, è che la protesta finalmente non ha taciuto le mani in tasca di tanti che ieri invece di indignarsi osservavano, invece di contrastare assecondavano. Non c’è malapolitica senza collusione sociale, non possono esistere vizi pubblici e virtù private. “Siamo mortificati”, ha detto infine lui. Applausi.

Il Fatto Quotidiano, 5 febbraio 2014

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