Ancora tu. Ma non dovevamo vederci più? A settembre, quando in occasione dei festeggiamenti dei 20 anni del Mei (il Meeting delle Etichette Indipendenti), la più importante manifestazione dedicata alla scena musicale indipendente italiana, il patron Giordano Sangiorgi dichiarò: “Riteniamo si sia chiuso un ciclo e che sia necessaria una nuova iniziativa più aperta al mondo. È necessario chiudere questa fase perché ci siamo resi conto che la frammentazione in tante iniziative che c’è in Italia non aiuta a far crescere il pubblico per la musica indipendente”, furono in molti a pensare che quella del Mei fosse un’esperienza ormai da considerarsi chiusa. E tra questi, molto probabilmente, più di qualcuno se l’augurava. Perché quella del Mei è anche una storia fatta di tradimenti, invidie, gelosie. Altri immaginarono chissà quale altra trovata avrebbe tirato fuori Sangiorgi, ben sapendo che le risorse da destinare alla cultura, in Italia, sono sempre più esigue.
Nella categoria Pimi, il cantautore romano Riccardo Senigallia si è aggiudicato il titolo di miglior disco del 2014, con l’album Per Tutti mentre il miglior disco d’esordio è Fate dei Soviet Soviet, trio pesarese dedito al recupero creativo di suoni e atmosfere del post-punk anni 80. La migliore autoproduzione, invece, è l’album In primavera dei Foxhound, giovane band torinese che già da anni si impegna con entusiasmo e professionalità per affermare quanto più possibile il suo progetto rock.
Nella categoria Pivi, invece, a trionfare sono i videoclip dei Marta sui Tubi con Franco Battiato, degli Zen Circus, di Salmo, Paolo Benvegnù, Mannarino, Fast Animals And Slow Kids e i Be Forest.
Durante i tre giorni, oltre all’assegnazione dei premi, si potrà assistere ai concerti dei migliori nomi della scena indie italiana, proiezioni di videoclip, incontri, presentazioni, anteprime assolute e una giornata dedicata agli Stati Generali della Musica in collaborazione con diverse realtà nazionali e romane.
È un’iniziativa che va supportata, quella del Mei, perché unisce le poche forze di un settore in crisi tremenda, incitando soprattutto i giovani a sperimentare, a creare, a esprimere la propria arte, evitando che si dichiarino tra loro, in osservanza al principio del divide et impera, sterili e puerili guerre tra (poveri) artisti. E perché crea una bella sinergia tra gli addetti ai lavori, giornalisti, critici, esperti del settore, in osservanza al principio che la cultura deve essere il centro per lo sviluppo del territorio. E del paese.