I fondi d'investimento: "Questa decisione costituisce un messaggio molto forte per i mercati: il governo è seriamente interessato al tema dell'attrazione degli investimenti internazionali e della salvaguardia dei migliori standard di governo societario"
“Il Governo non intende proporre ovvero dare parere favorevole a proposte di proroga del suddetto periodo, considerando il periodo transitorio concluso e ritenendo necessario preservare la certezza delle regole, elemento imprescindibile per la fiducia degli investitori“. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha così messo definitivamente una pietra sopra all’ipotesi di una proroga della scorciatoia già concessa agli azionisti storici delle società quotate per introdurre una maggiorazione dei propri diritti di voto. Ai cosiddetti salotti buoni, infatti, per i sei mesi scaduti a fine gennaio era stato possibile raddoppiare il loro peso con il via libera della sola maggioranza semplice dell’assemblea e non con quella qualificata dei due terzi dei presenti. A ridosso della scadenza del termine, poi, in Commissione finanze della Camera era stata messa a verbale la raccomandazione, alle commissioni competenti, di proporre un rinnovo dell’eccezione a tutto il 2015 nell’ambito dei lavori parlamentari sul Milleproroghe.
La garanzia di Padoan sul fatto l’invito non avrà seguito, è arrivata dopo l’inedita iniziativa di 125 rappresentanti del mondo accademico, giornalisti e consiglieri di amministrazione indipendenti di oltre 20 società italiane quotate, di 20 investitori istituzionali internazionali che complessivamente gestiscono asset per oltre 8.800 miliardi di dollari e di 9 società di consulenza specializzate in diritti di voto e governo societario. Tutti d’accordo nel sottoscrivere una lettera-appello indirizzata a presidente del Consiglio, ministro dell’Economia, governatore della Banca d’Italia, presidente della Consob e presidenti delle commissioni di Camera e Senato che avrebbero avuto voce in capitolo sulla norma sul voto maggiorato. Oggetto della missiva, un invito a governo e Parlamento “a non procedere all’estensione temporale del quorum agevolato per l’introduzione del voto maggiorato, tenendo fede così al proprio impegno di assicurare l’equo trattamento per tutti gli investitori. Ciò aiuterebbe a incoraggiare il flusso di investimenti nel mercato azionario italiano e faciliterebbe l’accesso delle società italiane a fonti di finanziamento alternative ai prestiti bancari. La credibilità e l’attrattività del mercato azionario italiano dipendono da un chiaro e lineare impegno a tutelare l’equo trattamento degli investitori di minoranza, in piena coerenza con il diritto societario italiano” (LEGGI QUI L’ELENCO DEI FIRMATARI E IL TESTO COMPLETO DELLA LETTERA).
La risposta di Padoan è arrivata nel giro di tre giorni. “Gentili Signori, in merito alle preoccupazione espresse nella vostra missiva, relative al dibattito pubblico sulla nuova disciplina del voto plurimo e voto maggiorato, ritengo opportuno fornire alcuni chiarimenti”, scrive il ministro in una lettera pubblicata sul sito del Tesoro. Il documento ripercorre la genesi della normativa concepita nell’ambito di una serie di “disposizioni per rilanciare la crescita, tra cui misure per incentivare l’accesso al mercato dei capitali da parte delle imprese, soprattutto delle PMI”. Quindi l’eccezione che “il Parlamento ha introdotto nel Decreto Competitività” e che “consentiva alle società con azioni quotate, per un periodo di tempo limitato esclusivamente alla prima applicazione della nuova disciplina, di adottare le modifiche statutarie per l’introduzione delle azioni a voto maggiorato con un quorum deliberativo inferiore a quello previsto dal codice civile per l’assemblea straordinaria”. Un’eccezione che, garantisce ora il ministro, non sarà rinnovata.
“Sosteniamo il principio base ‘un’azione un voto’ e quindi apprezziamo molto la sensibilità del governo rispetto alle preoccupazioni espresse da un grande numero di parti che includono accademici, avvocati, giornalisti, investitori istituzionali e consulenti”, ha commentato a nome del gruppo di investitori che hanno firmato l’appello Sacha Sadan di Legal & General Investment Management, un fondo londinese che gestisce asset per 609 miliardi di dollari. “Questa decisione costituisce un messaggio molto forte per i mercati: l’esecutivo è seriamente interessato al tema dell’attrazione degli investimenti internazionali e della salvaguardia dei migliori standard di governo societario, in linea con le best practice mondiali – ha aggiunto – Questo epilogo ha inoltre rafforzato la convinzione che gli investitori possano lavorare con efficacia con gli amministratori delle aziende e i politici italiani per proteggere il valore di lungo termine delle imprese, a beneficio sia degli azionisti che dell’economia italiana in senso più ampio”.