A distanza di un mese dal cedimento del tratto "Scorciavacche" sulla statale 121, ne crolla un altro, distante 150 metri. Renzi a gennaio aveva fatto sapere che sarebbero subito stati trovati i colpevoli, ma nel frattempo non è successo nulla e in Senato il Pd ha avviato una commissione d'inchiesta sull'Anas
È crollato in un secondo punto l’ormai famoso viadotto Scorciavacche 2 sulla statale 121 Catanese che collega Palermo con Agrigento. Il nuovo gravissimo difetto di costruzione è stato scoperto lunedì 2 febbraio, a distanza di un mese dal primo e in un tratto distante circa 150 metri. Secondo un’autorevole fonte Anas che vuole conservare l’anonimato questa volta si tratta di “un ulteriore anomalo cedimento del piano viabile in corrispondenza del rilevato retrostante la spalla del viadotto”.
Il “rilevato” è il manufatto di terra su cui vengono poggiate le campate e nel caso dello Scorciavacche è stato ampliato nella fase di ricostruzione dell’opera la cui lunghezza è stata invece fortemente ridotta da 585 metri a 175. I costruttori sono le coop Cmc e Ccc e la catanese Tecnis. Il viadotto in questione era già diventato famoso perché inaugurato poco prima di Natale dal presidente Anas Pietro Ciucci con tre mesi di anticipo sulla data fissata per la consegna dei lavori. E chiuso una settimana dopo in quanto impraticabile a causa dello sprofondamento della strada di oltre un metro.
In seguito al primo crollo, il premier Matteo Renzi aveva voluto far sapere che il disastro non sarebbe finito a tarallucci e vino, senza responsabili, pretendendo che fossero individuati al più presto i colpevoli. Non è andata affatto a finire così. Uscita la notizia sui giornali, il presidente dell’Anas ha spostato il responsabile (Rup) dell’opera, inviandolo però a svolgere in Umbria lo stesso lavoro che faceva in Sicilia. Al suo posto ha pensato di inviare un altro tecnico, un certo Sergio Serafino Lagrotteria, salvo poi annullare immediatamente l’ordine di servizio dopo che Il Fatto aveva scoperto che il risanatore prescelto era un dirigente condannato in primo grado nel 2010 dal Tribunale di Padova a 3 anni e 3 mesi per una storia di mazzette. Condanna poi annullata poco più di un anno dopo, non perché il reato non fosse stato commesso, ma solo per effetto di una prescrizione.
A quel punto Lagrotteria era stato dirottato nella segreteria del condirettore Anas, Alfredo Bajo, e successivamente nella sezione che si occupa di nuove tecnologie. Nel frattempo Il Fatto ha scoperto che l’alta sorveglianza sul viadotto crollato era stata affidata dall’Anas a una professionista, Maria Coppola, finita appena tre anni prima al centro di una brutta storia di appalti e mafia per la costruzione della strada di Caltagirone. Mentre l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha accusato l’Anas di “non aver vigilato sul rispetto dei contratti e delle clausole previste” lasciando che lievitassero i costi per la realizzazione di un’altra importante opera siciliana, il raddoppio della statale 640 tra Agrigento e Caltanissetta.
Mentre venivano alla luce questi fatti gravissimi, si è dimessa dal consiglio di amministrazione Anas Maria Cannata, rappresentante del ministero del Tesoro. In Parlamento il senatore Pd Marco Filippi, appoggiato dal capogruppo del suo partito, Luigi Zanda, ha avviato una commissione d’inchiesta sull’Anas a cui hanno aderito 92 senatori di tutti gli schieramenti politici.
da il Fatto Quotidiano del 5 febbraio 2015