Molto spesso leggo su Facebook articoli di cronaca che riportano ricostruzioni sommarie su crimini posti in evidenza per effetto di una denuncia o un interesse giornalistico circa lo svolgimento delle indagini. Ogni media, d’altronde, è pronto a mettere il mostro in prima pagina anche se quel particolare mostro, o quella mostressa, non sono stati ancora condannati con sentenza definitiva.
Basta che si scriva che tizio o caia hanno commesso quel tal delitto e subito il mondo è pronto con i forconi in mano a legare una corda all’albero che servirà per una pubblica impiccagione. E’ come se ci si servisse di queste notizie per anestetizzare persone altrimenti destinate a dover occuparsi dei problemi economici che hanno, delle decisioni sbagliate di un governo o delle cattive condizioni in cui versa il paese.
Non parlo della notizia relativa un omicidio o crimini efferati, violenti, pur se con vittime sopravvissute, per i quali comunque c’è una dimostrazione tangibile di quel che è accaduto. Parlo di notizie che riportano accuse ancora non dimostrabili. C’è la denuncia della donna che indica lui come un maltrattante o quella che individua lei come una cospiratrice ai danni di qualcuno. E subito la folla, galvanizzata, si sente in diritto di puntare il dito contro questo o quella e di riportare statistiche che comprendono trafiletti presi un po’ qui e un po’ là dove l’accusa in sé diventa già sentenza definitiva e dunque si dà per accertata la conclusione di un processo.
Serve prudenza quando si sommano le tante notizie che parlano di violenza, stalking, maltrattamenti, stupri, percosse, aggressioni, a prescindere da chi è accusato di tutto ciò. Se donna o uomo, la questione non cambia. L’accusa basta a dichiarare colpevole una persona? Non c’è presunzione di innocenza? Non è più prudente attendere il risultato di inchieste e processi? O bastano gli annunci sui media per rimpolpare le statistiche di crimini per i quali si dà per scontato dove sia il/la colpevole?
Da quel che si legge, dunque, nulla è ancora concluso. Nulla può essere dato per scontato. La donna può essersi medicata e truccata per andare alla festa o anche no. Lui può averla picchiata e lasciata lì a curarsi i lividi o anche no. La battaglia legale è in corso e fino alla sua conclusione, a meno che non vogliamo sostituirci ai tribunali, della serie “siamo tutti criminologi su feisbuc”, non possiamo emettere una sentenza sulla base delle nostre precise convinzioni.
Allora si potrebbe ritenere lui colpevole a priori perché da un uomo ci si aspetta questo genere di comportamenti e una donna è più semplice vederla come una vittima. Si potrebbe stabilire che noi e noi soltanto, quelle che lottano contro la violenza sulle donne, conosciamo la verità su quel che è accaduto tra i due. Possiamo non accettare le sentenze, non dare importanza a quel che dicono i tribunali, e figuriamoci se ci importa quel che dicono perché sappiamo che sono tanti quelli che vengono assolti nonostante tutto, ma non possiamo gettare un’ombra fatta di maldicenze contro chi ha pur il diritto di difendersi da accuse che nella migliore delle ipotesi ti rovinano la reputazione con la gente che non conosci (e chissenefrega!) e nella peggiore ti rovinano la vita.
Le accuse di violenza su donne e minori, per esempio, sono le più perfide dalle quali difendersi e sono accuse dalle quali difficilmente una persona esce fuori indenne. Lo abbiamo visto nelle occasioni in cui sono state processate persone per accusa di pedofilia e poi, nonostante l’assoluzione, quelle stesse persone vengono ancora chiamate “pedofile”. Lo abbiamo visto quando alcune persone sono state accusate di violenza su una donna e quando sono state assolte su di loro è rimasto comunque visibile uno stigma che li ha resi socialmente indesiderabili.
Io so calcolare un danno quando viene inflitto da un uomo su una donna o su un bambino. E’ un danno enorme, infinito, difficilmente risarcibile, perché serve una vita intera per riaversi da alcuni traumi e forse quella vita non basta neanche. Ma qual è e quant’è il danno causato a una persona accusata e poi, dopo anni di processi e inchieste, assolta? Che tipo di prezzo ha pagato? Come è cambiata la sua vita? Ha perso il lavoro, l’affetto dei parenti, amici, la fiducia dei suoi cari, è diventat@ una sorta di appestat@ o riuscirà a rimettere insieme i pezzi quando la storia avrà fine? Riuscirà a ricostruire, per se’, una immagine pubblica decente o rimarrà comunque l’ombra del sospetto ad appestargli la vita?
Allora chiedo, giacché le vite delle persone per me contano tutte, quelle delle donne picchiate, dei bambini abusati, degli uomini che subiscono violenza e le persone che, in generale, vengono accusate ingiustamente, se non sia necessario ragionare di responsabilità collettiva, mediatica e personale, rispetto a quel che leggiamo e riportiamo. Rispetto a quel che comunichiamo o che alcune persone usano per includere casi di cronaca, il cui finale non è ancora descritto, nella lista delle notizie funzionali all’idea che hanno di un determinato fenomeno. Quel che cerchiamo e che vogliamo mostrare è la verità o solo una parvenza di realtà condita di sensazionalismi e strategia del terrore? Voi che ne dite?