Come da copione, lo stallo delle trattative tra il governo greco e i creditori e la decisione della Banca centrale europea di chiudere i rubinetti alle banche elleniche a partire dall’11 febbraio si ripercuotono sul rating della Grecia. L’agenzia Standard&Poor’s ha tagliato il merito di credito del debito sovrano di Atene da B a B-, con outlook negativo. Vale a dire che è probabile che possa seguire un ulteriore declassamento in occasione della prossima revisione. L’agenzia, si legge nella nota dell’agenzia, manterrà sotto osservazione la situazione fino al prossimo comunicato sulla Grecia previsto per il 13 marzo.

Secondo S&P, che aveva alzato la valutazione da B- a B nel settembre scorso sulla scia di quanto fatto da Fitch nel maggio precedente, il tempo stringe. E visto lo stato dell’economia di Atene è “ridotto l’arco di tempo nel quale il nuovo governo può raggiungere un accordo per un programma di finanziamento con creditori”. L’incertezza sui tempi e sui modi della proroga del programma, si legge nella nota, “potrebbe portare a ulteriore pressione sulla stabilità finanziaria”, sotto forma di “prelievi agli sportelli” e “nel peggiore dei casi l’imposizione di controlli sui capitali e la perdita di accesso ai finanziamenti da prestatore di ultima istanza potrebbe risultare nell’uscita della Grecia dall’Unione economica e monetaria”. La conferma dei rating attuali sulla Grecia potrebbe verificarsi solo se “i negoziati del governo con i creditori si concluderanno, con flussi di finanziamenti sufficienti per rispettare i suoi obblighi finanziari”. Secondo l’agenzia Dow Jones, il Paese in assenza di nuovi prestiti già a fine mese si ritroverà senza soldi in cassa.

Gli altri membri dell’Eurozona, intanto, restano fermi su una posizione di totale chiusura alle richieste del governo di Alexis Tsipras e del suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem venerdì ha ribadito che i Paesi dell’area euro non concederanno ad Atene alcun prestito ponte per tenerla a galla mentre l’esecutivo tenta di rinegoziare i termini dell’accordo finanziario, mentre il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble ha confermato che “certamente la Grecia deve continuare a lavorare con la troika” costituita da Fmi, Bce e Commissione Ue. Ipotesi che Varoufakis, come è noto, rifiuta senza appello. Peraltro l’organismo di controllo informale sui piani di salvataggio sembra arrivato al capolinea, con l’Eurotower pronta ad uscire dal trio prima dell’avvio del quantitative easing (per evitare un potenziale conflitto di interessi) e il Fondo monetario incline a seguirla.

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