Neanche il tempo di salutarsi e già il nostro esimio premier pianta (per fortuna solo metaforicamente) un coltellaccio nella schiena del povero Tsipras.

Solo due giorni fa Renzi e Tsipras si sono visti e salutati a Roma come due cari amici. Era la prima visita ufficiale che Tsipras faceva all’estero dopo la sua investitura come primo ministro greco, ed era abbastanza normale che cercasse un alleato di peso in Europa (l’Italia, non Renzi) in appoggio alle sue preannunciate richieste di revisione dell’impossibile programma di austerity imposto alla Grecia dalla Troika europea (Bce, Commissione Europea e Fmi). Ma forse non sapeva del “vizietto” di Renzi: lo scorso anno ha “pugnalato” alla schiena il compagno di partito Letta, la scorsa settimana la stessa sorte è toccata a Berlusconi, ora è gia arrivato ieri l’altro il turno di Tsipras. Non starà esagerando?

Ma veniamo al merito della visita di Tsipras. Data la scarsa influenza che il debito greco può avere in rapporto all’entità del patrimonio finanziario non solo della Banca Centrale Europea, ma persino in rapporto a qualunque altra grande banca tra le prime venti o trenta a livello mondiale (e tra queste una delle prime è proprio la Deutsche Bank), sembrava davvero che la Troika avrebbe lasciato magnanimamente spazio alle richieste di Tsipras. Per l’Europa e il Fmi sarebbe un semplice interventino da manuale fare ciò che sarebbe necessario finanziariamente, e che di fatto Tsipras si apprestava a proporre, per consentire al popolo greco di risollevarsi. Sì, davvero! 8 miliardi di euro sono quasi uno scherzetto per quei colossi finanziari. Basti pensare che l’americana Chase Bank, quando due o tre anni fa fu punita con una penalità in cifra uguale dalla Commissione di Borsa americana per le numerose malversazioni sulle transazioni finanziarie prima e dopo la crisi del 2008, il suo boss, Jamie Dimon, non ha nemmeno battuto ciglio e ha dichiarato, quasi in tono di sfida, che l’attività della banca non verrà turbata da quella sanzione. Infatti è stato così.

Anche il più recente utile trimestrale (trimestrale!) della sola Apple è più o meno sullo stesso livello, invece salta fuori Draghi, anticipando tutti, per dire ad alta voce che “I Bonds di Atene non sono più garanzia per ottenere liquidità“, che tradotto in linguaggio corrente significa che il suo QE varrà per tutti ma non per i greci. Se la Troika, per bocca di Draghi, ha voluto anticipare tutti (spiazzando clamorosamente il dinamismo presenzialista renziano) è perché hanno già in mente un quadro preciso per il futuro della Grecia. E quale può essere questo quadro dopo che la Troika ha deciso di chiudere i rubinetti del credito proprio alla Grecia? Ce n’è uno solo: o i greci abbassano la testa e si sottomettono a chi ha il potere oppure avranno guai a non finire.

Ma perché Draghi, che pure si è tanto dato da fare per ottenere il via libera della Germania al suo piano del QE, adesso che ne può disporre dice di no proprio a chi ne ha più bisogno? Presto detto: se la Bce (e l’oligarchia finanziaria internazionale da cui sostanzialmente dipende) accettasse l’aperta ribellione dei greci ad ingerire l’amara medicina a loro prescritta, sarebbe un segnale di debolezza imperdonabile per tutta la categoria. Finirebbe con l’incoraggiare altri Paesi a fare la stessa cosa.

Il simbolo del potere (cioè il dio denaro) potrebbe venire irreparabilmente incrinato. Inaccettabile!

Cosa hanno fatto i nobili della Roma imperiale agli schiavi ribelli guidati da Spartacus? Dopo averli accerchiati e sconfitti con il loro potentissimo esercito hanno concluso la partita mettendoli a morte appesi ad una fila interminabile di croci lungo tutta la via Appia da Capua a Roma.

Adesso per fortuna quelle barbarie non sono più possibili, ma il principio inalienabile della supremazia del denaro su ogni altra cosa non può essere abbandonato ai capricci di un piccolo popolo mediterraneo mai domo. Ogni ribellione al potere costituito va sempre soffocata subito, prima che diventi contagio.

La lezione alla Grecia stavolta potrebbe arrivare ad opera di quello che è oggi il più potente esercito al mondo: quello degli speculatori assatanati.

Ma… scusate, Draghi non è quello che appena la settimana scorsa, annunciando l’avvio del Quantitative Easing europeo, diceva che avrebbe dato una spinta determinante alla ripresa economica europea? E cosa fa il QE? Acquista titoli del debito pubblico e privato europeo per immettere liquidità in circolazione. Ovvero: compra obbligazioni e titoli dalle banche (al ritmo complessivo di 60 miliardi di euro al mese) e le libera da quel peso. I banchieri dicono che così le banche potranno ritornare a fare i prestiti necessari alle imprese e alle famiglie. Ma Draghi ha messo almeno dei vincoli per fare che ciò avvenga davvero? Non si sa.

Si sa però che Draghi ha già detto di no alla Grecia e alle sue banche (il perché l’ho scritto poco sopra), e che Renzi, completamente spiazzato dai sorrisi e abbracci con Tsipras il giorno prima, si è subito affrettato a definire la “Decisione della Bce legittima e opportuna”.

Dobbiamo indovinare cosa direbbe se capitasse a noi italiani?

Dallas, Texas

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