Il presidente del Consiglio, "orfano" del patto del Nazareno", ha bisogno di un partito compatto. Così per sostituire la Lanzetta agli Affari regionali (che potrebbero diventare delega al Mezzogiorno) girano solo nomi di esponenti della minoranza: dalla Paris alla Finocchiaro fino alla lettiana Ascani
Un posto nel governo val bene la lealtà sulle riforme. Mentre il patto del Nazareno traballa, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha bisogno di un Pd compatto sulla riscrittura della Costituzione. E così mette sul piatto il ministero degli Affari Regionali, che fa gola a parecchi nel partito, a cominciare dai Giovani Turchi, l’area che fa riferimento a Matteo Orfini e al ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ma anche i bersaniani scrutano con attenzione l’evoluzione degli eventi. “Si tratta di una questione che riguarda la maggioranza del partito”, liquida il discorso un deputato vicino a Pier Luigi Bersani. Tuttavia un altro autorevole esponente del partito rivela: “Tra Mattarella e riforme, alcuni chiederanno una ricompensa”, alludendo proprio alla casella liberata da Maria Carmela Lanzetta. Peraltro il progetto di Renzi prevede l’ampliamento delle funzioni degli Affari Regionali, che diventerà il ministero del Mezzogiorno. Un piatto che ingolosisce ancora di più le correnti del Pd, tagliando fuori l’ipotesi di trasferire un’altra renziana nel governo. A Palazzo Chigi stanno ragionando sui poteri da attribuire al nuovo dicastero, che prima di tutto avrebbe un ruolo simbolico per il rilancio del Sud. Il dossier, comunque, è sul tavolo dell’ex rottamatore che ha già approntato la strategia: prima vuole il via libera alle riforme senza troppi capricci; dopo manterrà la promessa.
Una donna per il sud
Dalla teoria dei posti da occupare, si passa ai nomi delle aspiranti ministre. Il derby sarà tutto al femminile, giocato tutto sul versante sinistro. Nella partita i Giovani Turchi vogliono avere un ruolo da protagonisti: dopo essersi contati sul voto per il Colle e dopo aver fatto esercizio di fedeltà, cercano la monetizzazione. In questo quadro presentandola candidata naturale: Valentina Paris, 33 anni, attuale responsabile Enti Locali nella segreteria del Pd. L’identikit della candidata, del resto, è stato tracciato: serva una donna – per mantenere inalterata la presenza femminile nel Consiglio dei ministri -che sia meridionale e possibilmente giovane. Appaiata a Paris c’è la siciliana Anna Finocchiaro, che riceverebbe un riconoscimento per aver gestito il percorso delle riforme nella commissione del Senato della quale è presidente. “Per lei la ricompensa sarebbe più che giustificata…” sintetizza un esponente della minoranza.
La “ditta” in stand-by
Una cosa è certa: i bersaniani non faranno pressioni sul nome di Finocchiaro, che dopo i suoi trascorsi da fedelissima dalemiana è sulla strada della conversione al renzismo. Una posizione che la allontana dall’area riconducibile all’ex segretario del Pd. Che per ora attende passi avanti dal presidente del Consiglio sulla trattativa. Peraltro nessuno vuole correre il rischio di scommettere su una parlamentare di lungo corso, penalizzata dal dato anagrafico.“Finocchiaro non rappresenta di certo il nuovo, come vuole Renzi. E potrebbero spiegarle che è fondamentale che segua l’iter delle riforme lasciandolo a mani vuote”, spiegano fonti interne al Pd. Ma questo non si può dire ora: bisogna evitare i mal di pancia prima delle riforme. Sui nomi che circolano, comunque, arrivano conferme indirette dall’area renziana: “I profili sono corrispondenti a quello che occorre”. Tra le pretendenti, nelle vesti di outsider, c’è Enza Bruno Bossio, calabrese di rito dalemiano ormai riconducibile all’area dei Giovani Turchi. Una soluzione a metà strada tra le anime del Pd. “Una dalemiana turcheggiante”, viene definita la parlamentare da un suo collega di partito. Forse un buon compromesso.
Enrico può stare sereno
Il jolly, infine, è Anna Ascani, deputata fedelissima di Enrico Letta. Si tratta di un asso nella manica renziana: la parlamentare, componente della commissione Cultura a Montecitorio, è giovanissima con i suoi 27 anni. Ma in questo passaggio contanomolto i sommovimenti interni al Pd. I Giovani Turchi e i bersaniani andrebbero su tutte le furie di fronte alla nomina di una lettiana, che essendo umbra è anche troppo poco “meridionale” per il ministero del Mezzogiorno. Infine, Letta– come D’Alema – non è disponibile a recuperare il rapporto con Renzi. “Non sono mai stato meglio in due anni”, ha confidato Letta ad alcuni interlocutori in Transatlantico nei giorni del voto per il Quirinale. Un messaggio per dire che lui sta bene così, non necessita di altro. E quindi la sua piccola area del Pd non è interessata a trattare per un posto di governo.