Il mondo dei biopic si arricchisce della storia di Richard Kuklinski, killer condannato a due ergastoli nell’86 per un centinaio di omicidi commissionati da organizzazioni criminali del New Jersey. Una doppia vita da killer da un lato e padre di famiglia dall’altro per un racconto crudo e spietato. Nel cast intorno al protagonista Michael Shannon ci sono guest come Winona Ryder, Chris Evans, James Franco e Ray Liotta
Presentato nel 2012 al Festival di Toronto e Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, The Iceman giunge in Italia soltanto ora. Nei cinema dal 5 febbraio racconta della freddezza inquietante che ha caratterizzato uno dei peggiori criminali degli Stati Uniti. Di origini polacche e con un bagaglio di violenze inferte dal padre, Richard Kuklinski sposò una donna innamorata e devota moglie che gli regalò due figlie. Relegando le sue più profonde voragini emozionali in un compartimento stagno riservato al silenzio, l’uomo visse facendo il killer di professione fingendosi in casa agente di cambio fino all’arresto.
Il regista Ariel Vromen rimase scioccato nel 1992, quando la HBO mise in onda The Iceman: Confessions of a Mafia Hitman. Documentario nato dai lunghi racconti dell’assassino al tempo detenuto già da sei anni. La trasposizione cinematografica segue la cronologia di alcuni passi di quelle confessioni. Il passaggio dal doppiaggio di film porno distribuiti dalla mafia negli anni sessanta alla nuova attività di sicario fiutata da Roy Demeo, impersonato da Ray Liotta è il nodo iniziale della carriera del mercenario polacco. Il suo boss ha una cattiveria squamosa che rimanda a ricordi scorsesiani e la prova del fuoco che somministra all’uomo di ghiaccio è nella clip in anteprima.
Nei panni di Kuklisnki il buon caratterista Michael Shannon, non nuovo a ruoli negativi, è protagonista liscio gelido e scuro come una canna di pistola. Il suo volto come pelle di tamburo si flette in vibrazioni minime restituendo il suono, l’orrore al pubblico, ma servendosi della sordità/non conoscenza della realtà da parte della moglie. Winona Ryder ne copre la parte, mentre James Franco è una vittima del killer e Chris Evans, smessi per un po’ i panni del supereroe, capelli lunghi e barba, prende le fattezze infernali del collega soprannominato Mr. Freezy per il suo modo di far sparire i cadaveri. E non mancano i cameo di David Schwimmer, qui molto più pericoloso del Ross di Friends, e della classica faccia da villain di Robert Davi.
La regia non indugia su sentimentalismi, speculazioni narrative, facili ironie, mitizzazioni del male in eroi negativi o in moralismi accusatori. Non ci sono personaggi vincitori né vinti. Simpatici o antipatici. Ci sono quelli vivi, quelli che uccidono e quelli che muoiono. Si limita a seguire il sicario a fredda distanza nella sua doppiezza e asciuga la narrazione con tagli secchi e focus implacabili su fatti di sangue e squarci di vita familiare, riducendo quasi oltre il minimo anche i flashback che ritraggono l’infanzia del protagonista. Un plot del genere avrebbe potuto far prosperare un’intera serie tv, ma Vromen comprime la storia come polvere da sparo in un bossolo, schiudendo al pubblico una spirale drammaticamente violenta fino a un’essenzialità che sa di cronaca. No, qui non ci sono romanzi, ma solo criminali. E una famiglia tradita.