Il cantautore gira per teatri e club proponendo le nuove creazioni tratte dall'ultimo album solista “Saga, il Canto dei Canti” e alcuni i vecchi cavalli di battaglia. Un assetto live concert che segna, per la gioia dei fedelissimi e dei nostalgici, un certo ritorno al passato
“Cosa fare e non fare non lo so, quando dove e perché riguarda solo me”, è probabilmente una fra le più celebri delle sue “sacre sentenze” quella che, in questi versi di “A tratti”, brano d’apertura dell’album “Ko de mondo” (1994) dei C.S.I., Giovanni Lindo Ferretti declama senza remore o troppi indugi. Voler beneficiare del dubbio, voler concedersi il tempo e la possibilità del cambiamento, di un cambiamento effettivamente avvenuto ma non senza qualche trauma per tutti coloro i quali in quella figura avevano trovato un rifugio, ideale oltre che musicale.
Entrato nell’immaginario collettivo come figura dissacrante e fortemente critica nei confronti dei poteri consolidati, delle istituzioni e di tutto ciò che era il sistema occidentale, il caro Ferretti diveniva di colpo, nei primi anni del terzo millennio, il bersaglio di critiche tra le più feroci, proprio da parte di quegli stessi accoliti che l’avevano tanto idealizzato fino al punto, in alcuni casi e come spesso capita, di idolatrarlo. Eppure erano stati avvisati, senza mezzi termini lui, il cantante-leader di tre delle formazioni che per circa un trentennio hanno massicciamente influenzato il panorama rock e undergournd italiano, li aveva avvertiti con largo anticipo: “Non fare di me un idolo, lo brucerò; se divento un megafono mi incepperò…”, cos’altro doveva dire ai suoi fan l’ondeggiante Giovanni Lindo, l’uomo dalle mille domande e dalla costante tensione verso la ricerca spirituale e religiosa.
Una ricerca da principio fortemente attratta dalla cultura islamica ed infine protrattasi fino alla guida teologico-cristiana dell’emerito papa Benedetto XVI, ai tempi ancora cardinale Joseph Ratzinger. Eppure, a fronte dello stupore e, in molti casi, della totale disapprovazione dei più, nessuna di queste posizioni, niente di quello che oggi è l’ex CCCP/CSI/PGR risulta, a un’attenta analisi, in totale, o per diversi aspetti finanche parziale, contraddizione con quello che egli fu e che di lui si impresse nella mente di intere generazioni di giovani italiani. Era infatti il 1989 quando il nostro Ferretti Lindo Giovanni, come amava presentarsi forgiandosi, nella migliore tradizione psicotica, del proprio cognome posto dinanzi al nome, dichiarava senza troppo tergiversare la sua profonda vena religiosa: “Io ad ogni modo sono religiosissimo (…) Se mi aspetto che qualcuno mi dica qualcosa me l’aspetto da un uomo di religione, non me l’aspetto da un altro. Gli altri, ci ho pensato, non hanno niente da dirmi”.
Oggi, eremita part-time immerso nella collina emiliana, attende ancora, come dichiarava appena due anni or sono su queste pagine, che chi di dovere trovi finalmente il coraggio di rivolgergli di persona, e non più trincerato dietro la tastiera di un pc o ben celato sotto falso nome, quelle stesse parole ingiuriose buttate giù con tanta leggerezza e per scelte fin troppo personali. Nel frattempo, oggi come ieri, lo troviamo nuovamente in giro per club e teatri a dare concerti col suo tour “A cuor contento”, titolo già di per sé indicativo dell’odierna linea esistenziale del salmodiante emiliano. Già due date nel mese di dicembre scorso e ora quattro nuovi appuntamenti, due nel mese di febbraio e altri due a marzo, per ascoltare tanto le nuove creazioni tratte dall’ultimo album solista “Saga, il Canto dei Canti” (Sony, 2013), quanto i vecchi cavalli di battaglia di casa CCCP & C.S.I, ora riarrangiati con le batterie programmate, il violino, la chitarra e il basso dei due ex Ustmamò Ezio Bonicelli e Luca A. Rossi.
Un assetto live concert che segna, per la gioia dei fedelissimi e dei nostalgici, un certo ritorno al passato, un’impostazione alla quale negli ultimi tempi Giovanni Lindo aveva preferito soluzioni molto più vicine e aderenti al canto liturgico, alla lettura contemplativa e commemorativa. Era, in ultima analisi, nel brano “Sono come tu mi vuoi” che l’allora punkettone Ferretti dichiarava cantando: “Non cerco centri di gravità permanenti”: ebbene, probabilmente oggi, dopo il lungo peregrinare e con buona pace per i delusi, un centro di gravità, permanente o meno, lui l’ha stranamente trovato.