Nonostante i giudizi negativi dei mercati e delle agenzie di rating, la Grecia nega di avere problemi di liquidità nel breve termine e lavora ad un piano di ampio respiro da presentare all’Eurogruppo straordinario dell’11 febbraio. Il ministro dell’Economia ellenico Georges Stathakis, che in un’intervista al Wall Street Journal aveva detto che il Paese “a marzo avrà problemi di liquidità se non dovessero migliorare le entrate fiscali“, ha corretto il tiro twittando: “Nessun problema di liquidità per la Grecia fino all’estate”. L’esponente del governo Tsipras ha aggiunto che il premier presenterà domenica al Parlamento “un piano di aumento delle entrate, assicurando anche la tesoreria necessaria”.
Atene non vuole prorogare l’attuale piano di aiuti della troika Ue-Bce-Fmi, che scade a fine febbraio, ma chiede un prestito ponte da 4-5 miliardi per arrivare a giugno e intanto negoziare un nuovo accordo, meno severo. “Vedremo quanto è dura l’Europa”, ha spiegato al Wsj Stathakis, sottolineando che se le trattative non andassero a buon fine la Grecia sarebbe “il primo Paese ad andare in bancarotta per cinque miliardi”
Ma intanto, dopo che venerdì Standard&Poor’s ha tagliato il merito di credito del debito sovrano di Atene da B a B-, anche Moody’s rema contro Atene: a quattro giorni dall’Eurogruppo durante il quale il braccio di ferro della Grecia con i creditori rischia di arrivare a una rottura definitiva, l’agenzia ha messo sotto osservazione il Paese paventando una nuova bocciatura. L’esito delle trattative con la Ue è “estremamente incerto”, scrivono gli analisti di Moody’s, e rischia di peggiorare la liquidità di Atene. Non si tratta solo delle banche, che combattono con depositi in fuga e dipendono dalla “flebo” dei 59,5 miliardi di liquidità d’emergenza dell’istituto centrale dopo la decisione della Bce di tagliare il rifinanziamento diretto a partire proprio da mercoledì prossimo. In bilico è, di fatto, tutta la macchina pubblica greca.
Già a marzo, quando dovrà rimborsare (o rinnovare) 4,3 miliardi, la Grecia potrebbe diventare insolvente, se non si sbloccherà la trattativa nel senso chiesto da Atene – un prestito ponte senza nuovi accordi – o dall’Europa – un nuovo accordo con un nuovo programma di assistenza garantito da un nuovo memorandum. Con i contribuenti che anticipano il possibile caos, le entrate fiscali sono cadute del 7% nel solo mese di dicembre.