Lo definisce una persona “semplice, proba e spontanea”, e per questo motivo si felicita della sua elezione a capo dello Stato, che “ha suscitato molto apprezzamento tra i detenuti”. Al nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella arriva anche il plauso di Salvatore Cuffaro, l’ex governatore della Sicilia, detenuto nel carcere romano di Rebibbia. “L’elezione del presidente Sergio Mattarella, persona semplice, proba e spontanea, ha suscitato molto apprezzamento tra i detenuti, anche in virtù del grande tributo che la sua famiglia ha pagato per la lotta alla mafia” scrive l’ex governatore che è recluso dal gennaio del 2011, dopo essere stato condannato in via definitiva per favoreggiamento a Cosa Nostra.
Totò Vasa Vasa, come era stato soprannominato per la sua naturale attitudine a baciare sulle guance praticamente chiunque, ha affidato la sua lettera di felicitazioni per l’elezione del conterraneo Mattarella al suo legale, l’avvocato Maria Brucale. Dopo aver comunicato al nuovo capo dello Stato che anche i detenuti di Rebibbia apprezzano la sua elezione, Cuffaro ci tiene a sottolineare che il suo “ è un giudizio assolutamente sincero e non può essere letto come una captatio benevolentiae perché, a scanso di equivoci, ribadisco che non accetterei mai il beneficio della grazia”. Il riferimento è alla richiesta inoltrata da Ida Caterina Impiduglia, anziana madre di Cuffaro, all’ormai ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In quell’occasione, l’ex presidente siciliano aveva annunciato di non voler accettare “alcuna carità” chiedendo solo che gli venissero riconosciuti i suoi diritti di detenuto. La stessa richiesta che adesso rinnova al nuovo capo dello Stato. “Al presidente Mattarella – continua Cuffaro nella sua lettera – che so essere molto sensibile alle difficoltà e alle sofferenze delle persone, mi permetto sommessamente di chiedere di rivolgere la sua attenzione alle condizioni di vita in cui versano i detenuti nelle sovraffollate carceri italiane”.
Alla fine del 2014 a Cuffaro era stato negato il permesso di incontrare la madre, malata di Alzheimer. Per il giudice di sorveglianza, il fatto che la signora Ida non riconosca più il figlio Totò, “svuota senz’altro di significato il richiesto colloquio poiché sarebbe comunque pregiudicato in soddisfacente momento di condivisione”. Nell’ottobre del 2013, invece, l’ex governatore aveva chiesto l’affidamento ai servizi sociali, per andare a lavorare alla missione Speranza e Carità, gestita a Palermo dal missionario Biagio Conte. Anche in quel caso, però, arrivò il pollice verso della Cassazione. Cuffaro infatti non ha mai svelato l’identità di chi “gli forniva informazioni utili per aiutare il boss Giuseppe Guttadauro a sottrarsi alle indagini”. In pratica, non avendo collaborato con la magistratura, non avrebbe potuto beneficiare dell’affidamento ai servizi sociali. Oggi, però, ci tiene ad rendere pubblico il suo plauso per l’elezione di Mattarella.