Con una nota del 2 gennaio 2015 siamo stati informati che la Sogin ha presentato ad Ispra la mappa dei siti adatti a ospitare i depositi per le scorie nucleari. Si tratta, in particolare, delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) ad ospitare il Deposito Nazionale e il Parco Tecnologico per il trattamento e la messa in sicurezza. Entro aprile il governo dovrebbe dare il nulla osta affinché Sogin pubblichi la Cnapi. Si dovrebbe poi aprire una fase di consultazione pubblica, che dovrebbe culminare in un Seminario Nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti e interessati.
Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura di superficie dove mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi, consentendo il decommissioning completo degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Il Deposito Nazionale sarebbe accompagnato da un Parco Tecnologico legato alla ricerca e alla gestione del materiale radioattivo.
Esattamente un mese dopo, il 2 febbraio, la Sogin ha lanciato sul web la campagna informativa “Scriviamo insieme un futuro più sicuro”, coinvolgendo – come da comunicato – “oltre 10 mila siti, nell’intento di approdare ad una scelta condivisa, finalizzata alla messa in totale sicurezza di tutti i rifiuti radioattivi e, con essa, anche alla chiusura del ciclo del nucleare in Italia”. Sono in ballo circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Il processo di individuazione delle aree potenzialmente idonee per la realizzazione del deposito nazionale e del parco tecnologico sono disciplinate dal Decreto legge 31/10, un provvedimento che, seppur modificato, venne partorito nel pieno convincimento del governo filonucleare di allora di riprendere la produzione di energia nucleare in Italia, intento che verrà in seguito fermato dall’esito del referendum del 2011.
Sollevo da subito alcuni punti cui rivolgere l’attenzione, onde evitare che all’esito positivo del referendum antinucleare succeda lo stesso indecente trattamento che il governo ha riservato al referendum per l’acqua. Da un’attenta lettura delle procedure preliminari indicate per la realizzazione del deposito nazionale sono già riscontrabili alcune criticità. Mentre nella letteratura internazionale è consuetudine tenere separati i percorsi per la realizzazione di depositi per bassa e media attività da quelli di alta attività, qui si parla solo di rifiuti a bassa e media attività. Forse per attutire l’impatto nel coinvolgimento della popolazione, che quindi parte già carico di ambiguità.
Tra i criteri di esclusione per la definizione del sito, si cita quello di “aree contrassegnate da sismicità elevate”. Si introduce quindi una certa opinabilità in un territorio come quello italiano, a sperimentata prevalenza sismica.
Questi margini di aleatorietà, inquineranno il processo partecipativo assicurato sulla carta (si pensi solo alla vicenda dell’adozione della Strategia Energetica Nazionale – la fantomatica Sen – un profluvio di slides in assenza di una vera discussione pubblica!). Anche perché, in ogni caso, in assenza di manifestazioni di interesse o del raggiungimento di un’intesa per l’individuazione delle aree, il governo deciderà unilateralmente in quale sito dovrà essere realizzato il Dnpt. Tale aspetto è estremamente rilevante, in quanto supera e rimuove qualsiasi ostacolo che potrebbe essere sollevato nel merito della valutazione promossa dalla partecipazione e dal coinvolgimento diretto dei territori.
Inoltre la Sogin, già oggetto di scarsa fiducia e affidabilità da parte della popolazione, diventerebbe, oltre che il soggetto responsabile degli impianti a fine vita e del mantenimento in sicurezza degli stessi, anche la responsabile della realizzazione e dell’esercizio del Deposito nazionale e del Parco Tecnologico. Una responsabilità esercitata in assenza di una struttura di controllo indipendente della gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi.
Come la mettiamo con la consultazione reale, oltre che con quella virtuale senza verifica alcuna? In ogni caso, nell’attesa di pervenire a decisioni davvero condivise in una democrazia sempre più mutilata, si sospenda da subito la realizzazione di nuovi depositi nucleari temporanei nei vari siti attuali (Trino e Saluggia in particolare), che sono totalmente non idonei ad ospitarli.