A Cremona lezioni aperte a chi professa religioni diverse da quella cattolica. La curia: "Non abbiamo alcun vantaggio dall'avere più alunni, vogliamo solo favorire la crescita culturale delle nuove generazioni"
Sei musulmano o non credente? A Cremona gli alunni possono frequentare l’ora di religione cattolica a scuola. Anzi: sotto il Torrazzo gli insegnanti di questa disciplina sono pronti ad aprire le porte delle classi a chi prega Allah, agli induisti, ai buddisti o agli ortodossi. Addio all’idea dell’ora destinata solo agli italiani cristiani cattolici. In questi giorni di iscrizioni al nuovo anno scolastico, la diocesi guidata dal vescovo Dante Lafranconi ha diffuso tra i banchi delle scuole tre volantini, ciascuno tradotto in due lingue (arabo e francese; rumeno e albanese; spagnolo e inglese) per informare le famiglie, comprese quelle di origine straniera, dei contenuti dell’insegnamento della religione cattolica. Nulla di nuovo rispetto a quanto stabilito dalle indicazioni ministeriali e dal concordato tra Stato italiano e Chiesa ma la sensibilità dell’ufficio scuola della diocesi cremonese non è passata inosservata.
Un’apertura totale, persino a chi non frequenta la Chiesa: “Non è richiesto – si legge nel volantino diffuso – di essere cattolici o non credenti: non è l’ora di catechismo, è proposta culturale, è riflessione intelligente sul fatto religioso nella storia dell’umanità e nella storia italiana”. A seguire tutte le informazioni necessarie per iscriversi e sui contenuti. “Abbiamo voluto accompagnare – spiega don Claudio Anselmi, responsabile dell’ufficio scuola della curia – il momento delle iscrizioni all’anno scolastico per essere di sostegno alle famiglie o agli alunni stessi in merito alla opzione di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione, sostenendo non un’attività promozionale ma una scelta di coscienza che le famiglie sono tenute a fare”.
Ma non si parli di campagna acquisti. Don Anselmi non ne vuol sapere di questo sostantivo: “Non abbiamo alcun vantaggio dall’avere più alunni, né economico né occupazionale: vogliamo solo favorire la crescita culturale delle nuove generazioni. L’insegnamento della religione non ha nessuna velleità di fare campagna acquisti, plagio di coscienze, arruolamento di forze nuove”. In merito alle lingue scelte per il volantino il sacerdote spiega: “E’ un’apertura non solo al mondo arabo ma un’apertura culturale in uno scenario scolastico dove ormai il pluralismo religioso e la multiculturalità sono evidenti. All’ora di religione potrebbe partecipare un ragazzo di fede musulmana o di fede cattolica, di fede induista o buddista oppure un agnostico. Il volantino va a sostenere la significatività culturale di una disciplina che le scuole sono obbligate ad impartire dove è ben chiaro il contenuto disciplinare e ben specificato l’approccio metodologico di natura culturale e non confessionale”.
E quando si fa notare a don Anselmi che tuttavia ci si rivolge ai non credenti ribadendo che si tratta di insegnamento della religione cattolica e non delle religioni, il prete puntualizza: “Non è un tradimento contenutistico, non è un equivoco semantico ma un rispetto del dispositivo di legge: l’insegnamento della religione è dentro le finalità della scuola ed è disciplina curriculare; è connotato di religione cattolica ma proposto all’interno della scuola con una valenza culturale. Se io porto dei ragazzini a vedere la Cappella Sistina, spiego loro la chiesa ma devo dare anche dei codici culturali e simbolici perché la capiscano. Non è richiesto che uno sia cattolico per frequentare, è richiesto che uno sia aperto a riconoscere il cattolicesimo come patrimonio culturale del popolo italiano”.