Nel match tra Zamalek ed Enppi, alcuni tifosi volevano entrare allo stadio senza biglietto. Da lì è partita la guerriglia con le forze dell'ordine. I circa 5mila tifosi presenti sugli spalti, alla notizia delle vittime, si sono girati mostrando la schiena al campo da gioco
Hanno causato almeno ventidue morti a Il Cairo, gli scontri tra la polizia e gli ultras del Zamalek, club cairota impegnato nella partita di calcio contro l’Enppi. Ci sarebbero anche trentaquattro feriti. Lo hanno riportato alcuni media egiziani, citando fonti mediche.
La frangia più estrema della tifoseria del Zamalek, chiamata White Knights, secondo l’emittente locale al Ahram ha fatto irruzione nello stadio, causando i tafferugli con le forze dell’ordine: “Volevano entrare senza biglietto e quindi siamo dovuti intervenire”, ha affermato il ministero dell’Interno. I tifosi sono stati inizialmente dispersi a colpi di gas lacrimogeni, ma poi i disordini sono degenerati.
I circa 5mila tifosi presenti sugli spalti, alla notizia delle vittime negli scontri, si sono girati mostrando la schiena al campo da gioco, dove la partita si stava regolarmente svolgendo. Lo hanno riferito gli stessi ultras sui social network. Uno dei giocatori dello Zamalek, Omar Gaber, si è rifiutato di continuare a giocare.
Un portavoce del gruppo dei White Knights aveva inizialmente diffuso la notizia della morte di cinque persone. Erano le 17 italiane (le 18 in Egitto). Dopo un’ora il numero è stato aggiornato da fonti mediche, che hanno parlato di almeno ventidue morti e 34 feriti, anche se le vittime potrebbero essere di più. Alcune fonti hanno raccontato che attorno allo stadio, l’Air Defence Stadium, si sono visti dei cadaveri per strada, mentre diversi veicoli sono rimasti gravemente danneggiati. Secondo altri testimoni, molte persone sono morte a causa dei lacrimogeni lanciati dalla polizia. Il Procuratore Generale della capitale egiziana ha intanto aperto un’inchiesta.
L’episodio è il più grave del calcio egiziano da tre anni a questa parte, quando, a Port Said, i morti furono 73. Dopo quegli scontri, molti gruppi ultras, che a differenza dell’Italia non nascono con precise connotazioni politiche, furono trascinati nei gruppi rivoluzionari, con cui condividono l’odio nei confronti delle forze dell’ordine.