“La nuova Siae è una casa di vetro, disponibile a ogni confronto”, ha scritto Gino Paoli, in una lettera di qualche tempo fa all’allora Ministro dei beni e delle attività culturali Massimo Bray, per sottolineare la ‘rottura’ tra la precedente gestione della Società italiana autori ed editori e la sua – peraltro ormai non più tanto recente – iniziata da quasi due anni.
Guai a dubitare della buona fede e delle migliori intenzioni del Gino nazionale ma la Siae di oggi – peraltro proprio come quella di ieri – tutto sembra fuorché una casa di vetro.
E non si tratta – vien da dire purtroppo – di opinioni soggettive e di parte ma di un’amara constatazione oggettiva che sembra continuare a sfuggire solo ed esclusivamente alle numerose Autorità di vigilanza sulla Siae, Ministero dei beni e delle attività culturali in testa.
Ed eccoli i fatti. Due, semplici, precisi, circostanziati.
In questo post del 2 febbraio scorso ho raccontato i numeri del bilancio preventivo 2015 della Siae e segnalato come anche nell’anno appena iniziato la società si salverà dal profondo rosso che, altrimenti, colorerebbe il proprio bilancio solo grazie ad una montagna di proventi finanziari [ndr oltre 30 milioni di euro] che guadagnerà grazie alla consueta lentezza con la quale ripartirà quanto incasserà a titolo di diritti d’autore ed ad un fiume di denaro [ndr circa altri 30 milioni di euro] che guadagnerà prestando servizi in concessione – che nulla hanno a che vedere con il diritto d’autore – all’Agenzia delle entrate ed ad una manciata di altri enti pubblici.
Val la pena di aggiungere che il bilancio preventivo 2015 non era finito nel pc grazie ad una “gola profonda” ma direttamente dal sito della Siae che, nei giorni precedenti, lo aveva pubblicato in bella mostra, nell’apposita sezione del proprio sito internet, in una versione, peraltro, piena di piccole immagini “pirata” e di una curiosa clausola di confidenzialità.
Al momento della pubblicazione del post del 2 febbraio, tuttavia, il bilancio preventivo 2015 è misteriosamente scomparso dal sito della Siae e oggi, ad una settimana di distanza, al suo posto continua ad esserci una pagina bianca con scritto “documento in costruzione”.
Una storia che ha dell’incredibile: un ente pubblico economico che prima pubblica un bilancio sul proprio sito, poi lo rimuove e per più di una settimana, al suo posto, lascia un’indicazione secondo la quale il “documento” in questione – il bilancio preventivo dell’ente – sarebbe in costruzione.
A prescindere dal fatto che il bilancio di un ente pubblico economico non dovrebbe apparire e sparire dal sito istituzionale dell’Ente come se si trattasse di un ufo, è possibile che per “costruire” un bilancio già scritto e pubblicato ci voglia oltre una settimana?
Ma non basta.
Nello stesso post del 2 febbraio, infatti, ho segnalato anche come curiosamente un pezzo importante del patrimonio immobiliare della Siae – ovvero un intero palazzo storico nel centro di Roma dove la società ha persino avuto la sua sede – dapprima conferito nell’ormai celeberrimo fondo immobiliare Norma, risultasse curiosamente in vendita sul sito di un’agenzia immobiliare.
Ebbene è curioso che l’annuncio relativo al palazzo in questione, a seguito della pubblicazione del post, sia miracolosamente scomparso dal sito dell’agenzia immobiliare pur continuando ad essere in vendita e/o in affitto come raccontano decine di altri siti internet che, tuttavia, per evitare ulteriori misteriose sparizioni, per il momento, evito di citare [ndr ovviamente dopo averne puntualmente fatto copia e registrato la relativa URL].
Sembra, insomma, che appena si scrive di un argomento “scomodo” secondo il management della società e si documenta quanto si scrive con un link ad una qualche pagina web, questa, inspiegabilmente, scompaia.
Un modus operandi almeno sospetto per la “nuova Siae” che il Presidente Paoli avrebbe voluto fosse una “casa di vetro, disponibile ad ogni confronto”.