Al Qaeda voleva uccidere Papa Francesco e aveva progettato di farlo nel corso della sua visita nelle Filippine lo scorso mese di gennaio. E’ la rivelazione arrivata nel corso di un’audizione al Senato del Capo della polizia Getulio Napenas. Ma il governo di Manila smentisce le dichiarazioni dell’ex direttore delle forze speciali. “Non abbiamo ricevuto nessun rapporto specifico in questo senso, e quindi riteniamo che se anche vi è stato un rischio sia stato irrilevante“, afferma il portavoce presidenziale Edwin Lacierda.
Secondo il racconto del capo della polizia, che però era stato allontanato a fine gennaio dal suo incarico, a progettare l’attacco terroristico, poi sventato, sarebbe stato il gruppo Jemaah Islamiyah, sigla legata ad Al Qaeda e attiva nel sud-est asiatico, e la mente sarebbe stato il malaysiano Marwan, il cui vero nome è Zulkilfi bin Hir, poi ucciso in un blitz delle forze speciali filippine il 25 gennaio. “Durante la visita del Papa nelle Filippine, abbiamo avuto le informazioni che la Jemaah Islamiyah, in coordinamento con Marwan, aveva progettato di far esplodere una bomba al passaggio del convoglio pontificio a Manila il 18 gennaio 2015″, ha detto.
La bomba sarebbe dovuta esplodere nel percorso del Papa verso il parco Rizal, dove hanno assistito alla messa sette milioni di persone. Getulio Napenas non ha però fornito dettagli sulla mancata attuazione del piano terroristico. “Queste informazioni – ha aggiunto il direttore delle forze speciali di polizia – non sono state né confermate né smentite dalla polizia filippina nazionale. Resta il fatto che queste informazioni esistono. Questi fatti e informazioni innegabili mostrano chiaramente il pericolo che il terrorista malese Zulkifli ‘Marwan’ Bin Hir rappresentava per il pubblico. Questo pericolo non esiste più”.
Nel blitz messo in campo dalle teste di cuoio filippine per eliminare il terrorista di origine malaysiana, il 25 gennaio a Mamasapano, hanno perso la vita anche altri ribelli, diversi civili e ben 44 agenti. Per questo era stata convocata l’audizione di Napenas, che era stato rimosso dopo il vero e proprio bagno di sangue.
Ma Bergoglio non sarebbe l’unico Papa ad aver rischiato la vita nelle Filippine. Sempre a Manila, all’aeroporto, il 27 novembre 1970 Paolo VI era stato accoltellato da un folle. La maglia insanguinata in quell’occasione è stata portata come reliquia, lo scorso 19 ottobre, in occasione della beatificazione. E anche Giovanni Paolo II ha rischiato di finire sotto i colpi dei terroristi a Manila. A salvarlo un banale incidente: un piccolo incendio provocato da due uomini che stavano maneggiando esplosivi. Uno dei due venne arrestato dopo la perquisizione dell’appartamento che portò alla scoperta di vestiti da sacerdote, timer e mappe con appuntamenti ed itinerari che avrebbe seguito Giovanni Paolo II nel suo viaggio nelle Filippine. Era il 5 gennaio 1995: sette giorni dopo Papa Wojtyla arrivava a Manila per la celebrazione della Giornata della gioventù.