La famiglia di Don Emilio, fondatore e presidente del Banco Santander, è tra i quasi 2.700 clienti spagnoli di Hsbc che compaiono negli elenchi degli evasori. Fu lui, nel 2007, a vendere ai senesi l'istituto veneto per 10,3 miliardi, quasi 4 in più di quanto l'aveva pagato poco tempo prima
C’è anche la famiglia Botin tra i quasi 2.700 clienti spagnoli della banca svizzera Hsbc i cui nomi compaiono nella lista Falciani, resa pubblica dal network International consortium of investigative journalists. Si tratta della dinastia che ha fondato il Banco Santander il cui capostipite Don Emilio, è scomparso lo scorso settembre ed è stato sostituito al vertice dell’istituto dalla figlia Ana. Nell’autunno 2007 era stato protagonista in Italia della vendita di Banca Antonveneta al Monte dei Paschi di Siena per l’esorbitante somma di 10,3 miliardi di euro, quasi 4 miliardi in più dei 6,6 miliardi pagati poche settimane prima dal Santander per rilevare la banca veneta dagli olandesi di Abn Amro.
Una differenza non da poco, tanto più alla luce degli esiti dell’operazione sui conti della banca toscana poi salvata con oltre 4 miliardi di denaro pubblico. Non a caso i pm di Siena hanno a lungo indagato sull’ipotesi di un accordo segreto per la spartizione della somma che avrebbe visto il coinvolgimento dell’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari, di Botin e del suo plenipotenziario per l’Italia, poi numero uno dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi. L’accordo, però, non è mai stato provato e il filone d’inchiesta è stato abbandonato. Senza colpevoli anche l’operazione miliardaria che, sempre nel 2007, vide l’editrice del Corriere della Sera, Rcs, rilevare il gruppo spagnolo Recoletos con il risultato di rischiare il fallimento dopo aver alimentato ulteriormente le ricchezze della famiglia Botin. E dei consulenti come Mediobanca che ha affiancato i compratori sia nella compravendita bancaria che in quella editoriale.
Resta il fatto che dall’inchiesta giornalistica sulla lista Falciani, emerge che i Botin “utilizzarono un’autentica ragnatela di società per occultare chi fosse il reale proprietario del denaro” detenuto nei forzieri svizzeri di Hsbc che ammontava a oltre 2 miliardi di euro. Nel dettaglio, la ragnatela era costituita “in gran parte da imprese con sede nei paradisi fiscali di Panama e delle Isole Vergini Britanniche dei Caraibi, a loro volta intestate a numerosi prestanome“, informa il quotidiano iberico El Confidencial. La società più importante della rete era North Star, a cui fanno capo i cinque numeri dei conti correnti che, nell’inchiesta aperta sulla lista Falciani dal giudice Fernando Andreu dell’Audiencia Nacional, sono attribuiti a Botin. In seguito all’indagine, nel 2010 la dinastia di Don Emilio ha pagato al fisco spagnolo circa 200 milioni di euro per chiudere la vertenza ed evitare accuse formali di evasione fiscale, mentre l’anno successivo ha dovuto chiudere la controllata panamense, che aveva conti aperti presso Hsbc.
Per altro fu Botin, appassionato di Formula 1, a fare del Santander lo sponsor ufficiale della Ferrari di Luca di Montezemolo, nel 2010, e a portare nella scuderia del Cavallino il pilota Fernando Alonso. Presente pure lui nella lista Falciani in quanto titolare di un conto che nel 2006-2007 è arrivato a contenere oltre 42 milioni di euro. Anche il campione, nel maggio 2011, ha rimpatriato il denaro in Spagna. Ma il suo legale, interpellato dai giornalisti del network, ha fatto sapere che “non ha commesso alcuna evasione o illegalità” perché era residente in Svizzera.