Nel ramo ellenico dell'elenco con i nomi di 100mila persone che hanno evaso, in totale, cento miliardi di dollari, figurano anche le mazzette per i giochi del 2004 e gli armametni acquistati da Berlino e Parigi
La madre di tutte le tangenti greche, il grande buco nero con le mazzette per le Olimpiadi del 2004 e per le armi acquistate da Germania e Francia, si trova nella Lista Lagarde, il ramo ellenico della Lista Falciani. L’elenco trafugato dall’informatico italo francese e diffuso dal network giornalistico International consortium of investigative journalists, come è noto comprende oltre 100mila evasori fiscali tra politici, re, dittatori e sportivi che hanno portato nella filiale svizzera della banca Hsbc circa 100 miliardi di dollari. Ma mentre nel 2010 il governo di Parigi allertava le cancellerie di mezza Europa con i dati della lista, consentendo ad esempio a Londra e Madrid di recuperare le imposte non versate, in Grecia si consumava la beffa, con il giornalista che diffuse la lista, Kostas Vaxevanis, arrestato dalle teste di cuoio e processato per direttissima in una notte dell’ottobre 2012.
In quell’elenco c’erano i nomi di mezzo governo di Atene, del gotha dell’imprenditoria ellenica, di armatori, giornalisti e faccendieri al momento ancora impuniti. L’unico a pagare in Grecia è stato l’ex ministro della Difesa Akis Tzogatzopoulos, braccio destro di Andreas Papandreou, condannato a otto anni per aver strutturato società offshore da 100 milioni di euro. All’indomani della diffusione dei documenti di Hervé Falciani che comprendono anche settemila italiani tra cui lo stilista Valentino, il finanziere Flavio Briatore e il centauro Valentino Rossi, è ad Atene che si guarda perché con quei 25 miliardi contenuti nella lista si potrebbero avviare molte delle riforme annunciate dal neo premier Alexis Tsipras. Quella greca viene chiamata Lista Lagarde, dal nome dell’allora ministro delle finanze del governo francese che la inviò per corriere diplomatico in Grecia, ma i due ministri socialisti delle finanze, Giorgios Papaconstantinou ed Evangelos Venizelos non la protocollarono.
A rompere il silenzio delle istituzioni ci pensò proprio Vaxevanis che, intervistato da queste colonne nell’aprile del 2013, a proposito del fatto che nessuno ad Atene parlò del suo arresto mentre in Spagna vinceva il Premio Giornalistico Internazionale Julio Parrado, disse che in Grecia vivono tre specie di persone, “i professionisti che fanno ciò che vogliono, i politici che dovrebbero andare in galera per le illegalità e i giornalisti che non raccontano un bel nulla”. Sul punto la deputata del Syriza Zoì Kostantopoulou, oggi neo presidente della Camera, nel maggio di due anni scoprì che Irene Anastopoulou, una giornalista del canale parlamentare greco, era presente nella lista con 1,6 milioni.
Dalla lista greca però vanno depennati l’intermediatore Vlassis Karambouloglu, (sodale di Tsogatsopoulos), trovato morto a Jakarta in una stanza d’albergo, e l’ex ministro Leonidas Tzanis, trovato impiccato una settimana prima nella sua abitazione di Volos. Ma in questa faccenda giocò un ruolo anche lo scandalo Siemens, con il colosso tedesco che in occasione delle Olimpiadi greche del 2004, quelle costate il triplo del previsto, venne accostato a un anomalo e ingente flusso di denaro per assicurarsi commesse. L’azienda ammise solo in seguito pagamenti in nero per circa 1,3 miliardi con le conseguenti dimissioni del presidente Heinrich von Pierer e dell’ad Klaus Kleinfeld. Pochi giorni fa invece l’ex direttore finanziario di Siemens Heinz Joachim Neubuerger si è suicidato. Era stato coinvolto in un traffico di tangenti di oltre un miliardo e lo scorso anno era anche stato interrogato dai magistrati ateniesi proprio per lo scandalo delle mazzette sull’asse Berlino-Atene.