Fermo da alcuni anni dopo essere stato realizzato al 75%, gli uffici giudiziari non sono mai stati compiuti perché sono finiti i soldi. Il premier ha garantito che i soldi ci sono, ma il bando di gara non è partito. Il cantiere in passato è stato al centro anche di un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che, con l'operazione “Cosmos 2”
È difficile chiamarla una cattedrale nel deserto. Piuttosto un cattedrale e basta perché si trova in pieno centro cittadino a Reggio Calabria. Fermo da alcuni anni dopo essere stato realizzato al 75%, il nuovo Palazzo di Giustizia non è mai stato completato perché sono finiti i soldi.
Il progetto del nuovo Tribunale era stato approvato nel maggio 2004 per un importo di quasi 88 milioni di euro. All’epoca la Bentini spa di Faenza aveva vinto l’appalto, bandito dal Comune, per la costruzione del nuovo Tribunale con un ribasso di oltre il 19%. I lavori, quindi, erano stati affidati in via definitiva alla Bentini Spa per poco più di 50 milioni di euro, ma come spesso avviene, appena un anno dopo la consegna del cantiere (con tanto di ministri a farsi fotografare per la posa della prima pietra) il quadro economico dell’opera era cambiato a causa di alcune varianti, portando la spesa a quasi 93 milioni di euro.
Varianti che avevano ricevuto l’ok anche del ministero della Giustizia. Per alcuni anni si è lavorato senza sosta: l’opera è andata avanti fino al dicembre 2012. Ma tornando dalle festività natalizie, nel gennaio 2013, la direzione dei lavori segnalava al Responsabile unico del procedimento la mancata riapertura del cantiere e la smobilitazione di importanti attrezzature.
Lavori bloccati e contenzioso di 38 milioni di euro tra il Comune di Reggio Calabria e la Bentini che mise in cassa integrazione gli operai e, al momento, è in concordato fallimentare.
“Tra quelli della Bentini e quelli delle ditte subappaltatrici – spiega un operaio che ha perso il suo posto dopo la chiusura dei cantieri – eravamo circa 120 lavoratori. Tutti mandati a casa. Ma già lo sospettavamo perché la Bentini aveva licenziato 51 dipendenti poi reintegrati dal giudice del lavoro. Dal marzo 2013 tutti gli operai sono stati licenziati. La cosa assurda è che il Comune di Reggio, a fronte dello stallo della costruzione del nuovo palazzo di Giustizia è pronto a bandire gara di appalto per la costruzione dei parcheggi per un importo di circa 20 milioni di euro”.
La promessa di Renzi
Alcuni anni fa, l’ex ministro Francesco Nitto Palma aveva affermato che mancavano 5 milioni di euro perché si potesse finire l’opera che dovrebbe ospitare tutti gli uffici giudiziari di Reggio, oggi divisi tra il Cedir, il vecchio Tribunale e alcuni locali in affitto. Sono passati circa quattro anni da quella constatazione fatta dal governo e non è successo nulla. Ci ha pensato il presidente del Consiglio Matteo Renzi ad andare oltre. “I denari per il Tribunale sono pronti. Occorre che la Regione faccia la richiesta formalmente a Palazzo Chigi. Il sottosegretario Delrio ha preso contatti in queste ore. Ma i denari per completare definitivamente il Tribunale sono a disposizione pronti per essere invetiti e spesi”.
Era il 14 agosto e Renzi si trovava a Reggio in una visita alla prefettura di Reggio Calabria. Dopo quelle parole, non c’è traccia del bando per riappaltare i lavori. Pietro Casile è un rappresentante sindacale ma, soprattutto, era uno degli operai della Bentini che per 8 anni, tutti i giorni, lavorava nel cantiere oggi abbandonato: “Renzi dice che ci sono i soldi ma da agosto, quest’opera non è mai più andata in appalto perché la Bentini è fallita e questa promessa non è stata mantenuta. Sono stati spesi già circa 70 milioni di euro. Chiediamo che l’opera sia completata. Ci dicono che ci sarà la gara d’appalto ma nessuno sa quando. Non abbiamo alcuna notizia ufficiale”.
La ‘ndrangheta e le richieste di assunzione della politica
Il cantiere è stato al centro anche di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che, con l’operazione “Cosmos 2”, aveva arrestato il boss Pasquale Libri e altri due soggetti accusati di aver imposto al cantiere della Bentini il servizio mensa. Una serie di dirigenti dell’azienda che aveva vinto l’appalto erano stati anche indagati e mai processati perché il reato di estorsione non ha retto in tribunale.
Per capire, però, cosa succedeva nel cantiere, vittima anche di alcuni attentati incendiari, è utile riascoltare le intercettazioni ambientali registrate dalla Dia grazie alle microspie piazzate all’interno degli uffici della Bentini. Sconvolgente una conversazione in cui, il 23 maggio 2006 uno dei vertici dell’azienda nazionale ha affermato: “Mafiosi, fate quello che volete, uccidete a questi! E così ci leviamo davanti prima Putortì, poi Sorrenti… poi Postorino…. può darsi che uccidendo Putortì, e uccidendo Postorino, Sorrento si ravvede…”. Putortì era il dirigente del Comune. Postorino e Sorrento, invece, erano i direttori dei lavori della stazione appaltante che si interessavano della realizzazione dell’opera.
Non solo ‘ndrangheta ma anche politica a dimostrazione che, attorno ai lavori pubblici, si muove sempre un mondo fatto di assunzioni di operai segnalati dal potente di turno e campagne elettorali fin dentro i cantieri pagati con i soldi pubblici. Tutte le intercettazioni sono nel fascicolo del processo alla cosca Libri sospettata di alcuni danneggiamenti subiti dalla Bentini. Una ventina di faldoni dove sono finiti anche i brogliacci delle conversazioni registrate dalla Dia all’interno dell’ufficio dell’ingegnere Costantino Bordini, capo progetto del cantiere del palazzo di Giustizia. Ed è proprio ascoltando quelle conversazione che gli inquirenti riescono a ricostruire i rapporti tra la Bentini e l’amministrazione comunale di Reggio, all’epoca guidata dal sindaco Giuseppe Scopelliti, poi diventato governatore della Calabria.
La campagna elettorale e l’andamento dei lavori
Siamo a un anno dalle amministrative del 2007 e a poche settimane dalla provinciali ed è già iniziata da un pezzo la campagna elettorale che si concluderà con la conferma di Scopelliti e del centrodestra a Palazzo San Giorgio. Negli uffici della Bentini si parla di appalti e dell’andamento dei lavori, ma anche di come l’ingegnere Bordini possa fornire il suo aiuto alla candidatura di Scopelliti. “Il sindaco di lei si fida” è il messaggio che la persona rimasta ignota fa avere a Bordini che, una settimana prima, il 16 maggio 2006, aveva ricevuto un’altra visita. Stavolta di un uomo, sempre non identificato, che dice che “è due mesi che non ha respiro per la campagna elettorale e a lui l’ha chiesto il sindaco di scendere in campo”. L’ingegnere e il politico chiacchierano, e gli agenti della Dia annotano: “L’uomo continua a parlare e gli chiede di far votare tutte le persone che lavorano lì a destra in quanto è importante per il sindaco per la continuità”.
Quando si parla di un cantiere come quello del nuovo palazzo di giustizia, il tema delle assunzioni è sempre delicato, soprattutto in una città come quella di Reggio dove i tassi di disoccupazione sono altissimi e dove il merito e le competenze spesso cedono il passo alle segnalazioni politiche. L’11 agosto 2008 uno dei dirigenti della Bentini si trova all’interno dell’ufficio di Bordini per informarlo che “il sindaco gli manda i bigliettini… – è scritto nei brogliacci inseriti nel processo “Cosmos” – un biglietto spillato… vicino ad una carta e lui ha detto che non assumeranno nessuno…a chi manda… manda… la Bentini non assume”. Erano gli anni in cui il cantiere funzionava, il Comune spendeva i soldi per il nuovo tribunale, gli operai lavoravano e la politica chiedeva i loro voti. Oggi di tutto questo resta solo una cattedrale al centro di Reggio Calabria e le promesse di Renzi.