E’ ancora alta tensione sull’annunciata visita di Benyamin Netanyahu negli Stati Uniti. Il premier israeliano ha fatto sapere di non avere intenzione di rinunciare al suo viaggio a Washington: nonostante la forte e dichiarata contrarietà della Casa Bianca e dell’opposizione interna israeliana, il premier parlerà davanti al Congresso Usa – dove è stato invitato dai repubblicani – per denunciare il nucleare iraniano e i suoi pericoli per Israele. “Così come sono andato a Parigi – ha ribadito oggi – mi recherò ovunque sono invitato per portare la posizione di Israele contro chi vuole ucciderci. Primo di tutti, qualunque regime iraniano che sostenga apertamente piani per distruggerci”. Velenosa la risposta di Barack Obama: se Angela Merkel “oggi fosse stata a due settimane dalle elezioni nel suo Paese, probabilmente non avrebbe ricevuto un invito per venire alla Casa Bianca e sospetto che le non lo avrebbe neanche chiesto“, ha detto il capo della Casa Bianca secondo cui la visita è inappropriata perché cadrebbe a sole due settimane dalle elezioni in Israele.
“A Parigi – ha spiegato Netanyahu parlando davanti ad una platea di attivisti, di lingua francese, del suo partito il Likud – ero non solo primo ministro di Israele ma rappresentante dell’intero popolo ebraico. E non avrò esitazioni a dire ciò che occorre per mettere in guardia contro questo pericolo e prevenirlo”.
A dimostrazione che al momento non c’è alcun ripensamento da parte del premier per una mossa che sta mettendo a dura prova i rapporti con gli Usa, fonti dell’ufficio di Netanyahu hanno anche negato notizie stampa che riferivano di possibili cambi di programma o mediazioni. Le informazioni riferivano di un volontà di abbassare i toni del discorso del premier a Washington in modo da essere meno “partigiano” rispetto a repubblicani e democratici. Così come che l’intervento potesse svolgersi a porte chiuse o che Netanyahu potesse parlare alla Convenzione dell’Aipac (la lobby Usa pro Israele) piuttosto che al Congresso.
Ma il premier sembra aver invece deciso di procedere lungo la sua strada senza riguardo per i numerosi avvertimenti contrari. Già ieri l’opposizione di centro sinistra, Campo Sionista, ha chiesto a Netanyahu di rinunciare ed oggi uno dei suoi leader Tizpi Livni è tornata all’attacco. “Israele – ha detto – sta diventando sempre più isolata e ritira se stessa dal mondo”. “Ci sono cittadini – ha sottolineato Livni – ai quali è stato fatto il lavaggio del cervello in modo da pensare…che il l’intero mondo sia contro di noi”. Alcuni analisti esperti di rapporti Israele-Usa, citati da Ynet, hanno evidenziato le inevitabili conseguenze sullo Stato ebraico del discorso di Netanyahu al Congresso. “Le relazioni tra il premier e Obama – ha avvertito uno dei due, Eytan Gilboa – si sono deteriorate ancora una volta. C’è uno scisma nel Partito democratico e la comunità ebraica è imbarazzata“.
Del resto – dopo che già sia Obama sia il segretario di stato John Kerry hanno annunciato che non incontreranno Netanyahu nel suo viaggio a Washington con la motivazione delle prossimità delle elezioni israeliane – anche il vicepresidente Joe Biden ha fatto sapere che non parteciperà all’appuntamento in Congresso. Da Israele l’ambasciatore Usa Dan Shapiro ha tentato di buttare acqua sul fuoco.”Supereremo tutto questo e continueremo a lavorare insieme – ha detto – senza riguardo al dibattito sul discorso di Netanyahu al Congresso. Il nostro obiettivo è raggiungere un accordo diplomatico che assicuri che l’Iran non abbia bisogno di armi nucleari”.