Claudio Salvagni, legale del muratore di Mapello accusato dell'omicidio della 13enne di Brembate, ha presentato al gip una nuova istanza di scarcerazione: "In un Paese civile sarebbe già libero"
Claudio Salvagni, legale di Massimo Giuseppe Bossetti, ha depositato al gip di Bergamo una nuova richiesta di scarcerazione per il muratore di Mapello. Bossetti è in carcere dal 16 giugno con l’accusa di omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra trovata morta il 26 febbraio del 2011. Al centro della richiesta dell’avvocato, la mancata corrispondenza tra il Dna di Ignoto 1 e quello del suo assistito. “La richiesta – ha spiegato Salvagni – non riguarda le esigenze di custodia cautelare ma entra nel merito dei presunti dubbi sul Dna che, di conseguenza, si possono chiarire attraverso le indagini scientifiche, anche con Bossetti in libertà. In un Paese civile – ha detto l’avvocato – il mio assistito sarebbe in libertà”. Il giudice per le indagini preliminari Ezia Maccora, che l’11 settembre scorso aveva già respinto una richiesta in tal senso, così come i giudici del tribunale del Riesame di Brescia, avrà cinque giorni per decidere.
La nuova istanza di 13 pagine consegnata al gip si basa sulle nuove perizie dei consulenti dell’accusa, in cui si evidenzia l’assenza di peli e capelli di Bossetti sul corpo di Yara: “Nessun reperto pilifero riconducibile all’indagato – si legge – risulta rinvenuto tra quelli presenti sul cadavere della vittima e nelle immediate vicinanze”. La difesa esclude inoltre “in modo categorico” la presenza di tracce della ragazza sugli abiti, gli attrezzi e il furgone sequestrati al 44enne. Proprio il furgone bianco è uno degli elementi che aggrava la posizione di Bossetti: un filmato lo inquadra infatti nei pressi della palestra da cui Yara scomparì il 26 novembre 2010.
Tornando agli accertamenti dell’accusa sul Dna, “l’esito assolutamente negativo costituisce – per la difesa – un rilevante e determinante elemento a favore dell’indagato e, in particolare, un fatto nuovo sopravvenuto, idoneo a contrastare concretamente gli indizi di colpevolezza posti a base della misura restrittiva”. Queste circostanze, secondo i legali del muratore, “minano, senza alcun dubbio, le argomentazioni esternate dall’accusa che, in tali indagini, indicava l’esistenza di rilevanti elementi indiziari. Novità di natura determinante anche alla luce dei nuovi riscontri scientifici”.