“E’ emerso che il livello del lago supera di 10 cm la banchina posta a contorno, ma che l’acqua è comunque contenuta all’interno del bacino. Il sopralluogo ha accertato la presenza di vegetazione, e in particolare di canne, all’interno del canale di collegamento verso il mare. Tale circostanza determina un rallentamento del deflusso delle acque di piena verso il mare. In corrispondenza di un attraversamento stradale si è poi riscontrata una parziale occlusione determinata da materiali di dilavamento provenienti dai versanti circostanti”. A descrivere i risultati del sopralluogo effettuato dai tecnici regionali della Sala operativa di Protezione Civile e del Genio Civile della Regione Campania, l’assessore ai Lavori pubblici e alla Protezione Civile, Edoardo Cosenza. Dopo l’ennesima esondazione del lago d’Averno, tra Lucrino e Cuma, nel puteolano, che ha messo a repentaglio non soltanto le attività commerciali e le abitazioni del lungo lago, ma anche il cd. Tempio di Apollo. Con i proprietari delle prime preoccupati dai danni economici e gli addetti ai lavori allertati dalle ripercussioni che il ristagno delle acque potranno avere sul monumento, sul lato orientale del lago. Il grande complesso termale di età imperiale, che doveva sorgere in prossimità di una sorgente di acque termo-minerali. Il problema del lago d’Averno è dunque la regolazione del deflusso delle acque dai canali, realizzati da Agrippa, al mare. Vegetazione spontanea e rifiuti continuano a costituire il problema principale.
Questa la situazione, nonostante gli interventi dei volontari delle associazioni ambientaliste e quelli della Regione. Quest’ultima nel 2003, con determinazione dirigenziale n. 43 dell’11 settembre, e poi nel 2006, con decreto dirigenziale n. 6 del 1 marzo, aveva approvato “il ripristino provvisorio della funzionalità di un tratto del canale immissario e della vasca di raccolta delle acque meteoriche”. Con un impegno finanziario nel 2006, di 48mila euro. Dopo tre anni di mancata manutenzione, nel marzo 2011 i volontari dei Verdi e del Sole che ride, nonostante la mancata autorizzazione da parte della Regione, hanno provveduto alla ripulitura da canne palustri, pneumatici e sacchetti d’immondizia. Già perché nel novembre 2010 il livello delle acque aveva superato quello degli argini, provocando straripamenti, in particolare nei pressi del cd. Tempio d’Apollo.
Per il Lago, sequestrato nel luglio 2010 dalla Dia di Napoli ad un prestanome del boss dei Casalesi, Giuseppe Setola, una storia recente piena di ombre. Con l’ambiente naturale tutt’altro che tutelato. A dispetto del fatto che il bacino faccia parte dal 2003 del Parco Regionale dei Campi Flegrei. La mancanza di un impianto fognario per gli immobili presenti costituisce evidentemente una criticità irrisolta. In questo contesto anche le testimonianze archeologiche a partire dal cd. Tempio di Apollo, peraltro restaurato dalla Soprintendenza archeologica di Napoli nel 2012, sembrano soffrire. Anche per questo uno dei luoghi più celebri dell’antichità, continua ad essere un pezzo di paesaggio sostanzialmente negato.