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Isis, “jihadisti decapitano 10 persone nel Sinai”. L’accusa: “Erano spie del Mossad”

Il gruppo degli ex Ansar Bait al-Maqdis, affiliato allo Stato Islamico, ha diffuso un video su Twitter che mostra le esecuzioni e le presunte confessioni delle vittime

Non si ferma l’orrore seminato dal fondamentalismo islamico nella penisola del Sinai. Il braccio egiziano dell’Isis ha decapitato 10 persone qualificandole come “spie per il Mossad” e piazzando i corpi sul ciglio di una strada del Sinai settentrionale. Lo riferiscono fonti egiziane segnalando un video che documenta le uccisioni. Il gruppo è quello degli ex Ansar Bait al-Maqdis ormai ribattezzatisi “Stato” o “Provincia del Sinai” (Wilayat Sinai) nel quadro di un’ alleanza-affiliazione con l’Isis annunciata in novembre. Nel video postato sul loro sito si vedono eseguire decapitazione con coltello e corpi con accanto teste in pozze di sangue sul ciglio di una strada. Le fonti precisano che si tratta di quella che collega Rafah, al confine con la Striscia di Gaza, ad Arish. Più che spaventare l’Occidente, lo scopo del video appare quello di dissuadere le popolazioni locali a collaborare con l’esercito egiziano che dà la caccia ai terroristi.

Il filmato è intitolato ‘I crimini dell’alleanza tra l’esercito infedele ebreo contro il nostro popolo nel Sinai 4‘ e mostra i miliziani del gruppo vestiti con mimetiche. Nel video, diffuso tramite un account di Twitter riconducibile alla galassia jihadista, vengono anche riprese le presunte confessioni di sei degli otto uomini giustiziati, che dichiarano appunto di aver collaborato sia con l’Egitto, sia con Israele. Cinque di loro vengono definiti ”agenti dell’esercito egiziano”, uno “agente dell’esercito israeliano”. In momenti e luoghi chiaramente diversi, di giorno e di notte, otto vittime vengono prese una ad una, con le mani legate dietro alla schiena. Uno è anche imbavagliato, forse perché urlava o mordeva la mano del carnefice che, in tenuta mimetica chiara e passamontagna nero, in genere scopre il collo delle vittime prendendole dal mento mentre sta loro di spalle, in almeno un caso salendo coi piedi sulla schiena. Il coltello è di una trentina di centimetri, i decapitati vengono inquadrati anche in primo piano, in sottofondo si sente riecheggiare un canto senza musica. La regia taglia i momenti successivi all’affondo del coltello, ma l’orrore ritorna subito con le teste appoggiate vicino ai piedi, davanti al tronco, sulla schiena: una, male appoggiata, rotola all’indietro.

L’obiettivo di terrorizzare la gente del posto, indicato da tempo dagli analisti, si intuisce vedendo tre corpi deposti ai margini di un incrocio e lungo una strada dove passano auto (fonti informate riconoscono la zona fra Rafah, al confine con la Striscia di Gaza e Arish). Il video, accompagnato in rete da una didascalia che parla di dieci decapitazioni, riporta le presunte confessioni di sei vittime che ammettono di essere “spie del Mossad e delle forze armate egiziane”.

Gli Ansar, secondo una macabra contabilità tenuta da un media egiziano pubblicata a fine gennaio, hanno decapitato almeno 19 persone dal 2013, otto delle quali solo il mese scorso. Un video con esecuzioni di collaborazionisti, uccisi a colpi d’arma da fuoco, era circolato in dicembre ma l’impatto emotivo di questo è chiaramente maggiore. I “Welayet Sinai” fra l’altro avevano rivendicato quattro attacchi coordinati condotti a fine gennaio contro postazioni militari in tre centri della parte settentrionale della penisola causando 32 morti, tra cui alcuni civili. Per numero di vittime e complessità dell’azione, l’attacco era stato il più grave degli ultimi anni. L’esercito aveva risposto con raid che in tre giorni avevano fatto 151 morti fra i jihadisti, risultati in parte anche stranieri. In questa guerra a bassa intensità che soprattutto nell’ultimo anno e mezzo ha causato centinaia di vittime, vi sono stati bombardamenti e scontri a fuoco fra forze armate egiziane e jihadisti anche nelle ultime ore con 17 terroristi uccisi nella zona fra Sheikh Zuweid e Rafah.

Lo scorso 6 febbraio l’esercito egiziano ha condotto un raid antiterrorismo sul Sinai del Nord uccidendo 27 sospetti militanti islamici. Si è trattato di una delle più grandi operazioni di sicurezza condotte di recente dalle forze armate egiziane. Nel mirino degli elicotteri Apache sono finiti obiettivi di Ansar Bayt al-Maqdis.

Fonti delle forze di sicurezza egiziane hanno reso noto che in bombardamenti e scontri a fuoco fra esercito e jihadisti, nel Sinai settentrionale sono stati uccisi “17 terroristi” nella zona fra Sheikh Zuweid e Rafah. Vi sono stati anche sei feriti e 22 arresti. Nelle operazioni seguite all’attacco degli con 32 morti a fine gennaio, fonti militari egiziane sabato avevano segnalato raid che in tre giorni avevano fatto 151 morti fra i jihadisti, risultati in parte anche stranieri.