Si appanna lo charme delle tre signore che governano i grandi paesi dell’America Latina: Dilma Rousseff, Michelle Bachelet, Christina Kirchner. Problemi sui quali incombe l’affievolirsi di economie fino a ieri irresistibili. I riflessi della crisi d’Europa hanno attraversato il mare, Obama punta Asia e Cina e la caduta delle materie prime inquieta i bilanci delle giovani democrazie. Hanno chiuso il 2014 con segni più zero-zero e qualcosa. Bonanza ormai lontana, galoppa l’inflazione male oscuro del passato: 60 per cento nell’Argentina impantanata nel default di 13 anni fa, quei bond spazzatura che una sentenza Usa obbliga a risarcire pronto cassa. Sarebbero campane a morto per la Banca nazionale.
Due anni fa, al suo insediamento, Rousseff l’aveva presentata come simbolo del Brasile in cammino: da “cartonera” nelle favelas al vertice dell’azienda simbolo. Adesso il sospetto di tangenti milionarie. Voci inquietanti la vorrebbero agnello sacrificato per coprire i traffici dell’entourage di Dilma. Impossibile coprire lo scandalo: la procura sta interrogando il tesoriere del Partito dei Lavoratori: mazzette, appalti, solite cose.
Giorni complicati anche per Michelle Bachelet. Sei anni fa aveva lasciato la presidenza del Cile con la popolarità di una star: gradimento all’84 per cento. Ritorna, trionfa, passano pochi mesi e precipita al 45. Un po’ la difficoltà di una coalizione di sette partiti dalla Democrazia cristiana ai comunisti. Soprattutto per non aver armonizzato i sentimenti della gente nelle grandi riforme annunciate durante la campagna elettorale: educazione gratuita, nessuna selezione discriminante degli studenti senza censo, ostacolo fondamentale nel paese dalle umilianti disparità educative. Promesse che andrebbero mantenute ma nei gironi della politica non è facile. Genitori e famiglie pretendono l’abolizione dei contributi statali alle scuole private, malumore che agita il radicalismo del movimento studentesco: torna in piazza dopo aver trascinato la Bachelet alla vittoria. Marciano per contestare le “riforma senza contenuto” mentre Michelle è alle prese con la Chiesa che si oppone alla legge sull’aborto. Querelle che spacca il paese. La potentissima Università Cattolica richiama all’ordine i deputati Dc uniti nella coalizione Bachelet e obbligo all’obiezione di coscienza per ogni medico credente soprattutto se in ombra Opus Dei. Ragazze, intellettuali e università laiche premono sulla presidente: aborto permesso solo nelle cliniche di lusso? Michelle naviga tra una sponda e l’altra mentre affievolisce l’economia del paese, produttore mondiale di rame dal prezzo che precipita.
Il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2015