La Gdf su mandato della procura di Roma ha notificato i primi avvisi di garanzia e l’iscrizione nel registro degli indagati per interruzione di pubblico servizio a tre vigili assenti. Il nucleo antifrodi tecnologiche ha perquisito il primo Gruppo della polizia municipale di Roma Capitale (centro storico), sequestrando copia di tutti i contenuti presenti nei pc e le registrazioni degli accessi alla rete informatica. Siamo alle battute iniziali dell’inchiesta.
Nel mirino della magistratura ci sono altri 28 agenti a rischio procedimento e 31 medici che hanno rilasciato certificati per malattia sulla cui legittimità s’avanzano sospetti. Anche se gli accertamenti sui medici è a tappeto: 600 sanitari sarebbero oggetto di accertamenti da parte della procura. E sul fronte dei vigili c’è anche un post pubblicato in un gruppo chiuso su Facebook, tutto da verificare, che potrebbe far pensare che il numero degli indagati è destinato a salire. Un altro agente municipale – assente la notte del 31 dicembre per donazione del sangue – racconta di avere ricevuto visita all’alba del 9 febbraio di 5 agenti e funzionari del Gat (gruppo anticrimine tecnologico) che avrebbero perquisito la sua abitazione e l’ufficio e sequestrato tutto il materiale informatico in suo possesso. Il racconto si conclude con una chiara accusa al Comando generale con il quale “alcun dialogo e tantomeno accordo è possibile”. Se la versione del vigile è vera, sono almeno in quattro ad aver ricevuto l’avviso di garanzia.
Tutto nasce dall’inchiesta interna del comando generale che non ha dubbi: s’è trattato di sciopero bianco. In una relazione –consegnata al Procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone – il comandante degli agenti della polizia locale di Roma Capitale, Raffaele Clemente, e il suo vice Raffaella Modafferi sostengono: “L’insieme delle condotte assenteistiche prese in esame – si legge nella relazione firmata – fanno ritenere che le stesse siano logicamente collocabili in un quadro motivazionale unitario: impedire il dispiegamento del servizio pianificato per la notte di Capodanno”. E durante l’incontro Clemente aveva dato indicazione di stanare i colpevoli della sollevazione setacciando mail, sms, gruppi sui social network. Ovunque si potessero trovare tracce per una “regia occulta”.
I fatti. Nella relazione si ripercorrono le tappe. Tutto inizia il 17 dicembre, giorno a partire dal quale “emergeva una specifica attività di mobilitazione sindacale volta a rendere impraticabili le consuete scelte operative per i servizi di Capodanno”. Una strategia che secondo il Comando inizia con un primo atto: “l’astensione dagli straordinari” previsti per il 31 dicembre e il primo gennaio. Due giorni dopo, i vertici richiedono i nominativi per il servizio di Capodanno, “le ordinanze sindacali indicevano un’ assemblea”. Per quando? Proprio “per la sera e la notte di Capodanno”, secondo la ricostruzione, aggiungendo che “risultava da subito evidente che tale iniziativa avrebbe reso impossibile espletare le attività previste” per quella ore. Si passa al 27 dicembre data in cui si registra un’assenza totale di adesioni agli straordinari.
Passano 48 ore e il Comando generale, in assenza di straordinari, deve organizzare i turni per la fine dell’anno e l’inizio del 2015. Siamo al 29 dicembre e “a partire dalle ore 14 cominciano ad arrivare segnalazioni di malattia” che seguono copiose: 767 forfait, di cui 571 per malattia, 63 per donazione del sangue, 81 per la legge 104 (assistenza familiare a disabile) e 23 permessi per gravi motivi familiari. Cifre spaventose che fanno pensare a “un quadro motivazionale unitario: impedire il dispiegamento del servizio pianificato per la notte di Capodanno”.
Parallelamente all’inchiesta della magistratura, c’è anche quella della commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero che sta preparando una sua relazione che sarà a breve conclusa. Nel frattempo sono ultimati i preparativi per la manifestazione nazionale indetta dall’Ospol –Csa che prevede la presenza di circa 15 mila vigili in sciopero per il riconoscimento di tutti i diritti mancanti che la polizia locale soffre in tutta Italia”.