Un boccale bello pieno capace di lavare via tutti i pregiudizi di un mondo, quello degli amanti della birra, a prevalenza maschile quando non maschilista. Dentro c’è “We Can Do It”, una birra speciale perché prodotta interamente ed esclusivamente da donne. Tutto questo accade in Svezia, più precisamente a Goteborg, grazie al gruppo “FemAle” (gioco di parole tra l’aggettivo “female”, femminile in inglese, e “Ale”, termine con cui si designano determinati tipi di birre) che comprende numerose appassionate della più classica bevanda da pub stanche di dover regolarmente affrontare lo scetticismo e l’ironia di testosteronici presunti intenditori che le invitavano a provare una bevanda più adatta a loro.
La fondatrice dell’agguerrito gruppo è la 25enne Elin Carlsson, che nella vita si occupa di verniciare vetture in una fabbrica di automobili, e che ha spiegato la filosofia del progetto a “The Guardian”: «We Can Do It non è una birra femminile – ha sottolineato – ma una birra prodotta da donne che chiunque può bere. Qui non c’entra il femminismo ma l’uguaglianza. Volevamo dimostrare di essere in grado di farlo». Per dare vita al progetto FemAle si è appoggiata al locale microbirrificio indipendente Ocean, producendo 1.600 litri della propria birra. La ricetta è stata creata da Felicia Nordstrom, lavoratrice di un bar dove troppo spesso si è sentita dire “ma cosa ne sai tu di birra, dolcezza?”. Il risultato è stato una Pale Ale da 4,6 gradi prodotta utilizzando tre malti (Maris Otter, Amber, Thomas Fawcett) e le varietà di luppolo Galaxy e Cascade. Quella prodotta finora è stata praticamente già tutta venduta, ed altri birrifici si sono proposti a FemAle per creare nuove collaborazioni.
Il messaggio che We Can Do It vuole portare risulta ben chiaro fin dalle bottiglie che riportano l’immagine di Rosie the Riveter, una storica icona che durante la Seconda Guerra Mondiale ha rappresentato la forza delle donne che lavoravano nelle fabbriche prendendo il posto degli uomini impegnati al fronte. «Le donne spesso preferiscono un calice di vino perché non conoscono il mondo della birra e non sanno quale ordinare – ha aggiunto Elin Carlsson – noi stiamo offrendo loro una nuova possibilità». Che può aprire una nuova fetta di mercato per il settore: «Portate madri, sorelle, fidanzate, zie e nonne. Così tutte insieme potremo imparare di più sulla birra».
www.puntarellarossa.it
Piacere quotidiano
We Can Do It, in Svezia la birra la fanno le donne
A Goteborg il gruppo FemAle ha deciso di combattere tutti i più classici stereotipi maschilisti del mondo brassicolo producendo una propria Pale Ale
Un boccale bello pieno capace di lavare via tutti i pregiudizi di un mondo, quello degli amanti della birra, a prevalenza maschile quando non maschilista. Dentro c’è “We Can Do It”, una birra speciale perché prodotta interamente ed esclusivamente da donne. Tutto questo accade in Svezia, più precisamente a Goteborg, grazie al gruppo “FemAle” (gioco di parole tra l’aggettivo “female”, femminile in inglese, e “Ale”, termine con cui si designano determinati tipi di birre) che comprende numerose appassionate della più classica bevanda da pub stanche di dover regolarmente affrontare lo scetticismo e l’ironia di testosteronici presunti intenditori che le invitavano a provare una bevanda più adatta a loro.
La fondatrice dell’agguerrito gruppo è la 25enne Elin Carlsson, che nella vita si occupa di verniciare vetture in una fabbrica di automobili, e che ha spiegato la filosofia del progetto a “The Guardian”: «We Can Do It non è una birra femminile – ha sottolineato – ma una birra prodotta da donne che chiunque può bere. Qui non c’entra il femminismo ma l’uguaglianza. Volevamo dimostrare di essere in grado di farlo». Per dare vita al progetto FemAle si è appoggiata al locale microbirrificio indipendente Ocean, producendo 1.600 litri della propria birra. La ricetta è stata creata da Felicia Nordstrom, lavoratrice di un bar dove troppo spesso si è sentita dire “ma cosa ne sai tu di birra, dolcezza?”. Il risultato è stato una Pale Ale da 4,6 gradi prodotta utilizzando tre malti (Maris Otter, Amber, Thomas Fawcett) e le varietà di luppolo Galaxy e Cascade. Quella prodotta finora è stata praticamente già tutta venduta, ed altri birrifici si sono proposti a FemAle per creare nuove collaborazioni.
Il messaggio che We Can Do It vuole portare risulta ben chiaro fin dalle bottiglie che riportano l’immagine di Rosie the Riveter, una storica icona che durante la Seconda Guerra Mondiale ha rappresentato la forza delle donne che lavoravano nelle fabbriche prendendo il posto degli uomini impegnati al fronte. «Le donne spesso preferiscono un calice di vino perché non conoscono il mondo della birra e non sanno quale ordinare – ha aggiunto Elin Carlsson – noi stiamo offrendo loro una nuova possibilità». Che può aprire una nuova fetta di mercato per il settore: «Portate madri, sorelle, fidanzate, zie e nonne. Così tutte insieme potremo imparare di più sulla birra».
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Israele, terremoto allo Shin Bet: Netanyahu silura il capo Bar e denuncia il suo predecessore
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Il presidente del partito israeliano Unità Nazionale, Benny Gantz, definisce il licenziamento, da parte del premier Benjamin Netanyahu, del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, "un colpo diretto alla sicurezza dello Stato e allo smantellamento dell'unità nella società israeliana per ragioni politiche e personali".
Anche il presidente di Yisrael Beytenu, Avigdor Liberman, condanna la decisione, dichiarando che se il Primo Ministro Netanyahu “avesse combattuto Hamas con la stessa determinazione con cui sta combattendo il capo dello Shin Bet, l'ufficio del Procuratore generale e il sistema giudiziario, l'olocausto del 7 ottobre sarebbe stato impedito”.
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - La Russia ha ripetutamente affermato che non dovrebbero esserci “forze di peacekeeping” della Nato in Ucraina. E se l'Alleanza decidesse di aiutare Kiev in questo modo, significherebbe la guerra. Lo ha affermato su X il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato la sua intenzione di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e di averlo "informato che la prossima settimana presenterà una proposta al governo per porre fine al suo mandato".
In una dichiarazione successiva, Netanyahu ha spiegato: “In ogni momento, ma soprattutto durante una guerra esistenziale come quella che stiamo affrontando, deve esserci piena fiducia tra il primo ministro e il capo dello Shin Bet. "Ma sfortunatamente, la situazione è l'opposto: non ho questa fiducia. Nutro una sfiducia continua nel capo dello Shin Bet, una sfiducia che è solo cresciuta nel tempo".
(Adnkronos) - "Il nemico americano ha lanciato un'aggressione palese contro il nostro Paese nelle ultime ore con oltre 47 attacchi aerei", si legge nella dichiarazione. In risposta, "le Forze Armate hanno condotto un'operazione militare specifica prendendo di mira la portaerei americana USS Harry S. Truman e le sue navi da guerra nel Mar Rosso settentrionale con 18 missili balistici e da crociera e un drone".
"Con l'aiuto di Allah Onnipotente", prosegue la dichiarazione, "le forze armate yemenite continueranno a imporre un blocco navale al nemico israeliano e a vietare alle sue navi di entrare nella zona di operazioni dichiarata finché gli aiuti e i beni di prima necessità non saranno consegnati alla Striscia di Gaza".
Sana'a, 16 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno risposto ai bombardamenti americani sullo Yemen attaccando la USS Harry S. Truman nel Mar Rosso con missili balistici e un drone. Lo rivendica il portavoce del gruppo yemenita.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - La polizia israeliana ha aperto un'indagine sull'ex capo dell'agenzia di sicurezza Shin Bet, Nadav Argaman, dopo che venerdì il primo ministro Benjamin Netanyahu ha presentato una denuncia.
Il premier israeliano ha accusato Argaman di ricatto e reati legati alla legge che riguarda lo Shin Bet, che proibisce ai dipendenti dell'organizzazione di divulgare informazioni ottenute nell'ambito del loro lavoro.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un abitante di Gaza, che stava "tentando di piazzare ordigni esplosivi" nei pressi del corridoio di Netzarim, è stato ucciso. Lo riferisce l'esercito israeliano.