Si tratta della gara per ripulire gli appartamenti popolari sgomberati. Il bando è biennale e vale otto milioni di euro. Dal 2004 al 2014 vince sempre la Rrs di Buccinasco. Tra i soci Paolo Genovese e Bruno Greco recentemente coinvolti in importanti indagini di corruzione
Appalto biennale. Totale: otto milioni di euro. Lavoro non facile, va detto. Bisogna portare via le masserizie dalle case popolari sgomberate, ripulire e preparare per i fabbri che blinderanno l’appartamento. Appalto rigorosamente pubblico. In rubrica va sotto il nome di Escomi. A bandirlo è l’azienda lombarda che gestisce le case popolari. Si presume con crismi e contrappesi. Non pare così. Almeno a partire dal 2004 e fino al 2014. Che succede? Dal 2004 in poi, infatti, a incassare il denaro pubblico impiegato dall’Aler è una sola azienda. E se il primo biennio è coperto dal bando, resta da capire com’è stato possibile che per i successivi otto anni le gare per gli Escomi (totale 28 milioni di euro) siano finite sempre alla Rrs srl, società di pulizia con sede a Buccinasco, hinterland a sud di Milano. Secondo quanto risulta al Fatto.it, i lavori in certi casi sono stati prorogati ben oltre i sei mesi previsti dal Consiglio di Stato, mentre in altri casi il bando di gara contava una sola azienda invitata e, naturalmente, una sola azienda ammessa. Sempre la Rrs. Insomma, il sospetto forte è che per dieci anni un appalto milionario sia stato affidato senza seguire le procedure amministrative e la legge sugli appalti. Il tutto sotto l’ombrello della direzione generale di Aler rappresentata fino al 2013 dall’avvocato Domenico Ippolito, il quale, dopo aver lasciato la poltrona di dg attualmente ricopre tre ruoli direttivi: appalti, assunzioni e ufficio legale. La vicenda è talmente oscura che pochi giorni fa la stessa Commissione d’inchiesta regionale su Aler ha fatto richiesta all’azienda pubblica di aver gli atti delle gare.
Di chi è questa srl specializzata in pulizie, raccolta di rifiuti, spurghi e altro? La quota maggioritaria appartiene a Paolo Genovese, salernitano classe ’55. Nel 2013 Genovese, assieme alla sua Rrs, finisce coinvolto nell’inchiesta della procura di Monza che indaga sulla ditta Sangalli e sui rapporti con la politica locale. Secondo l’accusa, Genovese, assieme ad altri, avrebbe pilotato la gara per l’appalto biennale (spurgo della rete fognaria) indetto dalla società pubblica Metropolitana Milanese. La Guardia di Finanza intercetta centinaia di telefonate. Emerge il rapporto storico tra Genovese e Giorgio Foglia (non indagato). Tra i due l’amicizia è antica e risale ai primi anni Novanta, quando Genovese gestiva una cooperativa di pulizie all’interno dell’ospedale San Paolo di Milano.
In tempi più recenti Foglia entra negli assetti societari del gruppo gestito da Genovese. Fino a diventarne una sorta di “factotum”. O almeno così lo descrive in un’intercettazione l’imprenditore Stefano Stucchi (indagato) “il quale – si legge in una nota della Finanza – riferiva che Foglia da sempre era stato utilizzato da Genovese per tutti i lavori sporchi (…) demandato, negli anni, a distribuire le varie tangenti per canto della Rrs”. E ancora: “In particolare emergeva che lo stesso avrebbe consegnato alcune mazzette anche a Domenico Zambetti, ex assessore della Regione Lombardia con delega alla Casa, arrestato nel 2012 con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso”. Nei compiti istituzionali di Zambetti, fino al suo arresto, rientrava anche la delega per le case popolari. Nel luglio del 2009 (Zambetti all’epoca era però assessore all’Artigianato), si legge sempre negli atti dell’indagine monzese, la Rrs vince con Aler un appalto da cinque milioni. Si tratta, naturalmente, della gara per gli Escomi. Socio di minoranza della srl in questione è Bruno Greco, imprenditore noto alle ultime cronache giudiziarie per essere stato coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta cupola che voleva spartirsi gli appalti di Expo. Secondo quanto ricostruito dalla procura di Milano, infatti, Greco assieme a Enzo Costa, suo socio in alcune immobiliari, avrebbe pagato tangenti all’ex Dc Gianstefano Frigerio.
Torniamo allora agli Escomi. A riprova di questa inusuale continuità, ecco l’esito della gara del 2 ottobre 2014. Vince la Rrs srl. Il bando però passa con riserva. Quindi viene annullato. Il motivo: la fine della convenzione con cui la Regione ha gestito gli immobili popolari di proprietà comunale. Nel frattempo, però, il settore appalti di Aler diretto da Domenico Ippolito, attraverso una procedura negoziata regolata dall’articolo 57 (basata sull’urgenza), affida alla Rrs due gare da 200mila euro ciascuna sempre per “il servizio Escomi”. La Rrs, esclusa dall’appalto principale, rientra così dalla finestra. E il modo migliore è quello di utilizzare l’escamotage della massima urgenza, non sempre, però, motivata adeguatamente sui documenti delle gare. Il dato viene confermato dall’Aler che in una nota inviata al Fatto riassume così la vicenda Escomi: “Aler attraverso bando di gara pubblica, con procedura aperta (repertorio 70/2004), durata biennale prorogabile, ha aggiudicato nel 2004 all’unico raggruppamento partecipante Rrs Srl e Dierre Spa il servizio di Escomi, che ha avuto durata sino al 2009. Sempre con bando pubblico è stata avviata una nuova procedura aperta per lo stesso servizio, con numero di repertorio 17/2009 e durata biennale prorogabile, aggiudicato a Rrs come unico partecipante insieme alle ausiliarie Consorzio Lombardo Cooperative e Decorato Trasporti e Traslochi Srl. La proroga ha coperto sino al 31 ottobre 2014”. Come si vede si tratta di proroghe che vanno ben oltre i sei mesi previsti. E ancora: dopo il blocco della gara la stessa Rrs ha fatto ricorso al Tar e pochi giorni fa, a quanto risulta al Fatto.it, il Consiglio di Stato ha dato ragione all’azienda. Di più: nell’appalto del 2009, con Rrs vince Colocoop, società riconducibile a Bruno Greco e che recentemente ha avuto un’interdittiva antimafia.
Del resto il singolare monopolio dell’azienda in questo settore era già stato evidenziato nell’inchiesta della procura di Milano che recentemente ha portato alla condanna di alcuni ex funzionari di Aler. L’indagine nacque da un esposto di Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos Racket e Usura. Sul tavolo del pm Antonio Sangermano finirono le rivelazioni di un imprenditore calabrese, il quale, oltre che degli appalti sul verde, parlava degli Escomi. “La fonte – si legge negli atti d’indagine – riferiva al Manzi che da anni l’unica partecipante alle gare bandite dall’Aler è la società Rrs anch’essa presumibilmente legata a Ippolito. I bandi di gara per gli sgomberi sarebbero costruiti su misura per la Rrs in maniera tale da permettere solo a quest’ultima di avere i requisiti per parteciparvi”. Eppure, nonostante la notizia circostanziata e nonostante la fonte fosse ritenuta credibile dagli investigatori, di quel filone d’indagine si sono perse le tracce.
AGGIORNAMENTO
Nell’ottobre 2016 Enzo Costa e Bruno Greco hanno patteggiato rispettivamente 5 e 6 mesi di reclusione per le accuse di traffico di influenze illecite