Annamaria Franzoni, la mamma di Cogne condannata nel 2008 a 16 anni di reclusione per l’omicidio del figlio Samuele, potrebbe non rimanere ai domiciliari. Lo ha stabilito la Prima sezione penale della Cassazione che, accogliendo il ricorso della Procura di Bologna che chiedeva che la Franzoni tornasse in carcere, ha disposto un nuovo esame davanti al tribunale di sorveglianza di Bologna. La Procura del capoluogo emiliano aveva fatto ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale di sorveglianza di Bologna che, il 24 giugno 2014, ha concesso i domiciliari alla Franzoni vietandole di tornare a Cogne.
Franzoni dal 2008 è stata detenuta nel carcere della Dozza e si trova ai domiciliari nella casa di Ripoli Santa Cristina dallo scorso 26 giugno. Secondo la Procura di Bologna la Franzoni poteva proseguire la psicoterapia anche in carcere. Oggi la decisione della Cassazione che, accogliendo il ricorso del pm di Bologna, rimette in discussione l’attuale situazione di Annamaria Franzoni.
Per quanto riguarda il parere espresso dal procuratore generale Francesco Salzano, la sua requisitoria scritta si è espressa per il proseguimento dell’istanza presentata dalla Franzoni e ha concordato con le valutazioni della Sorveglianza di Bologna che l’ha accolta. Invece, per la Procura generale di Bologna l’istanza deve essere dichiarata inammissibile perché la detenzione domiciliare speciale non può essere concessa per chi ha figli con età superiore ai 10 anni, come nel caso del figlio minore della Franzoni, per il Pg della Cassazione – invece – è ammissibile in quanto presentata il 10 giugno 2012, prima del compimento dell’età limite. Il ritardo, nell’invio della richiesta, secondo i pg Salzano, non può essere addebitato ad una colpa della Franzoni. Per quanto poi riguarda la pericolosità sociale della Franzoni, per il Pg della Cassazione la donna ha una “residua pericolosità sociale” che corrisponde a quella di “soggetti senza storia criminale”. Attualmente la Franzoni ha anche ottenuto dal tribunale di sorveglianza il permesso di uscire di casa quattro ore al giorno, senza però “allontanarsi dal territorio della provincia di Bologna”.