Cultura

Sanremo 2015, le pagelle della prima serata

Prima serata in archivio e mi aspettavo davvero molto molto peggio. Qualche giorno fa avevo scritto le pagelle preventive e direi che le previsioni sono state abbastanza rispettate, con qualche eccezione. Musicalmente c’è quel che ci si aspetta da SanRemo 1964/74/84/94, scegliete voi.

Tanto è sempre uguale. Nei testi ovviamente una banalità sconcertante col binomio cuore-amore ancora a fracassarci le sinapsi e altro. Gli archi sempre uguali, le voci sempre uguali, le climax sempre uguali a fare il resto. A corredo del tutto: un imbarazzante Siani in grado di far schizzare alle stelle le indicazioni di voto alla Lega Nord/informarmi se ci fosse un numero a cui mandare un sms per eliminarlo, gli Imagine Dragons – nome da band deathmetal irlandese e musica da galline strozzate -, il gruppo comico dei Boiler che in effetti hanno lessato il lessabile, l’inesauribile signor Anania con tanto di medaglia da attaccarsi al petto: l’endorsement di Adinolfi, il medley che ritorna di moda grazie a Tiziano Ferro e la reunion di Al Bano e Romina, effettivamente commovente.

Chiara: Straordinario – Pezzo ordinario al massimo grado. Essendo di Chiara quasi ci si accontenta. Voto 5.5.

Gianluca Grignani: Sogni infranti – Musicalmente banalissimo però gira bene. Occasione persa perché non si capisce che cosa dica. Se qualcuno ha intuito le parole – biascicatissime – faccia un fischio. Voto 5.5.

Alex Britti: Un attimo importante – Imbarazzanti le stecche, imbarazzante e imbalsamatissimo il pezzo, imbarazzante l’outfit che pare uscito da Mas. Chi abita a Roma, sa. Voto 3.

Malika Ayane: Adesso e qui  – Pezzo che avrebbe sarebbe parso demodè anche quarant’anni fa. Peccato perché dietro c’è Pacifico e insomma gli si vuole bene. Il problema è che non è nemmeno catchy. Un buco su tutta la linea. Voto 2.

Malika Ayane

Dear Jack: Il mondo esplode tranne noi – Anche loro retrogradi come non ci fosse un domani. Pop-rock fintamente giovane e ruuuuock che a confronto i Boyzone paiono dei giganti. Voto 2.

Lara Fabian: Voce – Decisamente il pezzo più brutto del festival. Una nenia che pare plagiata da un film a caso della Disney. Lei che pare uscita dal Madame Tussauds. La musica? Anche. Voto 1.

Nek:  Fatti avanti amore – Qui si accelera. Laffranchi del Corriere parlava di edm/dance, che è ovviamente un eufemismo. Però il taglio elettronico c’è, il pezzo scorre via agilissimo e pare di ascoltare i Coldplay a doppia velocità. Cosa che, a confronto degli altri, lo fa sembrare quasi un gigante. Voto 8.

Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi: Io sono una finestra – Coruzzi/Platinette – abbigliato/stravaccato come solo Homer Simpsons appena rincasato da Moe – non sa cantare, la Di Michele che scrive un pezzo perfetto per SottoVoce di Marzullo. Il testo è pure delicato ed è stato inserito proprio per sensibilizzarci tutti su un tema sociale a caso come ogni edizione esige. Pianobar approved. Voto 3.

Annalisa: Una finestra tra le stelle – Anche qui siamo dalle parti della scopiazzatura Disney. Archi come se piovesse e ci senti sotto sotto quel mood Mengoni. Quindi può anche vincere. Il pezzo rimane stucchevolissimo. I vostri trigliceridi non ringraziano. Voto 3.

Nesli: ‘Buona fortuna amore‘ – Una minima speranza ce l’avevo. Nesli è riuscito ad annullarla già nella prima strofa. Non male direi. Non aspettatevi il rap, ma un pezzo-grandeur assolutamente uguale a diecimila altri. E’ il fratello di Fabri Fibra. Nel bene come nel male si nota. Voto 3.

Si chiude così la serata. Parte SottoVoce speciale Sanremo curato su Rai1 da Marzullo. Ospiti? Don Backy e altri baldi giovanotti scongelati apposta per l’occasione. Vabbè, mica vi aspettavate altro?