Ieri sera a Sanremo, insieme alla canzone italiana, è andata in scena la famiglia italiana. Quella straordinariamente ma (sottinteso) altrettanto naturalmente, formata da 16 figli. Quella che viene portata ad esempio, perché sicuramente è un caso straordinario, ma (il messaggio dietro le righe era esplicito) comunque un modello. Quella che d’improvviso disegna sul piccolo schermo genitori di seria A e di serie B, quest’ultimi sono quelli che non hanno voluto rischiare.
Già è vero, 16 figli, tanto di cappello. Solo una puntualizzazione. Non si tratta di coraggio, né di naturalezza. Per loro si tratta di fede e la fede non è né un dovere o un obbligo costituzionale, né un diritto acquisito, né non può essere portata da esempio. Men che meno in prima serata, sul primo canale di una tv pubblica, in mondo visione. Se per alcuni esiste la Provvidenza, a tutti gli altri che rimane? L’Italia del family day, di Sanremo, Dio e le famiglie numerose, è la stessa che lascia a casa le donne quando diventano madri, perché non sono più produttive. E dopo aver lasciato a casa le madri, lascia a casa dall’asilo anche i figli. L’Italia delle dimissioni in bianco, del congedo parentale maschile di un giorno (a fronte, ad esempio, dei 480 giorni svedesi, di cui almeno 60 usufruiti dai papà). L’Italia dei padri assenti perché la genitorialità è culturalmente imposta come un’attività di cura al femminile. L ’Italia di Save the Children, che disegna l’Atlante dell’infanzia a rischio dove la mancanza degli spazi di socialità dedicati ai più piccoli, sta determinando un impoverimento sociale, culturale ed economico senza precedenti. L’Italia del rapporto “Mamme nella crisi”, sempre di Save the Chidren, secondo cui l’indice di povertà della madre è il primo fattore di impoverimento dei figli. Il Paese dove quasi 2 donne su 3 sono senza lavoro se ci sono 2 figli e dove 800.000 mamme hanno dichiarato di essere state licenziate durante la maternità. Il Paese degli 80 euro di Renzi alle neo mamme (solo per i figli nati nel 2015, a fronte di riforme sociali senza precedenti come quelle tedesche.
Era compito di Sanremo dire tutto questo? Magari no, ma neanche di venirci a dire in prima serata quanti figli sia giusto fare o quanto sia esemplare farne molti. Non spacciateci la normalità per norma. La vera norma sono i genitori precari, senza nido, senza contratto e senza welfare e le gravidanza precarie, quelle dai mille lavori e dai mille euro al mese.
Nessuno può dirci quanti figli avere, che siano 16 o tre. Nessuno può lanciare (in modo più o meno subdolo) un messaggio del genere. Anche perché i numeri che pesano sono altri e raccontano di un crollo demografico senza precedenti nel 2013, dove si è toccato il minimo storico di 514mila nuovi nati in Italia (42 mila in meno rispetto all’anno precedenti). E non sarà Sanremo a raccontarci che con tanti figli è difficile certo, ma che in fondo è possibile rischiare. La maternità e la paternità sono prima di tutto una scelta individuale e un diritto e non dovrebbero mai implicare un rischio. Soprattutto il rischio di povertà.