Narrano le cronache degli anni immediatamente precedenti allo scoppio della prima guerra mondiale, della quale si è recentemente commemorato il centenario, come tale guerra scoppiasse in modo del tutto imprevisto, prendendo completamente alla sprovvista l’opinione pubblica incredula dell’uno e dell’altro blocco.
La guerra, in effetti, è fenomeno talmente assurdo che si stenta a credervi. Eppure essa costituisce una costante disgraziata della storia del genere umano, cambiano solo gli strumenti di distruzione e di morte, divenuti sempre più potenti e sofisticati, al punto che è oggi ben possibile lo sterminio totale di tale genere.
Pensieri che sarebbe ben il caso di consegnare ai posteri, se mai ce ne saranno, nel momento in cui si confrontano a Minsk, sull’avvenire dell’Ucraina, dell’Europa e del mondo, i detentori del potere supremo, appartengano essi a Russia, Stati Uniti, Germania o Francia.
Sono rimasto particolarmente colpito da una dichiarazione di qualche giorno fa di Hollande. Questo personaggio apparentemente mite, in netta crisi di consensi e dimostratosi incapace di adempiere alle numerose promesse fatte prima della sua elezione, insomma, un politico davvero privo di carisma, di inventiva e di originalità, ha detto chiaro e tondo che se non ci sarà l’intesa ci sarà la guerra.
Grottesca dichiarazione questa di Hollande, per la tremenda leggerezza e direi criminale superficialità con la quale si evoca la possibilità di una scelta che potrebbe riportare l’intera Europa e buona parte del resto del mondo all’età della pietra.
Bisogna poi stare bene attenti a riprodurre meccanicamente lo schemino secondo il quale tutte le colpe sono dalla parte di Putin e tutte le ragioni da parte della NATO. Se infatti si accede a questo modo di pensare, diventa addirittura logico ipotizzare la guerra.
In realtà la situazione dell’Ucraina e le motivazioni del suo conflitto sono ben più complesse. Alla radice di tutto c’è, a ben vedere, l’incapacità dell’Europa di muoversi in modo autonomo e coerente sullo scacchiere mondiale. Come sottolinea giustamente Tommaso Di Francesco sul manifesto di oggi, fu proprio l’Unione europea a non accogliere a suo tempo l’appello di Yanukovich a un maggiore sostegno economico che fosse però compatibile con lo sviluppo di buoni rapporti con la Russia. In seguito a tale rifiuto Yanukovich si buttò decisamente dalla parte di Mosca e si registrò la reazione di Maidan con il rovesciamento del governo, alla base dell’attuale sanguinosa spaccatura del Paese, della secessione della Crimea e del conflitto nel Donbass.
Una politica, quella europea, che si può definire come minimo schizoide e non risponde ad alcuna razionalità politica e strategica, non dico di lungo, ma neanche di medio o breve periodo.
Certamente, anche Putin ha le sue colpe. Ma bisogna prendere atto del fatto che si sta verificando quel vero e proprio accerchiamento della Russia che ai tempi della riunificazione tedesca tutti si erano solennemente impegnati a scongiurare. Sullo sfondo, del resto, e questo non bisogna mai dimenticarlo, c’è quello che la rivista Limes definisce il vero scontro strategico dei nostri tempi, quello fra Cina e Stati Uniti.
Occorre sfuggire alla logica di questo scontro, nell’interesse dei popoli europei. Nell’interesse della pace, della democrazia e della prosperità economica occorre oggi trovare la strada della riconciliazione con la Russia, che passa attraverso un’Ucraina federale e non allineata che sia un ponte fra Europa e Russia.
Ciò però richiede a sua volta un’Unione europea radicalmente diversa da quella attuale, non subordinata ai diktat di Nato e Stati Uniti e capace di una propria politica estera autonoma. Anche da questo punto di vista, il governo Tsipras, rifiutando le sanzioni nei confronti della Russia, indica la strada. La solidarietà con la Grecia assume quindi un significato importante e positivo anche da questo fondamentale punto di vista. Dissociarsi dalla logica della guerra è necessario e urgente. Domani potrebbe essere troppo tardi.