Quando il premier Matteo Renzi indica, e lo fa in continuazione, come unico orizzonte per le prossime elezioni politiche il 2018 c’è l’ex Cavaliere che sorride. Perché che il patto del Nazareno sia incrinato, rotto, sospeso oppure sempre vivo, Silvio Berlusconi, a partire dal 9 marzo 2018, potrà chiedere di essere riabilitato, visto che il giudice di Sorveglianza di Milano gli ha concesso la liberazione anticipata. L’articolo 179 del codice penale in questo senso è chiaro: trascorsi i tre anni il condannato può chiedere la riabilitazione. Una sentenza, in questo senso, restituirebbe al leader di Forza Italia quella candidabilità scippatagli dalle legge Severino che impedisce a un condannato di essere eletto per sei anni dopo un verdetto di colpevolezza passato in giudicato.
E gli altri processi? Il condannato di Arcore per frode fiscale è anche indagato o imputato in altre inchieste e procedimenti: c’è la corruzione in atti giudiziari strascico delle sentenze Ruby, c’è la corruzione a Napoli per la compravendita dei senatori, c’è lo scandalo escort… Ma sono tutti giudizi a venire o comunque lontani dalla Cassazione. E poi in tasca, anzi nel carnet Berlusconi per ora ha inserito la sentenza di innocenza incassata in secondo grado dalle accuse di concussione e prostituzione minorile nel processo sulle cene eleganti. La riabilitazione è infatti concessa “quando siano decorsi almeno tre anni dal giorno in cui la pena principale sia stata eseguita o si sia in altro modo estinta, e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta”.
Quella della riabilitazione è l’unica vera chance per Berlusconi perché se è vero che rimane ancora da definire il ricorso alla Corte di Giustizia europea per l’annullamento della sentenza Mediaset, la prospettiva di un accoglimento dell’istanza a una conseguente previsione del processo appare difficile. Il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo fu depositato anche alla Giunta per le Immunità per bloccare la procedura di decadenza. Per ora la Corte si è limitata a dichiarare l’ammissibilità del ricorso di Berlusconi, ma se gli desse ragione condannerebbe l’Italia a risarcirgli il danno. Un’eventuale pronuncia favorevole di Strasburgo, comunque, avrebbe un effetto più appetibile per l’ex Cavaliere perché consentirebbe la revisione del processo. Incassato il via libera di Strasburgo l’istanza di revisione andrebbe presentata alla Corte d’appello competente; e in caso di accoglimento si rifarebbe il processo.
La grazia invano attesa da Giorgio Napolitano difficilmente potrà arrivare dal nuovo inquilino del Quirinale, anche se Sergio Mattarella ha invitato Berlusconi alla cerimonia di insediamento. Comunque tra i dossier ereditati dal neo capo dello Stato ci sono anche quelli relativi alle domande di grazia. Dove non c’è una istanza di Berlusconi, che ha sempre affermato di pretendere un atto di clemenza del Colle motu proprio.
La questione riabilitazione e la sopravvivenza del governo Renzi fino alla primavera del 2018 – quando Berlusconi avrà peraltro 82 anni – potrebbe diventare fondamentale per l’ex presidente del Consiglio. Soprattutto ora che la maggioranza pare intenzionata a retrocedere sulla “salva-Berlusconi”. Cioè il decreto di attuazione della delega fiscale che per la frode introduceva la soglia di non punibilità del 3%, cosa che avrebbe permesso a Berlusconi di chiedere la decadenza del verdetto Mediaset per estinzione del reato. Le immediate polemiche hanno imposto al governo Renzi a spostare la discussione del decreto a dopo le elezioni del presidente della Repubblica. Messo in calendario in un primo tempo al Consiglio dei ministri del 20 febbraio, il provvedimento ha poi subito uno slittamento a data da destinarsi. Quando, secondo i rumor romani, la frode fiscale sarà esclusa dalla lista dei reati cui verrà applicata la soglia. Lasciando di fatto Berlusconi ancora pregiudicato e non candidabile.