SELMA di Ava Duvernay – Usa 2014, dur. 127 – Con David Oyelowo, Tom Wilkinson
La visione del profeta da vicino. Nonostante il titolo geografico sviante, Selma è il biopic che mancava su Martin Luther King. L’episodio storico delle tre marce pacifiche del 1964 nella piccola cittadina dell’Alabama, con cui la comunità afroamericana cerca di ottenere un effettivo diritto di voto, è un pretesto per un vertiginoso manuale di regia fisica e muscolare. Da un lato il corpo a corpo tra bifolchi razzisti bianchi assassini e neri che subiscono passivamente l’inferno; dall’altro il corpo salvifico del reverendo che con sermoni ed “alleluia” orienta protesta, senso democratico del discorso, e destino di un popolo. La macchina da presa di Duvernay è tutta in funzione di questo continuo ed impercettibile avvicinamento materiale ai corpi, e al corpo santo del capo, che popolano il racconto. I diritti civili sono battaglie sicuramente per gente coraggiosa, ma doverosamente credente. David Oyelowo, Tom Wilkinson e Tim Roth (rispettivamente King, il presidente Johnson e il governatore Wallace – tre americani del profondo Sud) sono attori inglesi.
3/5
TIMBUKTU di Abderrahame Sissako – Francia/Mauritania (2014), dur. 97 – Con Abel Jafri e Ibrahim Ahmed
Equivoci da scansare: Timbuktu non è né la cartolina esotica dell’Africa occidentale, né un banale j’accuse a tesi contro gli ottusi jihadisti. Qui parliamo di cinema dall’abbacinante purezza di sguardo e dal delicato equilibrio etico nella messa in scena. L’improvvisa occupazione della storica città del Mali da parte di un gruppo fondamentalista dell’Isis è l’impalcatura drammaturgica su cui Sissako tesse gradualmente il tema portante: la perdita della naturale armonia dell’uomo. I folli con mitra proibiscono la musica, il calcio, obbligano le donne ad indossare i guanti, frustano e lapidano sulla pubblica piazza, ma non riescono nemmeno a rispettare le loro regole: vedi il leader che fuma di nascosto, o il ragazzino che non riesce a recitare le parole d’ordine di guerra per un video amatoriale. Il generale inasprimento della tensione finisce per trasformare l’omicidio involontario di un pastore, da parte di un suo giovane dirimpettaio di duna, nella perdita definitiva dell’innocenza e della speranza per l’intera popolazione del luogo. Solo i grandi maestri del cinema sanno raccontare tragedie universali così devastanti senza risultare patetici relativisti. Imperdibile finché rimane in (pochissime) sale.
4/5
WHIPLASH di Damien Chazelle – Usa 2014, dur.107 – Con Miles Teller e J.K.Simmons
Datemi una bacchetta della batteria e vi solleverò il mondo. Il 19enne dalle mani d’oro e dal ritmo nelle vene incontra il maestro musicale cinico, sergente di ferro che offende chiamando un allievo obeso Palla di Lardo, e ne esce un film di formazione totalmente performativo tra gli attori Teller e Simmons, tutto sangue, sudore e lacrime, ordini ed errori tra maestro e allievo, alla ricerca di uno sguardo di approvazione che sancirà la crescita avvenuta. Damien Chazelle ama carrellare verso i suoi protagonisti e durante le esecuzioni delle band trovarsi con la m.d.p. nei punti più impensabili per registrare un dettaglio degli ottoni e delle viti dei tamburi. Caravan di Duke Ellington è la sfida suprema per la velocità d’esecuzione. Consigliato ai genitori che mandano i figli al conservatorio.
3/5