La rubrica di notizie ai margini della realtà... o quasi. In questa puntata: la guerra del wi-fi, il costo della benzina e le ricadute sulla grande distribuzione, il nuovo Frank Sinatra e la storia dell'ex promessa del basket Usa
La benzina costa meno? Allora compro di più
Che cosa può c’entrare il prezzo della benzina, calato in America ai minimi da oltre quindici anni, con l’aumento del fatturato della grandi catene commerciali statunitensi? Se ci pensate bene una connessione anche abbastanza evidente esiste eccome: spendendo meno per i trasporti, la gente è portata a muoversi di più, per lavoro ma anche per piacere e lo shopping rientra in questa seconda categoria. Anche se i risparmi alla fine sono davvero minimi (del tipo 50 centesimi di dollaro per un spostamento di dieci chilometri) il fattore psicologico evidentemente conta, e tanto. Questo almeno dicono i numeri dell’ultimo quarto del 2014, quello più importante dell’anno perché contiene il Natale. JC penney, ad esempio, una catena storica di grandi magazzini che negli ultimi anni aveva sempre perso terreno rispetto ai diretti concorrenti, ha aumentato il suo fatturato di quasi il 4% così come Macy e Gap. I numeri messi in fila da questo settore dell’economia americana sono i migliori da tre anni a questa parte.
La promessa del basket scampato due volte alla morte torna a giocare
La storia di Austin Hatch, ventenne giocatore di basket, esordiente quest’anno nella squadra dell’università del Michigan, è una di quelle che, se qualcuno l’avesse scritta, non sarebbe riuscito a mettere nero su bianco quanto è invece realmente accaduto. Nel 2003 Austin era già un piccolo fenomeno nella pallacanestro, del quale parlava una buona parte dello stato dell’Indiana, la culla di questo sport, quando, in una piovosa giornata di settembre, l’aereo da turismo pilotato da suo padre si schiantò al suolo mentre la famiglia Hatch stava tornando da un weekend trascorso nella sua casa di campagna. Nell’incidente morirono la madre e i due fratelli di Austin, che rimase praticamente illeso, mentre suo padre, accusato poi dagli investigatori di aver sbagliato una serie di procedure di volo, se la cavò con qualche frattura. Per il ragazzino, il basket divenne, oltre che la sua passione, anche il modo per dimenticare l’accaduto. Col passare degli anni, cresciuto e diventato un vero giocatore, stella di un importante liceo, Hatch aveva già progettato il suo futuro, accettando una borsa di studio alla Michigan University, quando la sorte ha deciso di colpire ancora. Otto anni dopo, questa volta in giugno, ancora in compagnia di suo padre e della sua nuova moglie, Austin era di nuovo salito su un aereo da turismo, sempre col genitore ai comandi, questa volta per raggiungere la stessa casa di vacanza del primo incidente. Dopo il decollo, l’inferno: ancora, si dice, per un errore di valutazione del padre che questa volta morì nel disastro assieme alla donna. Per Austin i postumi del secondo incidente furono devastanti, con mesi passati in ospedale per ricostruire ossa, legamenti e pelle del suo corpo deturpato. Questo però non gli ha impedito di perseguire il suo sogno legato al basket e così, a più di quattro anni dalla tragedia e dopo sei mesi passati in palestra per una difficilissima rieducazione, Austin Hatch è da questa stagione ufficialmente un giocatore di Michigan. Con quasi tre anni di ritardo rispetto al previsto ma con il suo sogno che si è finalmente avverato. Ovviamente non sarà mai l’atleta che prometteva di diventare prima del secondo incidente, ma il suo sorriso, ogni volta che John Beilein, il suo allenatore, lo mette in campo, racconta da solo la sua immensa felicità.
In America la guerra del wi-fi tra ricchi (che lo fanno pagare) e poveri (che lo danno gratis)
In America è in corso una vera e propria guerra del wi-fi tra grande catene alberghiere e consumatori, schierati uno contro l’altro per un qualcosa che, onestamente, ha davvero poco senso. Mentre infatti negli alberghi a due o tre stelle, compresi i classici motel on the road il wi-fi è oramai gratuito per tutti, per assurdo nelle catene di lusso lo si deve ancora pagare; e salato, visto che si arriva anche a 25 dollari al giorno. E questa tariffa viene applicata a clienti che spendono già sei-settecento dollari a notte per la loro camera, come se i gran hotel avessero bisogno di arrotondare l’incasso con un 5% in più. Con le proteste che sono diventate sempre più numerose, piano piano qualcuno sta mollando la presa (come il gruppo Mondrian che gestisce numerosi alberghi disegnati da Philip Starck) ma la strada per un wi-fi libero per tutti rimane ancora lunga
Il numero uno della Nba è la personalità più importante dello sport Made in Usa
Mentre lo sport italiano fatica a trovare dei dirigenti validi in grado di portarlo fuori dai mille problemi in cui si trova, quello americano ha nei presidenti (commisioner) dei personaggi unanimemente riconosciuti come dei veri e propri leader. Prendete il caso di Adam Silver, il 52enne commisioner della NBA, la lega del basket. Ad un anno dalla sua ascesa al potere, Silver – eletto dai 30 proprietari delle squadre della lega che lo pagano più di 10 milioni di dollari all’anno per gestire i loro affari – è stato nominato dalla rivista Sport business journal come la personalità più influente nel mondo dello sport a stelle e strisce. Silver a messo dietro di lui agenti, giocatori multimilionari e gente come Paul Allen, cofondatore della Microsoft e proprietario della squadra di Portland, soprattutto grazie al modo in cui ha deciso di dirigere il business del basket. Un mega contratto tv che fa felici tutti, più soldi ai giocatori, più attenzione alle necessità di ognuno, compresa quella di giocare un po’ meno per evitare i tanti infortuni che stanno, anche quest’anno, togliendo le star allo spettacolo. Negli uffici della lega c’è chi addirittura lo chiama ‘Francesco Silver‘, paragonandolo al papà per l’impatto innovativo che ha avuto su un’organizzazione abbastanza ferma da anni.
E’ nato il nuovo Frank Sinatra?
I crooner di una volta non ci sono più o quasi. Per anni, dopo Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis JR, è rimasto un vuoto, per un genere musicale che ha fatto la storia anche del cinema. Negli anni novanta, con Harrick Connick Jr. sembrava che qualcosa si fosse mosso, ma il tutto è durato poco, a wink, un battito di ciglia, come dice proprio una canzone di Connick, spodestato in un attimo da Michael Boublè ad oggi unico crooner riconosciuto da tuitti, grazie anche alle vendite dei suoi dischi. Dall’ultima edizione dei Grammy (gli oscar della musica) arriva però un nuovo nome, quello del ventiduenne Sam Smith che si è portato a casa due premi dopo aver ricevuto ben sei nomination. Per quelli che contano, Smith potrebbe diventare quello che Sinatra avrebbe definito “my little son” – il mio piccolo figlio – inteso come erede.
Ci mancava l’imbucata seriale
Vorrei presentarvi, per concludere, Marilyn Hartman, quella che mezza America chiama oramai, l’imbucata seriale. La sessantatreenne signora si è infatti specializzata, negli anni, a volare senza biglietto e infilarsi in camere di albergo senza averle prenotate. Interi reparti di polizia di parecchi stati l’hanno già arrestata più volte, ma Marilyn, causa anche il sovraffollamento delle prigioni e le sue buone maniere, è sempre riuscita a cavarsela con pochi giorni di prigione per poi riprendere la sua attività. Nell’ultima settimana, tanto per spiegarvi meglio, ha volato gratis da Minneapolis a Jacksonville, dove, una volta arrivata in aeroporto, è salita su uno shuttle per un resort a 5 stelle dove ha dormito la notte successiva, senza ovviamente pagare un dollaro per il soggiorno. Arrestata dalla polizia della Florida, ma subito liberata, la Hartman il giorno dopo era all’aeroporto di Los Angeles e quello successivo a Phoenix. Al di là di complimentarci con lei per la sua scaltrezza nel muoversi, ci sarebbe forse anche dire che, in un periodo come questo di massima allerta negli scali americani, non è molto confortante che una signora qualunque possa salire a bordo di voli super controllati, senza documenti e carta di imbarco. Ma succede.