Eugenio Costantino, considerato esponente della cosca Di Grillo-Mancuso, è un personaggio chiave dell'inchiesta che ha portato alla scioglimento del Comune di Sedriano e all'arresto di Domenico Zambettti, allora membro della giunta Formigoni. Ora la condanna per un "recupero crediti" ai danni di un commerciante di diamanti (falsi)
Eugenio Costantino, artefice dell’affaire Zambetti e protagonista delle vicende giudiziarie di Sedriano, primo comune lombardo sciolto per mafia, è stato condannato in primo grado a 16 anni con l’aggiunta dell’aggravante mafiosa (il pm Giuseppe D’Amico ne aveva chiesti 13) per sequestro di persona a scopo di estorsione. A Milano, non in Aspromonte. Condannati anche il complice Ciro Simonte, Sergio Marchetto, indicato come mediatore per il riscatto (13 anni e 4 mesi ad entrambi), la moglie di Costantino Anna Turbinelli e l’amante Giovanna Olivieri (ambedue 7 anni e 6 mesi). Considerato esponente delle famiglie Di Grillo-Mancuso, l’imprenditore dell’oro Costantino è stato condannato come regista del sequestro lampo ai danni del venditore di diamanti falsi Mauro Galanti: gli aveva veduto pietre sintetiche spacciandole per vere. Preso in ostaggio alle 18.35 dell’8 aprile 2011 a San Pietro all’Olmo, frazione di Cornaredo, e portato nella villa bunker del presunto boss Sabatino di Grillo a Cuggiono, Galanti è liberato all’alba del giorno dopo al cimitero di Magenta in cambio di 10mila euro. “Ma pensa un po’ se per fare una buona azione uno deve essere processato – esclama Marchetto in tribunale – quel povero ragazzo un po’ sprovveduto era stato preso da quei signori, io che di liquidità ne ho molta mi sono sentito in dovere di andare a liberarlo: si trattò di un favore”.
Favori e amicizie che influenzano la scalata al potere. Nel 2010 Costantino avrebbe venduto un pacchetto di 4mila voti per 200mila euro all’ex assessore regionale Domenico Zambetti (Pdl), arrestato a ottobre 2012 per la medesima inchiesta su mafia e politica, con l’appoggio del boss detenuto Giuseppe ‘zio Pino’ D’Agostino. Quando a quest’ultimo si palesa la possibilità della latitanza, Eugenio si mobilita per trovargli un rifugio. Lo scorso aprile Costantino tenta il suicidio ingoiando farmaci, una perizia gli riconosce “una personalità con disturbi istrionici e narcisistici” e passa dalla detenzione in carcere alla clinica psichiatrica. E’ ormai lontano il tempo delle campagne elettorali con l’ex sindaco centrodestra di Sedriano Alfredo Celeste, sotto processo per corruzione, e delle feste col medico chirurgo Silvio Marco Scalambra, amante di saloni da ballo latinoamericani. E quando Eugenio, soprannominato ‘belli capelli’ per la folta chioma, spegne le sue prime cinquanta candeline alla Sacra Famiglia sotto la statua della madonna incastonata nella roccia, in prima fila siedono Scalambra e Celeste, che di professione insegna religione.
“Tu sei il mio modello, io guardo a te e ho invidia”, gli confida il sindaco. Per il pm Alessandra Dolci “i progetti politici di Celeste e la necessità di potersi giovare degli illeciti appoggi elettorali di Costantino ne hanno fatto un politico in mano a quest’ultimo e a Scalambra”. La giovane e Teresa figlia di Costantino, e Silvia Stella Fagnani moglie di Scalambra sono elette con Celeste: alla bella figlia del ‘boss’ nel 2009 bastano 29 voti per essere consigliera. “Ho aiutato a Sedriano a fare il sindaco, s’è messo a disposizione” afferma Costantino in un do ut des intercettato. E poi il caso Minetti: in pieno Rubygate Celeste invita l’allora consigliera regionale Pdl Nicole Minetti come madrina di un concorso femminile e chiede a Costantino, che in Comune era capo della commissione carrozzieri e meccanici, di organizzare il servizio sicurezza. Il sindaco promette che in quell’occasione presenterà la figlia ai cittadini. Costantino accetta, ma confida a un conoscente: “A sto sindaco lo sto aiutando, ma vedi se a Sedriano fanno un solo lavoro e non me lo dà a me lo distruggo!”. E nel nuovo centro commerciale Celeste gli propone la gestione di un bar gelateria. Oggi il Tribunale ha disposto per Costantino anche la confisca di tutti i beni: con moglie e amante in carcere, al ‘boss’ rimane una Lancia Y e alcuni buoni fruttiferi.