Al momento del voto quella legge doveva rivoluzionare la burocrazia e la spesa pubblica. Via gli enti inutili, “la Regione Puglia semplifica il suo apparato amministrativo”. Un anno dopo, la costellazione di commissioni e comitati si è sfoltita solo del 5%: di 120 ne sono stati soppressi solo 6. La ricognizione completa, finalizzata all’indicazione di quelli da eliminare, spettava alla giunta regionale entro il 30 novembre scorso. Pena la soppressione automatica degli enti non esaminati. La lunga lista di comitati, tavoli tecnici, commissioni paritetiche e cabine di regia è arrivata puntuale sul tavolo dell’esecutivo a pochi giorni dallo scadere dei termini. Ma ne è uscita tale e quale. La stragrande maggioranza di quegli enti sono stati definitivi dagli Assessorati ad essi collegati “indispensabili per svolgere compiti fondamentali per i fini istituzionali dell’Amministrazione regionale”. Eppure la legge regionale chiedeva espressamente di indicare dettagliatamente i motivi della mancata soppressione, intendendo qualcosa di più esaustivo della frase fornita a corredo della delibera di giunta.
Ma saranno davvero tutte così importanti? Evidentemente si, impossibile rinunciare alla cabina di regia e di studio sugli effetti del federalismo fiscale: 12 componenti con relativo rimborso spese di missione. Impossibile sopprimere, ad esempio, il Comitato regionale della Protezione Civile nato per supportare la già efficientissima e moderna struttura della Protezione civile regionale della Puglia. Del Comitato fanno parte 42 persone compensate con gettone di presenza e indennità. Pari trattamento spetta ai 55 componenti del Consiglio dei Pugliesi nel Mondo e ai 9 dell’Ufficio di Presidenza, composto da conterranei emigrati in ogni continente con a disposizione 200mila euro per promuovere la Puglia in ogni angolo del globo. Come cancellare il Consiglio del Personale tenuto a formulare proposte sull’impiego dei dipendenti della Regione e sulla concessione in loro favore di prestiti a tasso agevolato. Quest’ultimo punto, in particolare, prevede che i dipendenti regionali possano usufruire di un apposito fondo istituito per concedere loro prestiti fino a 10mila euro per affrontare spese per visite mediche, per matrimoni, per nascite di un figlio e via dicendo.
Ma la lista dei 120 enti è lunga e ce n’è per ogni necessità: dalle Commissioni per formulare l’elenco degli idonei alla nomina di direttore generale delle Asl e per valutarli a metà del loro mandato al Comitato dei Punti nascita, da quello sullo studio della psoriasi al gruppo di lavoro per la sorveglianza e controllo dell’infezione da legionella, dalla Commissione per la salute delle (sole) donne al gruppo di coordinamento per il fenomeno dell’Alga Ostreopis Ovata nelle acque pugliesi. Come privarsi della Commissione tecnica per la salvaguardia degli Asini di Martina Franca e di quella per l’acquisto degli Stalloni, naturalmente diversa dalla Commissione che, invece, valuta gli stalloni locali?
Moltissimi di questi gruppi svolgono, peraltro, solo funzione consultiva. Ovvero sono tenuti ad esprimere pareri non vincolanti su una decisione che, comunque, sarà assunta dalla struttura tecnica dell’assessorato. Proprio per questo spesso appaiono doppioni senza grande utilità. Ma quanto costano in tutto? Impossibile stabilirlo. O per lo meno, ad oggi, nessuno lo sa. Perché ognuno di essi dipende dal singolo assessorato o da una struttura affine che, quindi, eroga direttamente il dovuto.
Ciò che è noto, però, è che in nessun ente, o quasi, si nega il gettone di presenza o comunque il rimborso per le spese di missione. In nessuno, tranne in uno: l’Osservatorio regionale sul gioco d’azzardo. Lo scopo per cui è nato è quello di formulare pareri e proposte alla giunta regionale, relazionare annualmente sul monitoraggio delle attività terapeutiche prestate ai soggetti affetti dalla dipendenza da gioco d’azzardo e istituire un numero verde al quale chi è in difficoltà può ricorrere per ricevere assistenza. L’Osservatorio in questione è parte della legge voluta e votata all’unanimità dal Consiglio regionale per arginare un problema che in Puglia non fa che aggravarsi: le persone affette da ludopatia sono ogni anno più numerose, come più numerosi sono i punti di gioco illegali. Le stime più recenti parlano di due centri illegali per ogni esercizio a norma. Ad oggi non solo l’Osservatorio non s’è mai riunito, ma non s’è nemmeno mai insediato. Ed è destinato a morire ancor prima di nascere, visto che la legge stessa ne prevede lo scioglimento allo scadere della legislatura. Nessuno dei tredici componenti che ne dovrebbero far parte ha diritto ad alcun gettone di presenza. Sono gli unici che si sarebbero dovuti riunire a titolo gratuito.