Ostruzionismo in Aula durante l'approvazione del ddl Boschi. I 5 Stelle hanno proposto di togliere il quorum ai referendum in cambio del ritiro di tutti i loro emendamenti, ma non si è trovato l'accordo. Attacchi in Aula dalle opposizioni. Il bersaniano D'Attorre: "Qualcuno dovrà rispondere per averci portato a questa situazione"
Battibecchi, tensioni, braccio di ferro e forzature. E una rottura, l’ennesima, con le opposizioni. L’esame del ddl Riforme è un campo minato nell’aula di Montecitorio, dove chi non è d’accordo con il governo fa di tutto per ostacolarlo. Eppure le ‘buone intenzioni’ c’erano tutte. A cominciare dal M5s, la cui trattativa col Pd, però, è durata poco meno di due ore. Poi nuovi scontri in Aula: la maggioranza ottiene la seduta fiume e le minoranze (compresa quella Pd) polemizzano sul metodo. Successivamente il M5S chiede una pausa dei lavori anche per cercare di trovare una mediazione. Senza ottenere risposta positiva. Da qui l’ennesimo, duro battibecco con la presidente di turno, Marina Sereni. “Le chiedo la motivazione, perché stiamo lavorando a questo modo – chiede il deputato M5S Riccardo Fraccaro – se è perché Renzi ha detto che le riforme dovevano essere approvate in una certa data, allora lei dovrebbe dimettersi. Ci spieghi perché, ci dia una motivazione ragionevole, altrimenti le chiedo le dimissioni”. “Sulle dimissioni rifletterò sicuramente” risponde la Sereni. Dai banchi dell’opposizione si leva il coro “dimissioni, dimissioni”.
Alle 21 la seduta viene sospesa per ricominciare alle 22.40, in un’aula presidiata dai commessi per evitare disordini. Con una novità. Il relatore Emanuele Fiano propone di accantonare un emendamento di Danilo Toninelli, su cui M5s sta trattando con la maggioranza. L’accantonamento indica che non è stato deciso il parere e quindi che è in corso la trattativa. Riccardo Fraccaro, a sua volta, ha lanciato in aula a nome di M5s una proposta di mediazione al Pd: accantonare e votare a marzo assieme al voto finale l’articolo 15 sul quorum dei referendum abrogativi. Il premier, dal canto suo, non le manda a dire: “Stupisce che ci sia chi esprime non tanto un dissenso, che sarebbe legittimo – dice Renzi – ma che siccome ha le idee in minoranza prova a fare ostruzionismo e tentativi di blocco. La nostra maggioranza non si blocca. Molto bene, avanti tutta”. Non solo. Il capo del governo, a margine del vertice Ue, sottolinea come sia “interessante il fatto che la maggioranza continui a lavorare anche di notte per portare a casa il risultato. È una cosa bella e positiva”. Il premier, tuttavia, non considera (o considera fisiologici) gli scontri e le polemiche, anche aspre.
Nel pomeriggio, ad esempio, i grillini avevano chiesto che venissero accettati tre emendamenti sulla democrazia diretta al ddl Boschi e il Pd si è preso un’ora in più di tempo per poterli analizzare. Ma il tavolo, l’ennesimo tra le due parti, è saltato ancora prima di cominciare. I colpi alla maggioranza continuano ad arrivare da più parti. Forza Italia, nella nuova veste di opposizione, attacca l’autoritarismo del presidente del Consiglio e invoca l’intervento del capo dello Stato (Brunetta: “Mattarella intervenga”). Sel dice di “rifiutarsi di partecipare al mercato delle vacche degli emendamenti”. La minoranza Pd minaccia: “La Boschi è in un altro mondo: qualcuno dovrà rispondere per averci portati in questa situazione”.
Salta la trattativa con i 5 Stelle.
Il tentativo di mediazione è arrivato nel primo pomeriggio. Il governo ha cercato di accelerare e bruciare un po’ di emendamenti con un accordo con il Movimento 5 Stelle. Che però non ha funzionato. Referendum senza quorum, obbligo di discussione sulle leggi di iniziativa popolare e ricorso possibile davanti alla Consulta sugli atti approvati dalla Camera: erano queste le richieste dei 5 Stelle. In cambio avrebbero bloccato l’ostruzionismo e ritirato le altre richieste di modifica. “Il quorum non si tratta”, ha detto il ministro per le riforme Maria Elena Boschi. E quindi ancora una volta niente di fatto. “Siamo passati da 7 richieste a 3 a una sola”, hanno ribadito i 5 stelle. “Ora chiediamo che venga abolito il quorum per i referendum abrogativi e propositivi. Se accettano ritiriamo tutti i nostri emendamenti”. E poi sul blog di Beppe Grillo: “Massacrano la carta approfittando di Sanremo“. Il nulla di fatto e la chiusura del governo hanno scatenato la reazione dei 5 Stelle. L’opzione è quella di occupare l’aula di Montecitorio: “Vediamo cosa accade al Comitato dei nove e poi decidiamo se occupare o meno” hanno fatto sapere. “Dal Pd ci hanno fatto una proposta irricevibile – ha detto Roberta Lombardi – Pausa dalle 20.30 alle 21.30, poi lavori fino a mezzanotte. Nella notte, pausa tecnica. In sintesi, vogliono mangiare e dormire. Ma se desiderano la seduta fiume, gliela serviamo sul piatto”.
La minoranza Pd: “Boschi è in un altro mondo”
Ma i problemi per Renzi non sono solo all’opposizione. Chi protesta per la poca considerazione è anche la minoranza del Pd. “Questo modo di fare”, ha detto il deputato bersaniano Alfredo D’Attorre, “non è accettabile, visto che non c’è più il patto del Nazareno ci aspettavamo un cambio di metodo del governo, una apertura al confronto che non c’è stata. A questo punto, se la situazione non cambia non faremo filibustering ma in Aula emergeranno le posizioni diverse. Qualcuno dovrà rispondere per averci portato nella situazione in cui ci troviamo. Purtroppo il ministro Boschi pensa di essere in un altro mondo, un mondo sbagliato prima e oggi irreale”.
Da Camera ok a parità di genere nei consigli regionali
Le leggi elettorali emanate dallo Stato per i consigli regionali dovranno promuovere l’equilibrio di genere nella rappresentanza: lo prevede un emendamento alla Riforma costituzionale approvato all’unanimità (tranne M5S che continua a non partecipare alle votazioni) dall’Aula della Camera. L’approvazione dell’emendamento di M5S, Sel, Pd e Fi, è stata salutata da un applauso dall’Assemblea. Hanno votato a favore 364 deputati, 5 contro e 4 astenuti.
Ostruzionismo in Aula: slitta il voto finale
La trattativa saltata ha complicato la situazione in Aula, dove già la scorsa notte c’è stato uno scontro tra i deputati di Ncd e Lega Nord. “Non posso garantire”, ha detto la deputata Fabiana Dadone del Movimento 5 Stelle, “un andamento del tutto istituzionale dell’Aula. Sicuramente non voteremo tutti gli emendamenti uno per uno”. Il deputato grillino Davide Crippa ha chiesto una sospensione di quattro ore dei lavori per risolvere la questione della partecipazione. Ma la vicepresidente Marina Sereni si è opposta. “Lei si sta rendendo complice”, ha risposto Fraccaro, “dovrebbe fare i conti con la sua coscienza, io al posto suo non dormirei la notte. E’ complice di una presidente succube e schiava di una maggioranza incostituzionale”. L’assemblea della Camera ha così approvato, tra le proteste del M5s, l’articolo 34 del ddl Riforme che modifica il Titolo V della Costituzione. L’articolo approvato riguarda il potere sostitutivo del governo nei confronti delle autonomie territoriali. La modifica introduce nel procedimento di attivazione del potere del governo il parere preventivo del Senato, stabilendo che il parere deve essere reso entro 15 giorni dalla richiesta. In base alla formulazione, il parere risulta obbligatorio (deve essere richiesto) e non vincolante.
Movimento 5 Stelle dichiara che o la Presidenza da la sospensione dell’aula oppure loro se la prendono. 5 in Democrazia. #opencamera
— Emanuele Fiano (@emanuelefiano) February 12, 2015
Nelle scorse ore il Pd ha chiesto e ottenuto le sedute fiume per ridurre al minimo la presentazione di nuovi subemendamenti, ma non basta per andare veloce e probabilmente il voto finale sarà il 7 marzo (e non sabato come richiesto dal governo). Per tutta la mattinata i 5 Stelle avevano deciso di non partecipare alle votazioni, pur rimanendo in Aula. Hanno anche bussato alla porta del Pd senza portare a casa risultati concreti. “Siamo scesi da 11 proposte a sette, da sette a tre”, ha detto la capogruppo M5s, Fabiana Dadone. “Questo impianto, che si chiama ‘democrazia diretta’, non l’avete voluto e auguro buona giornata ai miei colleghi”. A rispondere a Dadone il deputato Pd, Ettore Rosato: “Sono contento che la deputata Dadone abbia spiegato come sono andate le cose, perché noi non facciamo accordi segreti. Di certo, le cose non condivisibili rimangono non condivisibili a prescindere”. Sulla trattativa M5s-maggioranza è intervenuto anche il capogruppo Sel, Arturo Scotto, che ha puntualizzato come il suo partito “non ha partecipato ha nessuna trattativa” perché Sel “non subordina le sue idee nemmeno a un emendamento”.