Chiamala “Troika” o “istituzioni” ma il risultato non cambia. Dopo un Eurogruppo e un summit europeo, il principale risultato politico di Alexis Tsipras è quello di togliere l’etichetta al famigerato trio Fmi-Ue-Bce con il quale Atene dovrà confrontarsi per rimanere in Europa e ripagare il proprio debito. Ma forse, per adesso, non si poteva fare di più.
In conferenza stampa il nuovo premier greco è sembrato fin troppo soddisfatto: “La parola memorandum non esiste più“, ha detto in una sala colma di giornalisti di tutti e 28 i Paesi Ue ansiosi di avere qualche elemento in più di quanto trapelato nella maratona del summit europeo. Riunione nella quale, a dire il vero, si è parlato di Grecia solo per una decina di minuti, giusto il tempo per il premier spagnolo Mariano Rajoy di sbottare contro Tsipras e i “favori” chiesti dalla Grecia, e con un occhio all’amico di Alexis, quel Pablo Iglesias, leader di Podemos, che lievita nei sondaggi giorno dopo giorno – in Spagna si vota il prossimo novembre.
In verità del debito greco e delle condizioni da rispettare se ne riparlerà al prossimo Eurogruppo di lunedì, dove l’eccentrico ministro Yanis Varoufakis passerà da torchio dei 17 colleghi dell’Eurozona, la maggior parte dei quali disposti a concedere molto poco a lui e al nuovo corso greco.
La vittoria di Pirro di oggi di Tsipras consiste in un effimero cambio di termini: alla parola “Troika” del comunicato finale dell’Turogruppo di mercoledì viene sostituita quella di “istituzioni”, ma il risultato non cambia: oggi stesso il governo greco accetta di lavorare con i tecnici della “ex” Troika per siglare un accordo all’Eurogruppo di lunedì. Sì, perché di un accordo ha più bisogno la Grecia che la Germania, visto che è alla Grecia che servono nei prossimi mesi 11 miliardi di euro – e in cassa ce ne sono solo quattro.
La Germania, dal canto suo, non può proprio permettersi di creare un precedente, a suo avviso ben più rischioso di un eventuale – quanto improbabile – Grexit: dimostrarsi troppo permissiva nei confronti dei Paesi debitori. D’altronde lo ha giustamente detto Renzi nel pomeriggio: “Non si tratta solo della Grecia bensì di cambiare la politica economica dell’Europa”. E questo la Germania non intende davvero permetterlo.
@AlessioPisano, wwww.alessiopisano.com