ll disegno originario, approvato dalla precedente amministrazione (sempre Pd), prevedeva la realizzazione di un polo residenziale nuovo di zecca, in un'area vasta quanto 35 campi da calcio. Il sindaco anti-cemento Isabella Conti: “Non temiamo più nulla. Abbiamo agito legittimamente"
Addio alla nuova cittadella di San Lazzaro, al centro del caso delle presunte minacce al sindaco Pd anti-cemento Isabella Conti. Giovedì 12 febbraio il consiglio comunale ha votato all’unanimità a favore della decadenza del Piano operativo comunale, così come già deliberato dalla giunta. Quindi niente ruspe, per ora, nel cuore verde della città emiliana, 30mila abitanti alle porte di Bologna. La mossa comporta infatti l’annullamento dei diritti edificatori sull’area della frazione agricola di Idice, individuata per la costruzione di 582 alloggi. E costringe le cooperative a rinunciare al progetto come era stato pensato negli anni scorsi, e insieme a un affare d’oro.
“Abbiamo il dovere morale di farlo pensando al futuro e a ciò che lasceremo dietro di noi”, ha detto il sindaco nel discorso prima del voto. “Non stiamo facendo nulla di diverso da quello promesso in campagna elettorale. Sempre nella tutela dell’interesse pubblico e tenendo la legalità come stella polare”. A dicembre, Conti aveva deciso di raccontare ai carabinieri le pressioni, ricevute dopo aver bloccato i lavori della new town per la mancanza delle fidejussioni: politici (anche del suo partito), imprenditori e tecnici avevano tentato di indurla al dietrofront. Una denuncia che aveva mandato nel caos il Pd, e spinto la Procura di Bologna a indagare non solo sulle presunte minacce, ma anche sulla maxi operazione immobiliare.
Giovedì, dopo il via libera dell’aula, Conti ha ribadito l’intenzione di tirare dritto. Anche di fronte al rischio di azioni legali da parte di alcuni colossi del mattone (coinvolta c’è anche Coop Costruzioni, una delle più grandi coop rosse emiliane), che con il voto hanno visto andare in fumo un possibile giro d’affari stimato tra i 120 e 150 milioni di euro. Il disegno originario, approvato dalla precedente amministrazione (sempre Pd), prevedeva la realizzazione di un polo residenziale nuovo di zecca, in un’area vasta quanto 35 campi da calcio. “Non temiamo più nulla. Abbiamo agito legittimamente, seguendo un iter rigoroso e preciso”, ha spiegato il sindaco. “Una causa sarebbe totalmente infondata. Ora voltiamo pagina e cominciamo a riprogettare la città, pensando ad altre zone che hanno davvero bisogno di essere riqualificate”.
Lo stop è stato accolto con festeggiamenti e brindisi dalle decine di cittadini, che hanno riempito la sala del consiglio come poche volte nella storia di San Lazzaro. A esultare anche diversi consiglieri comunali, da sempre contrari al maxi insediamento. Come Massimo Bertuzzi, della lista civica Noi Cittadini. Già nel 2013 aveva presentato un esposto in Procura, denunciando le anomalie nella vendita dei terreni. E proprio Bertuzzi, nella seduta del consiglio comunale, ha letto alcune delle osservazioni che le cooperative hanno fatto arrivare in comune nelle settimane scorse. Compreso un testo, in cui si parla senza mezzi termini dei danni e delle responsabilità legali dei singoli consiglieri. “Se qualcuno si permette di scrivere queste cose, mentre stai facendo solo il tuo lavoro, vuol dire che il sistema è malato”, ha commentato il consigliere.
Non è un caso che al voto in aula, un passaggio decisivo, si sia arrivati dopo tre commissioni infuocate e tesissime, condotte a porte chiuse “per non alimentare preoccupazioni nei consiglieri chiamati a decidere”. E prima di esprimersi sul blocco dei lavori, gli eletti avevano voluto consultare le carte e ascoltare avvocati per scacciare lo spettro di possibili ripercussioni legali. Alla fine però la votazione è andata secondo previsioni: 21 sì e 4 non votanti. Standing ovation e tutti in piedi al momento del verdetto. Esclusi i 3 consiglieri di Forza Italia, maggioranza e opposizioni hanno votato insieme. Compatto anche il Pd, che dopo giorni di incontri, discussioni e difficili mediazioni, ha deciso di fare quadrato e sposare la linea del sindaco.
Si chiude così il primo capitolo, quello politico, di una vicenda che per la prima volta ha acceso i riflettori sui rapporti tra coop emiliane e istituzioni e sulle influenze che le imprese possono esercitare sulle amministrazioni. Un terreno poco esplorato, in una regione dove Pd e mondo delle cooperative hanno sempre lavorato in sintonia, scambiandosi spesso uomini e dirigenti. Resta aperta e ancora tutta da scrivere la pagina giudiziaria.