Poche parole su questo film che è uno dei miei preferiti (posso amare alcuni miei film o è considerato presuntuoso?). Amo questo film, lo amo non perché sono il regista, lo amo per le persone che ho filmato, per quello che la mia videocamera ha letto nei loro occhi. Il disagio psichico mi ha sempre accompagnato da quando ho iniziato a riflettere sulla morte e sulla vita che è intrisa di morte, un disagio profondo che a volte mi fa tremare di paura la notte, non ho difficoltà ad ammettere che sono disturbato dalla mia mente, e sono disturbato perché ho una mente viva, e la vita è il disturbo dell’immobilità.

Una notte di Carnevale tra fratelli e sorelle della mia condizione di uomo, e tra di loro mi  sono sentito a casa, la paura di essere prigioniero di questo “cataclisma fluido” che è la vita si è dissolta, e un tepore umano molto simile alla felicità è penetrato nel mio cuore. La ragazza vestita da pagliaccio nel finale è l’emblema della distanza e della vicinanza che ogni essere umano si porta dentro, ma basta mettersi in ascolto di un volto per cercare di strappare al silenzio o al dolore piccoli frammenti di mistero. Buona visione.

Aforisma del giorno
Si fece un nodo al fazzoletto per ricordarsi che in giornata doveva impiccarsi, era un suicida distratto.

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