“Chi è su questa lista è qualcuno che cerca il segreto, per nascondere qualcosa”. Così Hervé Falciani, l’ex dipendente della Hsbc che ha trafugato e girato al fisco una lista di 100mila clienti dell’istituto, ha chiarito ai microfoni di Radio24 il suo punto di vista sui politici, imprenditori, manager e personaggi dello spettacolo che compaiono nell’ormai celebre elenco. Gli italiani, come emerso nei giorni scorsi, sono 7.499. Un elenco di cui L’Espresso, che fa parte del network mondiale International Consortium of investigative journalists autore dello scoop, pubblica oggi altri nomi.
Nella lista ci sono tra gli altri l’amministratore delegato di Benetton Eugenio Marco Airoldi, l’imprenditore Giulio Malgara, per 23 anni presidente dell’Upa (l’unione delle maggiori aziende che investono in pubblicità) e fondatore di Auditel, l’ex rettore della Bocconi Luigi Guatri, il presidente di Telecom ed ex presidente Eni Giuseppe Recchi, il sondaggista Renato Mannheimer (finito nei guai due anni fa) e il costruttore Bruno De Mico, morto nel 2010, il cui arresto alla fine degli anni 80 anticipò la stagione di Mani Pulite. Il suo conto è il più “pesante”: ben 660 milioni di dollari, pari a 540 milioni di euro. Recchi e Airoldi, che hanno chiuso il conto nel 2004, hanno spiegato all’Espresso che si trattava di investimenti regolarmente dichiarati al fisco italiano. Tra i nomi finiti nelle cronache giudiziarie durante Tangentopoli anche l’architetto socialista Silvano Larini, che dopo l’arresto nel 1993 confessò il suo ruolo custode dei conti svizzeri di Bettino Craxi.
Riferiscono di aver chiuso il conto e di non aver mai ricevuto rilievi dall’Agenzia delle Entrate anche l’immobiliarista Manfredi Catella, presidente e amministratore delegato di Hines Italia, che nel 2007 aveva sul conto svizzero 922mila dollari, e Luigi Luini, pugliese di Bisceglie ma conosciuto a Milano come il “re dei panzerotti”, titolare di un deposito da 250mila dollari. Idem per Luigi Zunino, l’immobiliarista spogliato nel 2011 dalle banche del controllo di Risanamento. Franco Gussalli Beretta dirigente e azionista del gruppo bresciano delle armi con 4,13 milioni sul conto in Svizzera all’epoca in cui il contenuto è stato “fotografato” nella lista Falciani, ha invece fatto sapere solo che i suoi consulenti sono al lavoro per “tutelare i suoi interessi nel rispetto delle normative italiane”.
Accanto al finanziere renziano Davide Serra, residente da anni a Londra, ci sono poi Edoarda Vesl Crociani, proprietaria del gruppo Vetrociset (sistemi elettronici) e vedova di Camillo Crociani – boiardo di Stato e gran latitante dello scandalo Lockheed – che rivendica di avere da anni la residenza a Montecarlo per cui il suo conto da 15 milioni non è affare del fisco italiano e Salvatore Mancuso, ex vicepresidente di Alitalia, che pur essendo contribuente italiano sostiene che il conto svizzero (1,5 milioni) è regolare perché collegato al suo fondo d’investimento Equinox.
Vip dello spettacolo e della cultura non hanno invece voluto commentare la propria presenza sulla lista. È così per la scrittrice Ludina Barzini, erede di una dinastia di grandi cronisti, con 7 milioni in Svizzera, per Stefania Sandrelli (425mila dollari) e Ornella Vanoni. No comment da Giulio Burchi (180mila dollari), membro del cda di Brebemi, Itinera e autostrada Milano-Venezia, Marina Nissim (3 milioni), vicepresidente di Bolton Group (Riomare e Borotalco) e dai fratelli Abramo e Raffaele Galante (650mila dollari), che controllano la società di videogiochi Digital Bros, e Adolfo Savini (18,5 milioni), fondatore di Olidata. Quanto a Daniele Lorenzano (1,2 milioni), ex Fininvest condannato a tre anni e 8 mesi per frode fiscale nel processo Mediaset, l’ex manager risiede all’estero dal 1992. Nella lista spunta anche il nome di Giuseppe De Donno, ex colonnello del Ros, assolto per il caso per il mancato arresto di Bernardo Provenzano, imputato nel processo sulla trattativa Stato-mafia.
Tra i 1.264 che hanno sanato la propria posizione aderendo allo scudo fiscale varato nel 2009 dall’allora ministro Giulio Tremonti ci sono poi lo stilista Roberto Cavalli, che ha rimpatriato 1,7 milioni, l’ex presidente dell’Autodromo di Monza Enrico Ferrari (4,1 milioni), il presidente del gruppo “I grandi viaggi” Luigi Maria Clementi (134 milioni) e i gioiellieri milanesi Claudio e Alberto Pederzani (10,3 milioni).
Nell’intervista alla radio di Confindustria Falciani, che vive ora sotto protezione, ha detto di avere agito “per denunciare quello che succedeva nella banca, qualcosa di assolutamente impossibile da capire al momento. Oggi invece lo si capisce bene, è più chiaro sapere perché l’ho fatto. Volevo denunciare i pericoli della finanza mondiale. I governi sono al servizio della banche, ovunque”. E ancora: “Abbiamo tanto parlato del denaro che si può riciclare ma non parliamo mai abbastanza del denaro che si può occultare in nero e che poi magari serve ad alimentare la corruzione. È un qualcosa che in Italia conosciamo bene e che a volte serve per fare in modo che le leggi si possano cambiare perché qualcuno è riuscito a comprare dei deputati”. Falciani ha replicato poi a Flavio Briatore, che lo ha definito un truffatore: “Lo dice Briatore, non il Papa. Questa è già una medaglia per me”.