Il consigliere della Lazio risponde alle polemiche sulla sua telefonata con il dg dell'Ischia prima dell'assemblea di Lega: "La maggioranza è con me, voglio un sistema trasparente". Non basta. Il presidente Figc lo censura, la Procura federale valuta l'apertura di un fascicolo e i senatori dem chiedono l'intervento del sottosegretario Delrio
Accuse rispedite al mittente, parole di fuoco nei confronti dell’ex direttore generale della Lega Pro Francesco Ghirelli e di chi lo trascina nella bufera per “preservare i propri interessi”. Poi l’annuncio: “La maggioranza è con me, voglio un sistema trasparente”. Claudio Lotito sventola ed espone il programma finito nella bufera dopo che il direttore generale dell’Ischia Pino Iodice ha registrato una telefonata con il consigliere federale, in cui quest’ultimo – a sentire il dg – esercita pressioni. Una registrazione nella quale il presidente della Lazio si lascia andare a considerazioni pesanti sul numero uno della Lega Serie A, Maurizio Beretta, e ribadisce la sua influenza a tutto campo, dai diritti tv (“L’accordo Sky-Mediaset è merito mio”) alle telefonate con il presidente della Serie B Andrea Abodi (“Gli ho detto che il Carpi in A sarebbe rovinoso”). E mentre la Procura federale sta valutando se aprire o meno un fascicolo su quanto accaduto, sulle registrazioni risponde anche Mario Macalli, presidente della Lega Pro, al centro della vicenda dopo la mancata approvazione del bilancio 2014: “Mi viene il vomito”, dice a ilfattoquotidiano.it.
Lotito parla all’ingresso dell’assemblea di Lega, rispondendo punto su punto a Iodice: “Si confonde il senso del ragionamento che ho sempre fatto pubblicamente. Il sistema sta saltando. Non comando niente, non ho fatto pressioni. Andate a leggere il curriculum del direttore generale dell’Ischia, porta pure sfiga. Chi fa una cosa del genere ha un fine. Con lui ci vedremo in un’altra sede”. Ma attraverso i microfoni di Radio Ies è proprio il direttore dell’Ischia a rilanciare: “Ho altre telefonate registrate, non ho alcun interesse. Anzi, c’è qualche sms di qualche suo collaboratore che mi offre qualcosa del genere per far sì che io fermi la mia marcia. A questo punto qualcuno deve prendere dei provvedimenti su quanto accaduto, altrimenti siamo la Repubblica delle banane”. Ma il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, censura ugualmente le parole di Lotito e la scelta di registrare la telefonata, sottolineando che “la Figc è garante della regolarità dei campionati. Altre considerazioni sono inaccettabili”. Il numero uno della Figc, del resto, non è il solo a schierarsi contro il patron della Lazio, accusato anche dai senatori del Pd (“Parole inquietanti, Delrio verifichi”), dalla società e dalla città di Carpi, una delle realtà di Serie B offese dall’intemerata di Lotito.
Nel frattempo Lotito aveva spaziato per cinquanta minuti, rispondendo a tutto campo. Sul peso di Beretta in Serie A: “Ho detto così perché lui è una figura di garanzia, le decisioni le prendono i presidenti”. Sulle difficoltà che ci sarebbero con la promozione di Carpi e Frosinone: “Ad Abodi ho detto che ce ne vuole solo una, nel senso che avere tante piccole realtà in A vuol dire perdere appeal sui diritti tv. Avremmo difficoltà a venderli se non ci sono squadre con bacino d’utenza. Bisogna rivedere il sistema delle promozioni. Ma queste sono cose che dico sempre ad Abodi. Chiedetegli se non è vero che mi chiama anche per fare alchimie di carattere finanziario”.
Ma lo stesso Andrea Abodi, presidente della Serie B, si dice “deluso” e via Twitter risponde ai tifosi che gli chiedono come abbia fatto ad appoggiare Tavecchio e Lotito nella corsa alla guida della Figc: “Pensavo di contribuire a dare risposte positive, buone soluzioni e un’immagine diversa… molto diversa”. E aggiunge: “In Serie B conta solo il campo, la risposta più bella è la nostra classifica”. “Mi dite che vantaggio personale ho tratto da tutta questa storia fino ad adesso? Quale vantaggio? Io lavoro gratis. Faccio tutto questo perché il sistema sta collassando e c’è bisogno di cambiarlo”, è la difesa di Lotito. “Ci sono invece resistenze per interessi personali. Andate a vedere quanto prendeva il direttore generale (Ghirelli, ndr) quando era in Lega Pro. E Macalli? Zero”. Già, Macalli, all’origine di tutta la vicenda per la guerra in Lega Pro cominciata a dicembre. Anche lui reagisce con durezza, passando al contrattacco. Nel merito del contenuto della conversazione non entra (“Non l’ho neanche ascoltata, perché è uno schifo che possano essere registrate e pubblicate telefonate private”). Ma fa capire che chi pensava di far saltare il banco con quell’intercettazione potrebbe aver fatto male i conti: “Era una trappola, c’è una persona che ha fatto partire il registratore prima di chiamare, senza neanche sapere cosa sarebbe stato detto. Una roba che fa vomitare”, spiega a ilfattoquotidiano.it. “Adesso, però, tutti hanno capito con chi hanno a che fare. Anche chi stava dall’altra parte si è scandalizzato per certi metodi”.
In alcuni passaggi della chiamata, Lotito ha usato toni pochi tenere nei suoi confronti. “Macalli sta sul cazzo a tutti e nessuno lo discute” dice il presidente della Lazio, che parla da padrone anche della Lega. E aggiunge: “Rimane per un anno e mezzo, poi se ne va”. “Non è un segreto, bastava chiederlo a me: quando finirà il mandato non mi ricandiderò”, risponde il numero uno della Lega Pro. “Chi mi sta vicino conosce la storia e gli anni che ho alle spalle: non ho padroni e non sono un tiranno. A 77 anni non rappresento il futuro ma il passato”. E probabilmente anche il presente: lunedì infatti i presidenti si ritroveranno a Firenze per una nuova assemblea di Lega, completamento di quella sospesa lo scorso dicembre. All’ordine del giorno ci saranno l’elezione di un consigliere e soprattutto la distribuzione alle società dei proventi dei diritti tv. “È una questione molto importante, qualsiasi decisione prenderanno i club a me starà bene” afferma Macalli. Non si dovrebbe discutere direttamente sulla sua posizione, dunque (e neppure, non ancora, del bilancio della discordia). Ma i numeri dell’assemblea potrebbero restituire al presidente la maggioranza che sembrava perduta qualche settimana fa. Nonostante (o forse anche grazie), all’intercettazione: “So che alcuni presidenti che a dicembre avevano votato contro il rendiconto dopo la pubblicazione della telefonata hanno preso le distanza dal fronte di Gravina e Ghirelli”, conclude Macalli.
video di Alessandro Madron
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