“Se è vero amore, Taobao vi aiuterà a realizzarlo”. Così il gigante dell’e-commerce cinese festeggia San Valentino schierandosi per i diritti delle comunità lgbt. Dieci coppie potranno sposarsi a spese di Alibaba e, siccome in Cina è vietato, lo faranno in California. Al contest, significativamente intitolato “We Do”, hanno partecipato 400 coppie; il sito ha avuto un milione di visite e in soli due giorni hanno votato oltre 75mila utenti. Ora che i vincitori sono stati annunciati, ai prescelti non resta che volare in California e giurarsi amore eterno. Il sindaco di West Hollywood John D’Amico officerà personalmente i matrimoni alla periferia di Los Angeles.
Un’operazione di marketing, certo. Ma affatto scontata in un paese come la Repubblica popolare. Si pensi che fino al 1997 l’omosessualità era considerata un reato e solo nel 2001 è stata cancellata dalla lista delle malattie mentali. Nonostante fosse un fenomeno largamente diffuso in epoca imperiale, la Repubblica popolare considerava il fenomeno di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali una “pratica decadente” importata dall’Occidente. Sebbene oggi l’attitudine del governo sia quella di “non approvare, non disapprovare e non incoraggiare” le coppie dello stesso sesso, la pressione sociale è enorme. Tutto cinese è il fenomeno delle homowives, donne sposate da gay che preferiscono mantenere il proprio orientamento sessuale nascosto alla società (e alla loro compagna).
Ma i tempi cambiano e in Cina i passi in avanti del movimento per i diritti degli omosessuali sono avvenuti alla stessa velocità che ha caratterizzato lo sviluppo cinese. Ci sono ancora cliniche che praticano l’elettroshock sui gay ma proprio su questi casi lo scorso Natale una corte di Pechino ha sentenziato che “l’omosessualità non è una malattia mentale e come tale non può essere curata”. Neanche un mese dopo una corte di Shenzhen si è dovuta confrontare con il primo caso di discriminazione sessuale sul lavoro. Il caso era quello di un ragazzo licenziato dopo aver messo online un video in cui faceva coming out.
Sebbene tra i giovani delle grandi città il fenomeno è sempre più conosciuto e accettato, la società ancora fatica ad accettare la diversità. Le difficoltà che i giovani gay e lesbiche dicono di incontrare sono soprattutto in seno alla famiglia. Anche per i genitori più aperti continua ad essere impensabile che i propri figli non si sposino e producano discendenza. L’omosessualità, per loro, è bene che rimanga un tabù. La campagna pubblicitaria di Alibaba, invece, obbliga le vecchie generazioni a confrontarsi direttamente con quello che ancora ritengono un poblema. E, per il momento, il suo valore commerciale è completamente secondario a quello sociale: oggi a Pechino si parla di omossesualità. E perfino i media di stato sono costretti a titolare che le coppie cinesi gay si sposeranno, negli Stati Uniti.
Buon San Valentino. A tutt*