Schedare chi aveva deciso di comprare in edicola una copia commemorativa del Charlie Hebdo, alcuni giorni dopo le terribili vicende di Parigi che hanno visto due estremisti islamici uccidere 12 persone e decimare la redazione del magazine satirico francese, noto per aver ospitato in passato diverse vignette assai dure contro l’Islam. L’idea è venuta a un poliziotto inglese del Wiltshire, su stimolo del locale commissariato, e ha fatto scatenare le polemiche nel Regno Unito, dopo che il Guardian ha pubblicato una lettera di una signora 77enne, molto arrabbiata, il cui nome era appunto finito nel database delle forze dell’ordine. Ora la polizia del Wiltshire è stata costretta a porgere le sue scuse ufficiali. “In seguito agli incidenti del 7 gennaio – ha detto un portavoce del commissariato – la polizia del Wiltshire ha monitorato le tensioni nella comunità della nostra provincia. Come parte di questo lavoro, al team investigativo è stato chiesto di essere particolarmente attento alle edicole che hanno distribuito il Charlie Hebdo e di considerare questi negozi vulnerabili. Comunque ci scusiamo”.

Le vendite del Charlie Hebdo hanno avuto un grande successo nel Regno Unito e si sono registrate lunghe code alle edicole. Ma nessuno si aspettava a Corsham, tranquillo centro urbano, di essere schedato per il solo fatto di averne comprato una copia. In realtà l’azione della polizia ha portato all’identificazione di sole quattro persone. Ma, fra queste, anche Anne Keat, che ha poi scritto una lettera al quotidiano progressista londinese. “Due giorni dopo l’acquisto di Charlie Hebdo, un agente della polizia ha fatto visita all’edicolante, chiedendo il nome di chiunque avesse comprato il magazine. State attenti, la vostra campagna di diffusione delle spille in supporto della libertà giornalistica suggerisce un certo livello di precauzioni”. Dopo il polverone sollevato dal Guardian, la polizia ha comunque confermato di aver cancellato quei dati dal suo archivio. Rimane tuttavia nel Regno Unito lo sconcerto per un’azione giudicata da più quotidiani, nei loro editoriali, come “altamente inopportuna”.

La signora Keat ha poi ammesso allo stesso Guardian di aver pensato di essere stata vittima di uno scherzo, in quanto mai e poi mai avrebbe pensato di finire all’attenzione delle forze dell’ordine solo per la sua passione per le vignette satiriche. La polizia locale ha comunque aggiunto che “l’intenzione era puramente quella di rafforzare la sicurezza pubblica”, specificando che tuttavia l’agente in questione non andrà incontro a un’azione disciplinare. “Del resto da parte sua e nostra non c’era alcuna intenzione di inibire la circolazione di Charlie Hebdo”.

Dopo la vicenda, comunque, la quiete della cittadina di 12mila anime è stata turbata da giornalisti e troupe televisive interessate a quanto stesse accadendo fra quei boschi non lontani dalla località turistica di Bath, uno dei centri storici più visitati del Regno Unito. Una vicenda che ha richiamato alla memoria quanto succedeva nel Paese nell’immediato dopoguerra, quando chiunque leggesse stampa “socialista” o “comunista” (nel Paese le due parole sono spesso sovrapponibili) poteva essere segnalato alla polizia.

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