Quando legge quelle richieste di rimborso duplicate, e persino una sua firma, che ritiene “falsificata”, Riccardo Innocenti si convince: i suoi sospetti sono fondati. Lui, quei rimborsi, non li ha mai ricevuti. E allora: chi ha firmato al suo posto? E perché? Non si tratta di grandi cifre, parliamo di 300 euro circa, ma è la “prova” che cerca da tempo: Innocenti è socio del Soccorso alpino e speleologico del Lazio (Cnsas Lazio o Sasl), una struttura di volontariato del Club alpino italiano (Cai), articolato in associazioni regionali, che offre aiuto in caso d’infortunio nelle zone di montagna, e riceve ogni anno dalla Regione circa 50 mila euro di contributi pubblici. E per il volontario, nella gestione del Sasl, i conti non tornano: parla di “comportamenti opachi”, si rivolge agli organi interni, ma non ottiene i risultati sperati. Anzi. Viene cacciato.

È nel 2012 che Innocenti inizia a scrivere ai comitati centrali interni del Soccorso alpino, denunciando “una traslazione verso comportamenti opachi sul piano della rendicontazione contabile dei fondi pubblici e privati”. Ma è dopo la richiesta di accesso agli atti al dipartimento della Regione Lazio che eroga le somme al Soccorso alpino laziale che scopre, tra scontrini e fatture, la sua firma apocrifa su alcune delle spese rese. Le numerose segnalazioni si concludono sempre con un’archiviazione. E tra un’archiviazione e l’altra, Innocenti viene addirittura espulso dal Soccorso alpino.

“Ho trovato fatture rimborsate per un totale di 15 mila euro – spiega Innocenti – per materiale tecnico pagato da ciascun volontario che non aveva mai ricevuto alcun rimborso”. Non solo. L’ex socio nota che su alcune delle fatture emesse a suo nome era stata chiesta una doppia riscossione. Dal controllo dei documenti, scopre una galleria di espedienti per rendicontare spese effettuate, mentre – sostiene Innocenti – i soldi una volta incamerati, rimanevano nelle uniche disponibilità dei vertici della struttura regionale. Somme sulle quali il dipartimento della Regione Lazio, che controlla le spese dell’associazione, apponeva il proprio timbro. Controlli puramente formali – sostiene Innocenti – e a rafforzare la sua tesi c’è la scoperta di un rimborso di 2mila euro, intestato a una società privata di Telecomunicazioni e sicurezza, inserito insieme con le altre richieste del Soccorso alpino.

Il dito di Innocenti è puntato sulla gestione di Massimo Mari, presidente del Soccorso alpino regionale dal 2008 al 2012 e sul suo vice, Corrado Pesci, ora alla guida della struttura. In particolare, inquadra il periodo in cui Mari comunica, ai volontari, la sospensione dei rimborsi con il seguente motivo: la Regione non eroga più contributi. “Stupito dal perdurare negli anni della cronica assenza di finanziamenti – racconta Innocenti – mi attivai per capire quali fossero gli ostacoli, scoprendo presto che i soldi, nelle casse del Soccorso alpino, continuavano ad arrivare”. Per Innocenti è chiaro: “Con la modalità di chiedere il rimborso di spese sostenute da terzi soggetti si riescono a costituire notevoli provviste di somme contanti che sfuggono ad ogni controllo”.

Per il Sasl, le segnalazioni di Innocenti sono infondate. La documentazione che Innocenti ha raccolto negli anni è stata inviata anche alla Procura di Roma. Il presidente Pesci, contattato da IlFattoQuotidiano.it respinge le accuse di Innocenti e dichiara che il “Soccorso alpino è stato sottoposto a tutti i controlli degli organi disciplinari interni, a tutti i livelli di giudizio e che non sono stati rilevati illeciti sia nella mia gestione sia in quella di Massimo Mari”.

Ma vediamo l’elenco delle anomalie riscontrate dall’ex volontario. Spulciando tra le numerose fatture, Innocenti fa una scoperta singolare: il Soccorso alpino possiede una Smart. E così, un’auto pensata per il traffico nelle città, viene utilizzata da un Corpo che svolge la sua principale attività in montagna. Per rivestire la Smart, in uso quasi esclusivo del presidente Mari, sono stati spesi 1,2 mila euro per una livrea adesiva con i colori del soccorso alpino. E non s’è badato a spese – dice Innocenti – neanche per addobbare il resto del parco macchine a disposizione della struttura: in un anno sono stati spesi  6.800 euro. Si convince anche che i conti non tornano anche sull’acquisto di gadget, magliette e cappellini: tra il 2009 e il 2011, si registrano spese per 11 mila euro.

Nella lista delle spese, il socio Cai trova segnalata anche una motocicletta. In particolare scopre che l’assicurazione per la moto di un privato cittadino viene pagata con i soldi pubblici. La Regione Lazio consegna a Innocenti anche il rimborso di una polizza annuale per una Yamaha XT 600 di 245 euro.

Al Sasl è riconosciuta la natura giuridica di una Onlus e per questo può esserle devoluto il 5 per mille sulla dichiarazione dei redditi. Dal controllo dei bilanci, Innocenti rileva che le donazioni in questione non sono riportate. E anche sui versamenti per beneficienza rileva delle incongruità, sostenendo di avere diretta conoscenza di versamenti effettuati a titolo di beneficenza partiti dalla sede di Roma della Banca d’Italia. Si tratta di 8mila euro pervenuti tra il 2007 e il 2011.

Se da una parte, Innocenti afferma di non aver ricevuto alcuna restituzione delle spese anticipate, dall’altra sottolinea che, a richiedere rimborso spese sono sempre gli stessi. Dunque, su oltre 140 soci che ne hanno titolo, soltanto 30 risultano averne fatto richiesta. “Per esempio, afferma nella sua denuncia, in una delle sei stazioni del soccorso alpino del Lazio, per il 2011, il totale dei rimborsi spese sono intestati sempre alla stessa persona”.

Oltre ai rimborsi e ai metodi opachi denunciati, Innocenti annota anche un conflitto d’interessi, scaturito dalla convenzione tra il Sasl e il “Servizio 118” del Lazio che permette ai volontari del Soccorso Alpino di stare a bordo degli elicotteri utilizzati per le operazioni di elisoccorso. “Durante la presidenza Polverini, racconta l’ex volontario, venne affidato con un appalto pluriennale e milionario il servizio di elisoccorso alla Elitaliana spa, società che nello stesso periodo, assunse il presidente Mari, la stessa persona che aveva firmato la convenzione con il 118”.

Ciliegina sulla torta, Innocenti chiude il suo esposto segnalando un episodio del 2013. Durante la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale del Lazio, l’attuale presidente del Cnsas del Lazio, Corrado Pesci, con una mail, invita tutti i soci a partecipare a un evento a sostegno di un candidato dell’Udc, Francesco Carducci. Convoca i volontari a un “aperitivo rinforzato… l’invito è per tutti, famiglie, figli, nonni, amici e zii compresi”. Anche questo caso è, secondo Innocenti, da ascrivere tra le anomalie del Soccorso alpino, associazione apartitica e apolitica.
Riceviamo e pubblichiamo dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico

Gent.mo direttore Peter Gomez, in merito all’articolo “Soccorso alpino, volontario denuncia:“Comportamenti opachi sui rimborsi ” a firma di Loredana Di Cesare, pubblicato il 13 febbraio 2015 sulla versione online de il Fatto Quotidiano, sono a rendere noto che il sig. Riccardo Innocenti è stato espulso dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (CNSAS) in quanto mentre era in turno di reperibilità attiva si è assentato recandosi in altra città senza avvisare i vertici operativi del Soccorso alpino e speleologico del Lazio (SASL) del quale era volontario. In quella occasione tra l’altro, giunse una richiesta di soccorso che il SASL ha comunque risolto grazie alle procedure di ridondanza del servizio, ma l’assenza dell’Innocenti ha causato indubbiamente una grave anomalia. Anomalia che avrebbe potuto avere ripercussioni anche penali piuttosto importanti sui responsabili del servizio regionale Lazio. Questa è l’unica e sola ragione dell’espulsione. Nulla a che vedere con quanto riportato nell’articolo di Di Cesare, ovvero che il sig. Innocenti sarebbe stato ‘cacciato’ a causa delle sue rimostranze su presunti ‘comportamenti opachi’ da parte dei responsabili del SASL con la connivenza della Direzione nazionale. Comportamenti che, a seguito di verifiche interne immediatamente attivate proprio dalla Direzione nazionale del Soccorso alpino che ha affidato a soggetti terzi (estranei dunque al mondo del CNSAS e del CAI) la completa certificazione degli ultimi bilanci, si sono poi rivelati del tutto inesistenti. Come da voi peraltro correttamente riportato. Capisco che per il sig. Innocenti sia difficile assumersi la responsabilità dei propri errori – andarsene per i fatti propri durante un turno di guardia attiva senza avvisare i responsabili del soccorso – e ancor di più accettarne le conseguenze. Quando non lo si fa, si può facilmente cadere nella tentazione di trasformare la realtà per renderla più accettabile a sé stessi e agli altri. E invece che impegnare energie a riflettere ci si adopera in ogni modo per farla pagare ai nuovi nemici. E cosi il sig. Innocenti insiste a insinuare dubbi, ad accusare di opacità i vertici del SASL, del CNSAS, e, me lo lasci dire, in fondo anche del Club alpino italiano di cui il sig. Innocenzi è istruttore nazionale. Questo comportamento fatto di insinuazioni ricorda quello passato alle cronache come il ‘metodo Boffo’. Il CNSAS è un’associazione trasparente, fatta di donne e uomini perbene che rischiano la vita per prestare soccorso a persone in difficoltà. Il soccorso alpino è il primo a controllare sè stesso, ed è sempre aperto a ogni controllo degli organi preposti. Il nostro ufficio legale ha avuto mandato di tutelare il Corpo da eventuali danni morali e patrimoniali arrecati anche dalla condotta del sig. Innocenti. Infine, aggiungo un invito che Il Fatto Quotidiano potrebbe fare proprio e cioè raccontare un servizio che nel nostro strano Paese funziona e rimane un’eccellenza da sostenere e salvaguardare, e non limitarsi a  fustigare per abitudine, anche da parte della cronaca, sempre più avvezza a enfatizzare le negatività e non già le realtà positive. Credo che sia un buon servizio ai lettori/cittadini far conoscere anche la quotidianità dell’attività resa in modo continuativo dai volontari del Soccorso Alpino del Lazio e più genericamente di tutto il CNSAS. Un servizio pubblico reso a titolo gratuito, in modo silenzioso e assolutamente efficace. Basta guardare la nostra storia, i numeri e gli esiti degli interventi. Nel salutarla cordialmente, le sarei grato se la presente risposta potesse essere pubblicata già oggi.

Pier Giorgio Baldracco

Presidente Corpo Nazionale Soccorso

Alpino e Speleologico

Risponde Loredana Di Cesare

Le denunce di Riccardo Innocenti sulla gestione dei rimborsi del Soccorso alpino del Lazio iniziano il 30 gennaio 2012. La sua espulsione, da voi motivata con la sua mancata reperibilità, arriva sei mesi dopo, il 20 luglio 2012. Ma su questo procedimento, Innocenti ha presentato un atto di citazione presso il Tribunale ordinario di Roma che dovrà esprimersi nel merito. L’ex volontario cita il Cnsas, contestando l’espulsione e motivando la sua assenza dal servizio: sostiene che nello stesso giorno era impegnato quale ufficiale delle Forze armate italiane, in un’attività in ambito Nato a Motta di Livenza (TV) e che aveva comunicato al vice capo stazione di Roma e provincia del Soccorso alpino del Lazio. L’articolo, comunque, non era incentrato sulla sua espulsione, bensì sulla gestione dei rimborsi spese del vostro ente regionale per la quale Innocenti ha depositato un esposto in procura sulla cui fondatezza dovrà esprimersi la magistratura di Roma. 

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