«Altro che Aventino, vedranno i sorci verdi». Questa infelice espressione del capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati Renato Brunetta è stata usata ieri, a suggellare la dichiarazione di apertura di una fase di dura opposizione contro il governo.
Tuttavia, la nota animosità dell’ex ministro soi-disant moderato questa volta fa ricorso ad un’immagine inaccettabile, francamente ripugnante. Un simbolo tragicamente aggressivo, ferocemente guerriero. I “sorci verdi” erano bombardieri veloci, orgoglio del regime fascista italiano alla fine degli anni Trenta ed alle soglie della Seconda Guerra Mondiale.
L’ostentato modernismo del fascismo italiano, aveva portato il regime a puntare sull’”arma novissima”, l’aviazione, sia sul piano della ricerca tecnologica che su quello della propaganda bellicista di regime. Nel 1937 si sono costituiti i “sorci verdi”, gruppo di equipaggi, e dei loro aerei, che partecipano a gare aeronautiche e, all’inizio del 1938, realizzano un raid transoceanico unico per l’epoca. Il volo, che collega Guidonia (Roma) a Rio de Janeiro in 24 ore e 20 minuti effettive, con uno scalo di 15 ore a Dakar, è celebratissimo dal regime. Tutti gli organi di informazione esaltano l’impresa, non soltanto quale evento sportivo o testimonianza del progresso tecnico, ma per l’intrinseco significato bellicista e dimostrativo. I tre aerei della spedizione sono i “bombardieri veloci” S 79, trimotori Savoia Marchetti, utilizzati nella guerra di Spagna a fianco di Franco, gli equipaggi sono militari. Sono comandati rispettivamente dal colonnello Biseo, dal maggiore Moscatelli e dal tenente Mussolini. Il comandante della squadriglia, Biseo, è “aiutante di volo del Duce”, mentre il tenente Bruno Mussolini è il figlio non ancora ventenne del dittatore italiano. Anche questa partecipazione, enfatizzata dalla stampa fascista, vuole significare l’impegno bellico dell’intero regime. I “sorci verdi” sono tre topolini disegnati con stile fumettistico sulla fusoliera, “insegna strafottente e gaia”, come scrive l’”Illustrazione italiana” nei giorni dell’impresa.
L’esaltazione propagandistica dell’impresa è particolarmente densa di foschi significati. Innanzitutto, la propaganda si fonda sul successo tecnico ed industriale in materia di armamenti, materia tanto cara ai regimi fascisti, sempre aggressivi in politica estera. Inoltre, tale livello produttivo era ostentato in regime di isolamento commerciale nell’ambito della comunità internazionale. L’Italia era soggetta alle severe sanzioni deliberate dalla Società delle Nazioni in quanto paese aggressore dell’Etiopia, occupata con una guerra di conquista e di sterminio nel 1935-1936. L’isolamento, definito enfaticamente autarchia, è utilizzato dal fascismo per montare una politica estera vieppiù aggressiva, e una politica interna di contrazione della spesa per le necessità civili a favore della spesa militare. E’ noto che le misure non saranno sufficienti e che l’Italia entrerà nella seconda guerra mondiale con un esercito ed armamenti a dir poco inadeguati.
Infine, l’impresa dei “Sorci verdi” esalta il “genio italico”. Espressione che, lungi dall’essere un semplice espediente retorico, assume la sinistra luce di strumento di fondazione un razzismo di promozione di una presunta “razza” italiana, dopo che per anni il regime aveva educato i cittadini al razzismo verso gli africani e verso gli ebrei, ritenuti appartenenti a “razze” inferiori e pericolosi, e verso francesi e inglesi, stirpi più vicine a quella italiana, ma “degenerate” a causa della lunga abitudine alla democrazia.
L’anno della trasvolata dei “sorci verdi” è l’anno stesso della promulgazioni delle leggi “razziali” antiebraiche. L’esaltazione propagandistica dei “sorci verdi” si colora, dunque, non soltanto del bellicismo di regime, di una politica estera aggressiva, ma anche di toni razzistici, tragicamente conseguenti sia in politica estera che in politica interna. Il capo del regime Mussolini minacciava le democrazie europee, innanzitutto Inghilterra e Francia, di far loro “vedere i sorci verdi”, ovvero di inviare sui loro cieli i bombardieri italiani. L’Italia fascista, il 10 giugno aggrediva effettivamente una Francia ormai sconfitta, sul piano militare, dalle dilaganti forze della Germania di Hitler. Una decisione ritenuta vile già allora da una parte degli ufficiali italiani e della quale ancora oggi l’Italia democratica si vergogna.
Tali sono i motivi per i quali risulta particolarmente infelice la battuta di Brunetta. Tuttavia, poiché non vogliamo credere che un parlamentare ed ex Ministro della Repubblica volesse evocare minacce di guerra di epoca e ideologia fascista, siamo certi che porgerà le sue scuse al Paese.