Gnocca lo è sempre stata. Anche adesso che ha 48 anni. Ma ora mostra di essere anche controcorrente. Cindy Crawford, una delle top model cult degli anni ’80 ha deciso di posare in lingerie su Marie Claire US. La novità è che lo ha fatto senza ricorrere all’uso di Photoshop, mostrando il proprio corpo veramente nature e non solo senza veli.
E anche se per il 99% delle donne arrivare alla soglia dei cinquanta nella forma fisica di Cindy è impresa ardua, la foto in anteprima (il numero uscirà ad aprile ma uno scatto è già arrivato sui social) mostra le vere imperfezioni del corpo della modella.
❤️ “@AureliaCotta: Thanks @charleneWhite for Cindy Crawford’s real photo. Without photoshop. This means a lot to me. pic.twitter.com/MggZWJwtEd”
— Charlene White (@CharleneWhite) 14 Febbraio 2015
Udite, udite. Anche Cindy ha la cellulite!
Ovvio, tutte le donne del pianeta, chi più chi meno, hanno smagliature e cellulite (pure le atlete di alto livello) ma per precisi, sadici dettami del fashion e della moda, ce ne scordiamo. Masochisticamente ci convinciamo che esista davvero una categoria di donne baciate dalla fortuna, che con un semplice plin-plin si liberano di ogni ritenzione idrica. Quelle donne ci sorridono ammiccanti (e compiacenti col sistema) praticamente da ogni pagina di rivista che apriamo. Usare il foto-ritocco sulla modella è pratica ricorrente, anche su donne splendide, rischiando spesso il ridicolo con rifiniture assurde e innaturali che pure mia figlia di sei anni riconoscerebbe.
Ecco perché la campagna di Cindy, icona abituata a vivere del suo fisico e vanità, è una bella notizia da sponsorizzare e non far morire sul nascere come piccolo contentino. L’ideale impossibile di bellezza femminile esiste da tempo, il fisico delle Barbie – presente da oltre cinquant’anni sul mercato – ne è un esempio. Ma le Barbie non hanno mai creato complessi a nessuna bambina (sebbene vi siano movimenti che da decenni le boicottino), mentre sfogliare pagina su pagina di modelli irreali, sì.
Smembrare, dissezionare e ricostruire il corpo femminile tramite il computer, per renderlo magrissimo e inanimato è moralmente criminoso. Per una ragazzina che voglia inseguire quel tipo di forma è impossibile, perché falso. Falso come Renzi che lancia l’hashtag #enricostaisereno e poi lo pugnala alle spalle. E’ falso come Lance Armstrong che vince sette Tour de France spergiurando di essere pulito, salvo poi doparsi per anni e confessare last minute in mondovisione da Oprah.
Essere come quelle belle figurine è un sogno irraggiungibile, perché non esiste. E’ come trovare ‘l’Isola che non c’è‘ dentro Gardaland. O volersi iscrivere a un corso di magia a Hogwarts.
Ci siamo abituate a considerare, per spirito di emulazione verso un ideale fasullo, che i difetti sul nostro corpo sono marchi di infamia da nascondere, di cui vergognarci, quando invece fanno parte del bagaglio del quale la donna è stata dotata. E quando dopo ogni gravidanza, il fisico si modifica, anziché celebrarne la potente forza creatrice, si glorifica il ritorno alla forma ‘perfetta’ di Belen, Hunziker o qualche altra bellona da rotocalco.
La bellezza è quello che siamo. Ma quando è umana, è sublime.